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La scelta dei territori nei quali insediare poli industriali rispondeva spesso più a logiche clientelari che di programmazione economica, funzionali al rafforzamento della struttura organizzativa ed elettorale del maggiore partito di governo. Inoltre, le cosiddette “cattedrali nel deserto” si rivelarono in molti casi «industrie ad alta intensità di capitale, non di lavoro, e come tali contribuivano ben poco a risolvere il cronico problema della disoccupazione meridionale».
Una vera e propria “autocolonizzazione”, di un “autosfruttamento” che ha assunto i caratteri classici della colonizzazione di altri paesi, solo rivolta al Mezzogiorno d'Italia: «in sostanza i meccanismi sono simili a quelli classicamente coloniali (sfruttamento selvaggio delle risorse umane, naturali ed economiche di un territorio da parte di una potenza straniera dominatrice), ma messi in opera da forze interne, che appartengono allo stesso Paese che si autosfrutta, in un contesto democratico».
Colonizzazione , ed è questo un termine che torna ripetutamente con i cittadini di Manfredonia e Porto Torres, dalle quali emergono a più riprese i concetti “siamo stati trattati da terzo mondo”, “siamo stati colonizzati”, privati di costruire uno sviluppo alternativo del proprio territorio, e impossibilitati a fronteggiare la sua devastazione.
Un modello di industrializzazione coerente con l'idea di uno sviluppo quantitativo, e non qualitativo, del livello di vita e dei consumi, che rispondeva alle dinamiche economiche, sociali e culturali proprie del cosiddetto miracolo economico italiano. Sono gli anni di quella che è stata definita “la scoperta della società industriale”, gli anni di una adesione entusiasta del popolo italiano al cambiamento dei consumi e dei costumi, della diffusione di beni fino a qualche anno prima neanche lontanamente accessibili, dalla automobile agli elettrodomestici, e del passaggio da una situazione di fame, malnutrizione, povertà, ad un periodo di benessere diffuso. Veicolato dai racconti sulla società industriale e moderna di coloro che emigravano al Nord o all'estero, e dai mezzi di comunicazione di massa, in primis la televisione, che generavano nuovi bisogni e aspettative di vita, l'immaginario collettivo delle comunità in quegli anni subì un profondo cambiamento.
RIMOZIONE DI STATO. Non la rimozione come meccanismo di difesa dei cittadini esposti ma la rimozione come negazione del riconoscimento del disastro da parte delle istituzioni.
INFORMAZIONE. Il diritto alla informazione che è stato calpestato a Manfredonia fin dal momento del disastro ma che le donne di Manfredonia sono state capaci di farsi riconoscere con la sentenza del tribunale di Strasburgo (corte europea dei diritti dell'uomo 1998) che condanna l'Italia.
RISCHI DELLA FABBRICA. La nocività in fabbrica e la riappropriazione della conoscenza sui rischi da parte di Nicola Lovecchio, vicenda esemplare ma conclusa con la sconfitta processuale (2007).
Ricostruire i disastri non paga in termini di audience e non attrae neppure consensi. Però è necessario per curare le ferite del Sud. Come per le terapie mediche, bisogna prima vedere il male, magari con una TAC, poi aprire la parte del corpo malata ed andare a toglierlo. Se il male non lo si guarda in faccia, difficilmente lo si potrà estirpare. Questo per me, che ho vissuto un pezzo piccolo di oltre mezzo secolo di storia industriale di Manfredonia, è necessario quando una comunità, o la parte di essa ancora viva, vuole cambiare rotta. Bisogna affidarsi ad un buon strumento diagnostico, in questo caso all'obiettivo di Massimiliano Mazzotta, che ha già esperienza di indagini ed anche a caro prezzo. Facciamoci questo film!
Il crowdfunding per realizzare il film Arsenichem serve a vincere la tentazione che spesso ci attanaglia quando ci sentiamo male ma non abbiamo il coraggio di fare gli esami che ci servono. Ognuno metta anche una piccola somma di denaro, quello che può, per realizzare questo film liberatorio.
Il Coordinamento Ambiente Salute Manfredonia è l'espressione collettiva, aperta e inclusiva con la quale i cittadini e le cittadine di Manfredonia partecipano in prima persona alla ricerca epidemiologica e ambientale, che è pertanto “ricerca partecipata”. Ha avuto un ruolo fondamentale nella stesura, insieme ai ricercatori della commissione, del Protocollo di ricerca e degli scenari relativi agli esiti della ricerca stessa, nell'organizzazione del confronto, passo dopo passo, sui risultati emersi dagli studi epidemiologici, ambientali, sociologici, e storici, nella promozione di eventi di condivisione di tali risultati con l'intera cittadinanza.
Maurizio Portaluri, medico, oncologo, che esercita come primario del reparto di Radioterapia Oncologica dell’Ospedale Perrino di Brindisi.
E’ ricercatore associato del Consiglio Nazionale delle Ricerche–Istituto di Fisiologia Clinica, Pisa, sezione di Lecce nell’ambito della oncologia, dell’organizzazione sanitaria, dei percorsi sociosanitari e dell’epidemiologia.
Nello svolgimento della sua professione medica ha fin dall’inizio profuso il suo impegno per i malati, non accontentandosi solo di curare il corpo, ma indagando le cause esogene che provocano la malattia neoplastica per contrastarle in tempo utile, cioè prima che la malattia stessa venga contratta. Il suo impegno sociale, ispirato al principio di giustizia, si è esplicato a vantaggio del popolo inquinato, in ambiente di vita e di lavoro; si è costruito sulle evidenze scientifiche e si è nutrito con i saperi di tutti, operai pazienti e semplici cittadini.
Il suo impegno civile lo ha portato a confrontarsi e scontrarsi con il potere economico di quelle grandi industrie che depredano e desertificano i territori. Egli ha posto al centro del suo agire la persona ed adottato come strumento di cambiamento la cultura e la documentazione. Con costanza partecipa al dibattito pubblico sui temi della giustizia ambientale e sociale. Il suo impegno ha favorito la nascita e la crescita di una consapevolezza rispetto alla necessità di difesa della vita e di riscatto degli svantaggiati e degli sfruttati.
Massimiliano Mazzotta Nato a Lecce il 27 Dicembre 1972, autodidatta, sin dall'età di 16 anni collabora con fotografi affermati nel campo della moda e della pubblicità. Con OIL, il suo primo lungometraggio, ha vinto il premio come miglior documentario italiano e la menzione speciale di Legambiente al CinemAmbiente 2009. Con Oil Massimiliano Mazzotta ha subìto due denunce da parte della famiglia Moratti, con le quali veniva diffidato dal proiettare il film. Diffide risoltesi, comunque, in un niente di fatto visto che il Garante della Privacy ha definito il film di “interesse nazionale”. Dal 2014 è direttore artistico di LIFE AFTER OIL International Film Festival che si svolge in Sardegna ed è giunto alla quarta edizione.
Regia e montaggio: Massimiliano Mazzotta
Fotografia: Marco Piras e Massimiliano Mazzotta
Musiche: Giancarlo Murranca e Riccardo Albuzzi
Voce fuori campo: Mauro Negri
Compositing: Riccardo Russi
Produzione: Epidemiologia e Prevenzione, Life After Oil Associazione Culturale e Medicina Democratica
Produzione: arsenichem@gmail.com
Ufficio Stampa: Eugenia Da Bove
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