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Era il 2011 quando, con due piccole associazioni genovesi, riuscimmo a creare una scuola primaria a Banganà. Dopo anni e varie vicissitudini, la scuola è ancora là e gli allievi pure.
Per una scuola così, diversa anche dalla maggior parte delle scuole dell’Africa rurale per via della particolarità degli allievi, tutti figli di allevatori nomadi, questo è già un successo. Ma resta una scuola fragile a causa del contesto geoclimatico, aggravato dal riscaldamento del pianeta, e dal disinteresse del governo per l’istruzione pubblica, soprattutto nei confronti di popolazioni nomadi.
In questi ultimi anni, la pandemia di Covid-19 e più recentemente una guerra inaspettata in Europa, hanno avuto e hanno tuttora conseguenze pesanti per l’economia e il benessere di tutti e questo influisce anche sulla solidarietà verso il prossimo, e ancora di più quando il prossimo è lontano e totalmente ignorato dai mass-media. Gli allievi di questa scuola sono davvero lontani da noi, ma hanno iniziato un percorso di emancipazione che può portare loro e il loro popolo verso condizioni migliori di vita senza dover abbandonare tutto e rischiare la vita, come avviene purtroppo per molti in Africa e altrove.
Per realizzare questo progetto abbiamo calcolato un budget di 2.835 € per coprire l'intero anno scolastico ed è questo l’obiettivo da raggiungere con questo crowdfunding.
Questo è il quinto crowdfunding che facciamo per questa scuola e per due volte la Provincia di Bolzano ha accordato contributi attraverso l’Associazione Donne Nissà di quella città. È una scuola che certamente raccoglie la simpatia di molti, ma resta e resterà probabilmente a lungo, una scuola fragile, che ha bisogno di un piccolo aiuto per continuare a funzionare bene e a crescere.
Questa scuola, che conta oggi 30 allievi distribuiti nelle diverse classi, a parte le mura e un insegnante, non ha praticamente nulla di quello che qui siamo abituati a trovare nelle scuole primarie e quindi i bisogni “permanenti” non mancano.
La supervisione del progetto è affidata a M. Hassan Aliou (al telefono nella foto), che è anche la persona di fiducia che riceverà i fondi inviati periodicamente per la realizzazione del progetto a Banganà e a Dakoro, d’accordo col COGES. M. Aliou svolge questo ruolo fin dalla creazione della scuola, nel 2011.
La mia relazione con l’accampamento di Banganà è di lunga data e nasce nel 2009, durante una missione a Dakoro per Medici Senza Frontiere. Da lì la creazione della scuola nel 2011 e il successivo sostegno.
Dopo tre anni di sostegno da parte dell’Associazione culturale Ghazala e della Compagnia per le V.E.L.E., la scuola è diventata pubblica e oggi continua ad esistere, seppure tra mille difficoltà. Innanzitutto quelle connesse con il clima "estremo" del Sahel (piogge scarsissime ed erratiche) aggravate dai cambiamenti climatici che rendono sempre più frequenti le siccità e sempre più difficile l'allevamento nomade di bovini, mezzo di sostentamento dei Wodaabe. Diventa quindi sempre più pressante l’aiuto alimentare per gli allievi. Vi sono poi quelle connesse con lo stato dell’istruzione pubblica nel Paese: carenza (o assenza) di strumenti d’apprendimento e insegnanti demotivati e spesso assenti, soprattutto in aree rurali remote come è il caso della scuola di Banganà.
Quello che non manca, invece, è la forte motivazione di buona parte delle famiglie e degli allievi, ed è questo che fa sì che la scuola ci sia ancora, dopo quasi undici anni. La scuola, infatti, è lo strumento con il quale la gente di Banganà vuole far contare di più i Wodaabe e i loro figli. Vogliono che arrivino un giorno a Niamey, la capitale, e raggiungano posti importanti per loro e per il loro popolo. Tra l’altro, in questa scuola le ragazze sono da sempre in maggioranza e sono le più determinate a continuare, nonostante le difficoltà.
La localizzazione del progetto
La Repubblica del Niger figura all’ultimo posto nella graduatoria dell’indice di sviluppo umano stilata annualmente dallo PNUD, il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo,
Come molti altri Stati africani, il Niger non beneficia se non marginalmente delle ricchezze naturali di cui dispone, da sempre l’uranio, di cui è uno dei maggiori produttori mondiali, e recentemente il petrolio. Entrambe queste risorse sono gestite da paesi stranieri, innanzitutto la Francia, l’ex-potenza coloniale. Nemmeno il grande afflusso di denaro europeo per contrastare il traffico migratorio ha migliorato la situazione, anzi ha provocato l’effetto contrario con l’aumento dei prezzi che ne è conseguito.
