Una campagna di
Giulia AngeloniContattiInserisci il tuo indirizzo email: ti invieremo una nuova password, che potrai cambiare dopo il primo accesso.
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IL PROGETTO
Che si trovino male è uno spettacolo dalla drammaturgia inedita, che cerca di indagare le tematiche dell’educazione e della scuola. Qualsiasi proposta pedagogica porta con sé un'idea di cittadino futuro, quindi una visione del mondo. Parlare di educazione apre ad una riflessione su come vogliamo immaginare il nostro futuro e su come finora è stato immaginato per noi.
Il lavoro parte da due anni di indagine sul campo nel tentativo di raccogliere storie e memorie di maestri coraggiosi che hanno sperimentato modi diversi di fare scuola, guidati da visioni forti, e si interessa ad alcune esperienze relative agli anni sessanta e settanta, in particolare al Movimento di Cooperazione Educativa e all’operato di alcuni educatori - come Mario Lodi, Alberto Manzi, Albino Bernardini, Bruno Ciari, Nora Giacobini, Carla Melazzini, Lorenzo Milani, Roberto Sardelli - ma anche a ciò che accade oggi: sperimentazioni pedagogiche attuali, esperienze di educazione mutualistica, scuole popolari, scuole di seconda occasione.
Da questo incrocio di sguardi è nato un racconto di finzione, fortemente radicato nella concretezza delle esperienze raccolte.
LA STORIA
Roma anni ’60. Lara Ledda è una giovane maestra appena arrivata dalla Sardegna che si ritrova ad insegnare in una classe di borgata. Nel villaggio di baracche, dove va a cercare le bambine che non si presentano in classe, Lara scopre un’umanità di immigrati, prostitute, travestiti.
Lì conosce Esterina che ha undici anni e dice di avere un fratello sassofonista di cui parla continuamente anche se nessuno le crede mai, o Paola che è da quando aveva otto anni che suo padre le ha insegnato a rubare, oppure Ortensia che ha una sorella zoppa ma bellissima che canta nelle osterie e si dice faccia sparire la gente.
Con loro Lara si trova a sperimentare un nuovo modo di fare scuola in cui lo scambio e l’apprendimento sono reciproci, in cui ognuno impara a trovare le parole per dare forma al proprio pensiero e attraverso cui le alunne, dal sentirsi gli scarti di una scuola e di una società che le rifiuta, intraprendono pian piano un percorso verso la consapevolezza e la dignità.
LA TEMATICA
Che si trovino male è la storia di una giovane donna che trovandosi a dover fare i conti con la condizione di fragilità delle sue alunne si trova a fare delle scoperte pedagogiche e personali. Non è un caso che le grandi innovazioni della pedagogia siano venute, quasi sempre, da donne e uomini che hanno affrontato in vari modi le questioni della fragilità o della diversità.
Così anche Lara si rende conto che le ragazzine della sua classe non hanno nulla che non vada bene. E’ la scuola che, pensata per rivolgersi a bambini borghesi e senza troppi problemi, le ignora e le destina all’abbandono scolastico, allo stesso modo in cui le istituzioni cittadine ignorano e confinano ai propri margini le loro famiglie, arrivate migranti da ogni parte d’Italia.
Così Lara invece di adeguare le bambine ad una scuola che non ha attenzione per loro, propone piuttosto un nuovo modo di fare scuola. E’ un’impresa che però la costringe a scontrarsi con un’istituzione rigida e per nulla incline a mettersi in discussione e che le richiede prove personali sempre più alte, in cui ideale e spinta all’azione dovranno fare i conti con le difficoltà, i cedimenti, le paure che ci rendono umani e non sempre eroici.
E’ una storia che parla di memoria ma anche di futuro e di utopie, tentando però di farlo non attraverso una vicenda esemplare, ma attraverso lo sguardo di storie minori, personali e soggettive.
PERCHE’ SOSTENERCI
Crediamo che proprio oggi sia necessario riflettere sulla possibilità di mettere in discussione l’esistente e immaginare nuovi mondi possibili. L’educazione che una comunità sceglie per i suoi cittadini più giovani è strettamente collegata all’idea di mondo che cerca di mettere in pratica.
Questo progetto per essere portato a compimento ha bisogno di: drammaturgia, regia, attori, scenografia, costumi, musiche, grafica, tecnica video e luci. Abbiamo bisogno del vostro aiuto per portare a compimento questo progetto dal carattere ambizioso e per sostenere il costo delle nostre idee. In un momento storico come questo è importante sostenere la cultura e i progetti indipendenti, nati dal basso, che caratterizzano la ricchezza del nostro territorio.
