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L’ictus cerebrale (o stroke in Inglese) è la prima causa di disabilità nel mondo. Lo sapevi?
L’ictus è un danno che colpisce il cervello, un vero inaspettato tsunami. I cambiamenti causati dall’episodio neurologico possono riguardare il movimento, la vista, il linguaggio, la memoria, l'attenzione, l’umore, i comportamenti ed il ruolo sociale di una persona. L'ictus è un problema di rilievo sociale ed uno dei più gravi problemi sanitari e assistenziali.
In generale i cambiamenti non riguardano solamente la persona che è stata colpita, ma coinvolgono l’insieme delle sue relazioni significative. Il bisogno di aiuto può diventare significativo durante la fase cronica dell’iter riabilitativo quando il paziente torna nell’ambiente domestico e può richiedere una più ampia ri-organizzazione di vita. Di solito questo aiuto è fornito dal familiare più vicino come un coniuge o un figlio che vive con la persona che ha avuto l’ictus, definiti altresì donatori di cura o caregiver. In Italia sono 7 milioni i caregiver, il 60% di questi sono donne. Il donatore di cure o caregiver tende a trascurare la propria salute, eppure prendersi cura dei pazienti colpiti da ictus può influenzare diversi aspetti oggettivi e soggettivi della vita del caregiver: la salute fisica, la salute emotiva, la vita lavorativa, gli aspetti economici, la mobilità sociale, le relazioni interpersonali e la vita sessuale. Gli studi scientifci sulle conseguenze psicologiche del donare cura ai pazienti con ictus riportano che i caregiver vivono l’esperienza di disabilità del caro con un livello elevato di sintomi ansiosi e depressivi che oscillano tra il 17 e il 50% (Wan-Fei 2017; Suh, 2005; Berg, 2005).
Noi della Cooperativa CIRP- Creare Integrazione Resilienza e Possibilità siamo un' equipe multidisciplinare che lavora da anni sul terrirorio torinese. Chi ci conosce lo sa: condividiamo una cultura basata sul rispetto e sull’attenzione verso il prossimo. La relazione con l’altro, per noi è anche uno strumento di lavoro per questo incontriamo ogni persona e ogni famiglia per trasformare il “non posso più fare” in “cosa posso ancora fare”. Desideriamo realizzare questo progetto attraverso il coinvolgimento in gruppo dei donatori di cura, mediante la facilitazione di una psicoterapeuta, insegnante di Mindfulness (la vedi in video!). Il nostro proposito è dare spazio ai bisogni dei familiari attivando un gruppo di terapia seguito da una professionista esperta. Nel e col gruppo si esplorano le difficoltà dei caregiver, si riconoscono le risorse a cui si può accedere e si apprende uno strumento che permetta di so-stare nella fatica del prendersi cura. Lo strumento è la mindfulness, traducibile in italiano come piena consapevolezza mentale. La mindfulness è un'esperienza meditativa che consente di raggiungere un atteggiamento non giudicante verso il momento presente. Questa pratica studiata scientificamente è stata "importatata" in psicoterapia per ridurre sintomi ansiosi e depressivi e ampliare la consapevolezza mente-corpo.
I fondi sono ripartiti in questo modo:
Beni/attrezzature: 100 euro (tappetini e spazio)
Personale/ prestazioni: 2900 euro divisi tra:
Perchè una parte del finanziamento sarà destinato alla ricerca scientifica? Perchè vogliamo capire se è efficace come ogni intervento del nostro modello CIRP. Per questo impiegheremo dei test validati e strandardizzati per valutare l' ansia (State-Trait Anxiety Inventory (STAI- X1, X2), il livello di depressione (Beck depression Scale- BECK’S), il peso assistenziale percepito (Caregiver Burden Inventory- CBI), lo stress percepito (Scala dello stress percepito- SSP), le strategie di gestione delle difficoltà (Coping Orientation to the Problems Experienced (COPE-NVI), le dimensioni della mindfulness (Italian five facet mindfulness questionnaire (IFFMQ).Ci impegneremo ad analizzare i dati attraverso software ad hoc e pubblicare i risultati per renderlo replicabile in altre realtà.
"Perchè la pratica di Mindfulness per i caregiver? Il donatore di cure vive l'esperienza di disabilità del proprio caro con stress, ansia e sintomi depressivi. Imparare a stare nel qui e ora, allenarsi a porre attenzione al momento presente, ad essere realmente in ciò che si sta vivendo, permette al caregiver di non venirne sopraffatto, di essere presente e lucido nel gestire la situazione, di partecipare in modo attivo al cambiamento!"
(Maristella Crielesi, psicoterapeuta e insegnante Mindfulness della CIRP)
Gli studi scientifici suggeriscono che l’addestramento con i protocolli di mindfulness per ridurre lo stress, definiti "Mindfulness-based Stress Reduction" (MBSR), aiuta a coltivare una modalità di relazione meno centrata verso l’esperienza dolorosa, ad accorgersi e disattivare in modo intenzionale gli automatismi di pensieri, emozioni e stati dolorosi a lasciar andare i pensieri che ritornano e ci fanno male. Gli studi scientifici ci riportano anche che questo tipo di protocollo di mindfulness ha un impatto positivo non solo sul benessere della persona ma persino sulla forma e la connettività tra aree del cervello e sulle reazioni del sistema immunitario riducendo la reazione infiammatoria post-stress.
Credono in noi il Comune di Torino e l'European Crowdfunding Center (ECC) che ci hanno seguiti e sostenuti dall'inizio. Credono in noi le persone che ci conoscono e i caregiver che ci hanno raccontato le loro esperienze e fatiche.
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) costituiscono una serie di 17 obiettivi concordati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Buona salute: garantire una vita sana e promuovere il benessere di tutti a tutte le età.
Ridurre le diseguaglianze: ridurre le disuguaglianze all'interno e tra i paesi;
Città e comunità sostenibili:creare città sostenibili e insediamenti umani che siano inclusivi, sicuri e solidi.
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