Inoltre, la localizzazione geografica del Niger lo rende particolarmente vulnerabile dal punto di vista alimentare: situato nel cuore del Sahel, beneficia nei tre quarti del suo territorio di piogge scarse, localizzate e imprevedibili, che ne fanno uno dei paesi in cui la malnutrizione dei bambini è endemica. La stagione secca dura nove mesi, da ottobre a giugno, e negli ultimi anni le stagioni piovose sono state quasi sempre al di sotto delle aspettative e delle necessità.
Se consideriamo l’estensione del territorio semi-desertico o desertico (Sahel desertico e Sahara) è facile intuire che sanità e istruzione, che già non sono una priorità per il governo, non raggiungono l’intera popolazione. Questo avviene anche perché il centro-nord del paese è abitato da popolazioni di allevatori nomadi, soprattutto Tuareg e Peul (il gruppo cui appartengono i Wodaabe di Banganà) che non sono presi in considerazione nell’allocazione delle risorse da parte del governo, così come in altri paesi del Sahel (Mali, ecc.).
Considerati inaffidabili e pericolosi dalle popolazioni sedentarie legate all’agricoltura che gestiscono ovunque il potere, gli allevatori nomadi vengono ignorati proprio con il pretesto che sono nomadi. La salute pubblica li ritiene irraggiungibili e non gestisce i pochi centri di salute esistenti e il governo non apre nuove scuole perché i figli degli allevatori non le frequenterebbero. La stessa scuola di Banganà ha potuto nascere solo grazie al sostegno per tre anni di due associazioni italiane fra le quali Ghazala, partner di questo progetto. Tutte le precedenti richieste degli abitanti erano state ignorate. Eppure la scuola funziona. L’anno scolastico coincide con la stagione secca e le famiglie si radunano intorno ai pozzi permanenti, fino alla stagione secca, quando si spostano 200 km più a nord dove si trovano i pascoli. All’apertura delle scuole, le piogge sono finite e tutti tornano a Banganà.
La scuola si trova in una regione che è oltre il limite delle coltivazioni, un limite stabilito dal governo per definire i confini tra zona agricola e zona pastorale e che si basa sulla piovosità annuale, che è qui inferiore a 250 mm. Come gli altri villaggi/accampamenti di allevatori nomadi della regione, anche Banganà deve la sua esistenza a un pozzo permanente che garantisce ai suoi abitanti la possibilità di passarvi l’intera stagione secca. Infatti, solo i ragazzi più grandi si spostano più a sud con le bestie (zebù e dromedari). Questo non evita però la malnutrizione endemica in tutta la regione che ha il suo picco alla fine della stagione secca, tra maggio e giugno. Per farvi fronte bisogna avere la possibilità di acquistare il miglio (la dieta principale) che inevitabilmente aumenta di prezzo nella stagione peggiore. Per avere questa possibilità, le madri di Banganà lasciano l’accampamento per uno-due mesi durante la stagione secca e si sparpagliano in tutta l’Africa occidentale (in Senegal, Mali, Burkina, fino nel sud della Nigeria e in Camerun) per vendere rimedi tradizionali a base di erbe per i quali sono molto rinomate. Sono le donne sposate a emigrare in quello che chiamano “exode”, portandosi con sé i bambini più piccoli. Le ragazze le sostituiscono nei lavori di casa.
A fine maggio, con l’arrivo delle prime piogge, le famiglie partono con il bestiame per i pascoli, 200 km più a nord, verso Agadez. A Banganà rimangono solo alcuni anziani e qualche mamma con bambini piccoli, oltre ad alcuni giovani per garantire la sicurezza. Ma in ottobre, con la fine delle piogge, sono tutti di ritorno, giusto in corrispondenza dell’inizio dell’anno scolastico, ed è proprio questo che ha permesso l’istituzione di una scuola.
Il villaggio/accampamento di Banganà si trova a tre ore di pista a nord della piccola cittadina di Dakoro (87.068 abitanti nel 2017, situata a circa 700 km dalla capitale, Niamey), nella Regione di Maradi. La pista che lo collega a Dakoro è in gran parte sabbiosa e quindi poco battuta. Rispetto ad altri accampamenti wodaabe dell’area, Banganà è piuttosto isolata e questo si riflette anche nella vita e nelle abitudini dei suoi abitanti. Questo isolamento ha escluso Banganà anche dal piccolo circuito di aiuti e appoggi che ha consentito ad altri villaggi della regione di avere una scuola diversi anni prima. A Banganà, al momento dell’istituzione della scuola, nessuno sapeva leggere o scrivere, né i bambini né gli adulti. Questo non facilita di certo avviare e gestire un progetto lì. Non poter contare su alcunché di scritto, né su uno scambio di e-mail rende tutto più “complicato”. Solo il cellulare consente di comunicare, ma anche in questo caso la comunicazione è solo verbale, perché nessuno degli adulti è in grado di leggere il testo di un messaggio. Le visite alla scuola, possibili e frequenti fino all’ottobre 2012, sono state sospese in seguito a un incidente grave: il sequestro di sei operatori umanitari nigerini e l’uccisione di uno di essi a Dakoro il 14 ottobre 2012.
