Una campagna di
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2017: da sei anni la Siria è sotto il fuoco di una guerra devastante, che coinvolge l'intero scacchiere geopolitico mondiale e gli equilibri interni del Medioriente. Il governo di Assad, Stati Uniti, Russia, Iran, ISIS sono solo alcuni degli attori presenti in un conflitto che ha causato più di 350 mila morti (di cui poco meno di un terzo civili) e ha provocato la fuga di più di cinque milioni di persone.
Come spesso accade, i paesi limitrofi sono quelli che accolgono più emigrati. Questo conflitto non fa eccezione: Turchia, Libano e Giordania hanno accolto più del 90% dei profughi dal 2011 ad oggi. In Libano ci sono 200 rifugiati ogni mille abitanti; in Giordania il rapporto è di 100 a mille; l’Italia, per fare un paragone, accoglie un numero di migranti che è il 2,4 per mille del numero degli abitanti.
La Giordania, che confina a sud con la Siria, è per tradizione un paese ospitale. Dal secondo dopoguerra questo piccolo regno ha dato rifugio a profughi palestinesi, egiziani, iracheni; adesso anche ai siriani.
Mafraq dista poco più di 15 chilometri dal confine siriano, le guide turistiche la definiscono una “polverosa e congestionata città di frontiera”. A tredici chilometri sorge l'immenso campo profughi di Zaatari, aperto nel 2011 e diventato una città di ottantamila abitanti. Dal campo sono passate nel tempo tante famiglie, tante persone che hanno trovato poi una migliore sistemazione a Mafraq.
Il progetto nasce con l'obiettivo di raccontare le storie di fuga e di accoglienza di alcune di queste famiglie. Le loro testimonianze ci regalano un punto di vista reale di cosa sia stata la Primavera Araba, la guerra, le contraddizioni che un conflitto di tali dimensioni si porta sempre dietro. E di cosa sia l'accoglienza in un paese, la Giordania, che ha visto arrivare dal 2011 670 mila emigrati siriani; un paese dove, però, la lingua, la cultura e la religione sono patrimoni comuni a entrambe le popolazioni.
Yahia, Fatima, Ahmed, Ibrahim, Sali e Hassna ci hanno aperto le loro abitazioni per condividere l'esperienza dell'esilio e delle nuove vite che si sono dovuti costruire.
Tra Mafraq e la loro vera casa ci sono pochi chilometri, ma nel mezzo si alza un confine invalicabile. Quale sarà il loro futuro? E con quali occhi, con quali speranze lo stanno aspettando?
Abbiamo bisogno del sostegno di tutti per finanziare una mostra fotografica completa di:
- stampe fotografiche
- pannelli testuali
- postazioni multimediali
Nel caso che con i vostri contributi superassimo i 1500€, destineremo il surplus alle spese di stampa del libro "Al Mafraq: close to home".
Simone Margelli
Nato a Pistoia nel 1987. Fotografo Freelance e Perito Industriale. Ha studiato fotogiornalismo presso la Fondazione Studio Marangoni di Firenze, corso tenuto da Michele Borzoni e Simone Donati fotografi del Collettivo TerraProject. Nella fotografia documentaria e di reportage ha trovato modo di potersi esprimere in totale libertà per analizzare l’uomo e gli ambienti in cui vive. Svolge attualmente i suoi lavori tra Italia e Medioriente. Tra dicembre 2014 e gennaio 2015 ha realizzato un reportage sui centri di accoglienza per i richiedenti asilo in Italia chiamato “Take Refuge” in collaborazione con le cooperative “Co&So” e “Gruppo Incontro Cooperativa Sociale”. Successivamente è diventata una mostra con il patrocinio dell'UNHCR. Assieme all’associazione IVES è stato commissionato per “chi ha paura di omo?”, un progetto fotografico sulla lotta contro l’omotransfobia, inaugurata nel mese di maggio 2015 alla Biblioteca San Giorgio di Pistoia. Nel 2016 ha iniziato il progetto “Laura & Annalisa” dove racconta il rapporto di una madre con la figlia gravemente disabile. Attualmente è impegnato in Giordania con un lavoro sulla vita dei profughi siriani. E' stato insignito della menzione d'onore al Reporter Day 2017, manifestazione organizzata da “Gli Occhi della Guerra”.
Enrico Nardi
Nato a Pistoia nel 1991, laureato in Storia moderna, attualmente studia Scienze Storiche all'Università di Bologna. Il reportage "Al Mafraq: close to home" è il suo primo lavoro di giornalismo.
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