E poi perchè mettiamo a disposizione dei fantastici premi!
COS’HA DI SPECIALE QUESTO PROGETTO
Il nostro spettacolo mescola la dimensione del racconto orale ad un’estetica che guarda al mondo del teatro di figura. L’atmosfera richiama l’essere immersi all’interno della memoria, dove dal buio possono emergere immagini, parole o percezioni sensoriali. Per far questo ci serviremo di video- animazioni create apposta per lo spettacolo, fondendo così narrazione e immagini in unicum particolare e suggestivo. In scena la protagonista sarà accompagnata da una figura invisibile, una sorta di presenza-assenza che ha lo scopo di colmare i suoi stati emotivi, enfatizzare le atmosfere e dare allo spettatore la sensazione di essere sempre circondato e accompagnato da qualcuno che la vista non vede ma i sensi percepiscono.
Abbiamo deciso di utilizzare questo linguaggio per mettere in luce un aspetto del testo per noi centrale: Esterina, una delle protagoniste del racconto, dice di avere un fratello musicista appartenente al mondo del circo, con cui si confida. E’ il suo punto di riferimento, la sua speranza per un futuro migliore.
Nessuno però l’ha mai visto ed effettivamente non si sa se esista né se sia davvero esistito. Ma questo ad Esterina non interessa, perché il solo fatto di credere in qualcuno per lei è utile per avere speranza, per crearsi la possibilità di qualcosa d’importante. Il fine dunque giustifica i mezzi? Da qui nasce l’idea di immergere tutto il pubblico in una dimensione di mistero e di curiosità: quante persone effettivamente ci saranno in scena? E’ finzione o realtà quello che sto guardando? Non è importante, dal momento che se lo posso immaginare allora questo getta le prime basi per una futura esistenza.
In ciò che raccontiamo c’è forse un pensiero utopico ma l’utopia è la base del cambiamento. L’utopia è immaginare ciò che ancora non esiste ma che potrebbe un giorno esistere. Etimologicamente la parola utopia deriva dal greco οὐ ("non") e τόπος ("luogo") e significa "non-luogo". Ecco perché la scelta dell’ambientazione in un non luogo dove nulla ancora esiste ma potrebbe esistere.
La nostra è una storia che affronta con ironia e leggerezza un momento fondamentale per la vita di qualsiasi persona: la scuola. Che senso ha il mio essere a scuola? A che cosa mi serve essere lì, in quel luogo? Domandarsi il ruolo che dovrebbe avere la scuola sulle donne e sugli uomini di domani pensiamo sia un gesto fondamentale per costruire una società più giusta e equilibrata, una società che impari ad accettare le differenze e le specificità di ognuno di noi.
IL BUDGET
Una produzione come questa ha bisogno di risorse per poter essere realizzata. Stiamo tutti investendo tempo, energia e speranze in questa idea perché pensiamo possa essere importante per il pubblico che lo verrà a vedere. Per questo puoi fare la differenza tu supportandoci.
In particolare pensiamo di sostenere con queste donazioni i seguenti costi: scenografia, illustrazioni e video-animazione, musiche originali e costumi.
In questo momento stiamo andando avanti senza sostegno economico, se ci aiuterai a superare la soglia ci stai aiutando anche a pagare, oltre alle spese vive, il lavoro di artisti e maestranze.
CHI HA GIA’ CREDUTO NEL PROGETTO
Progetto finalista al Premio Lidia Petroni 2018 – Residenza Idra
Progetto vincitore del premio offerto dal Centro di Residenza Multidisciplinare della Regione Lazio e Periferie Artistiche, con il sostegno del MIBAC, presso il Concorso Giovani Realtà di Udine 2018
Residenza artistica presso Proxima Res di Milano
Residenza artistica presso il Teatro Bellarte di Torino gestito dalla compagnia Tedacà
TEAM
Regia: Francesca Cassottana
Autrice e attrice: Giulia Angeloni
Musicista: Roberto Di Bitonto
Scenografo e light designer: Andrea Gagliotta
Visual designer: Kamilla Lucarelli
Costumi: Alice Delfino
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) costituiscono una serie di 17 obiettivi concordati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Istruzione di qualità: garantire a tutti un'istruzione inclusiva e promuovere opportunità di apprendimento permanente eque e di qualità.
Buona occupazione e crescita economica: promuovere una crescita economica inclusiva, sostenuta e sostenibile, un'occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti.
Ridurre le diseguaglianze: ridurre le disuguaglianze all'interno e tra i paesi;
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