Da allora la situazione della sicurezza nell’area non ha fatto che peggiorare. Oltre al pericolo costituito da organizzazioni islamiste maliane che rende praticamente impossibili le visite di stranieri senza una scorta armata imponente, il crescente banditismo locale rende la vita difficile anche ai Wodaabe. Sono infatti sempre più frequenti le imboscate ai mezzi di trasporto collettivo all’uscita dai villaggi nei giorni di mercato o sulle piste di notte.
In questo contesto, crediamo che continuare il nostro sostegno e investire, come vogliono fortemente i genitori degli allievi e gli allievi stessi, nella loro istruzione diventi estremamente importante.
Sono Francesco Sincich, antropologo per Medici Senza Frontiere (MSF) dal 2003 con numerose missioni di terreno in otto paesi africani e a Malta. Proprio durante una di queste missioni, nel 2009, in Niger, incontro per la prima volta le famiglie di allevatori nomadi wodaabe che poi continuerò a frequentare negli anni (o a seguire a distanza, quando non sarà più possibile fare altrimenti), fino ad oggi. Ho anche avuto il privilegio, visto che mi trovavo là, di partecipare all’istituzione della scuola di questo progetto.
In Italia, a Genova, faccio parte dell’Associazione Culturale Ghazala (www.ghazala.cloud) e sono nel direttivo dell’AAICA - Associazione Ambulatorio Internazionale ‘Città Aperta’ (https://cittaperta.jimdofree.com/), un’associazione che fornisce cure mediche di base a chi è escluso dal Servizio sanitario nazionale, come i migranti senza documenti. Mi occupo spesso d’immigrazione e sono socio dell’AFET – Aquilone (www.afetaquilone.org) un’organizzazione no-profit che favorisce l'incontro e la collaborazione tra le persone, le famiglie e le forze sociali, promuovendo la solidarietà nei confronti di tutti. Dal 2009 faccio anche film documentari e il primo, realizzato con un’equipe locale, è stato “Halima et Absatou”, un corto sul distanziamento delle nascite prodotto per un programma di salute materno-infantile di MSF in Niger. Dal successo del programma, risultò subito evidente l’efficacia di un messaggio veicolato con immagini in movimento e così ho continuato ad occuparmi di film con l’obiettivo di mostrare e far sentire persone e popolazioni che non trovano spazio o che, quando lo trovano, sono oggetto di stereotipi e cliché colonialisti. Un altro obiettivo, conseguente al primo, è quello di presentare le donne e soprattutto le giovani donne, le meno ascoltate, cercando di offrire il loro punto di vista sugli argomenti trattati. Il genere è quello dei film documentari o docufiction, perché all’interno c’è sempre una piccola storia, che serve a spiegare meglio l’argomento prescelto.
Comité de Gestion (COGES) de l’école primaire de Banganà. Presidente: Inye Yuguda, Banganà, Distretto di Bermo, Niger
Associazione Culturale Ghazala, Genova, http://www.ghazala.cloud
Paris Global Forum, Parigi, https://www.parisglobalforum.org
Donne Nissà, http://www.nissa.bz.it/
(per guardare il film clicca sul titolo in blu)
LOKKOL. La scuola. Alwasi e Aikije vanno (anche) a scuola . 2013, 51 min. Girato nel loro accampamento e nella loro zona di pascolo, 200 km più a nord, racconta la nascita della scuola e mostra la vita quotidiana e le feste tradizionali dei Wodaabe.
LOKKOL 2. Viaggio a Niamey . 2017, 42 min. Girato a Niamey, narra il viaggio di otto allievi, piccoli e grandi, dal deserto alla capitale.
TOBO. Quattro ragazze wodaabe a Niamey . 2018, 27 min. Tobo si impadronisce del racconto del viaggio e diventa la protagonista del film.
Aikije e Hassana parlano . 2019, 15 min. Le interviste “a distanza” alle due allieve più grandi che raccontano le difficoltà della scuola e delle ragazze a Banganà. Da due anni un nuovo insegnante ha ridato alla scuola la fiducia di allievi e genitori e così oggi l'intervista a Hassana non è più di attualità.
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) costituiscono una serie di 17 obiettivi concordati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Istruzione di qualità: garantire a tutti un'istruzione inclusiva e promuovere opportunità di apprendimento permanente eque e di qualità.
Parità di genere: raggiungere la parità di genere attraverso l'emancipazione delle donne e delle ragazze.
Ridurre le diseguaglianze: ridurre le disuguaglianze all'interno e tra i paesi;
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