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Maria Novella De LucaContattiInserisci il tuo indirizzo email: ti invieremo una nuova password, che potrai cambiare dopo il primo accesso.
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Claudia, Luciano, Serena, Osvaldo, Andrea. Nomi di donne, uomini, bambini, cittadini italiani che dal nord al sud della penisola vorrebbero potersi curare legalmente con la cannabis. Sclerosi multipla, cancro, malattie rare, terapie del dolore: ognuno di loro ci ha raccontato la sua storia fatta di sofferenza, ma anche di frustrazione. Quello che chiedono è una migliore qualità della vita, una riduzione dei danni collaterali dovuti a farmaci e terapie devastanti per il fisico, l’evitare la dipendenza da farmaci paradossalmente facilissimi da ottenere come la morfina e gli oppiacei: in poche parole chiedono di avere la possibilità di condurre una vita normale o almeno migliore.
“Quando un dottore non ha una risposta, c’è la morfina”, dice Osvaldo. “Con la cannabis, la mia bambina è più presente e partecipe”, spiega la mamma di Serena. “Voglio curarmi evitando la dipendenza. La cannabis mi fa stare meglio, mi aiuta con nausea e vomito e mi fa dormire la notte”, racconta Claudia.
Oltre al racconto dell’utilizzo della cannabis terapeutica e al quadro legale di riferimento, questo reportage vuole raccontare la storia dei malati, persone come noi, che vogliono uscire allo scoperto. Tramite foto-ritratti e immagini della vita quotidiana, i lettori potranno capire chi sono i malati che vogliono utilizzare la cannabis, perché la vogliono utilizzare e quali sono i problemi da affrontare per poterla usare come terapia medica dovuti a disinformazione e burocrazia.
L'uso medico della cannabis (canapa) e dei suoi componenti (detti cannabinoidi, come il THC) ha una storia millenaria condivisa da molte culture nel mondo. Nella medicina moderna piuttosto che la combustione e l'inalazione della pianta essiccata si utilizzano farmaci a base di fitocannabinoidi o di cannabinoidi sintetici, su cui vengono effettuati tutti i moderni studi scientifici.
Con la proibizione della pianta la diffusione della cannabis come rimedio farmacologico è decisamente diminuita nel giro degli ultimi 60, 70 anni. Tuttavia la pianta torna oggi ad essere usata nel trattamento di alcune patologie, ad esempio per ridurre la nausea dovuta a chemioterapia, in malati di Aids, per trattare il dolore e la spasticità muscolare, per la sclerosi multipla ed altre patologie. In Italia l’utilizzo di farmaci cannabinoidi per alcune di queste patologie è consentito dal 2007 ma ancora solo pochi pazienti possono farvi ricorso a causa della lenta procedura necessaria che implica una serie di passaggi burocratici e costi elevati. Attualmente le regioni che hanno introdotto provvedimenti riguardanti l’utilizzo di medicinali a base di cannabis sono 9: Puglia, Toscana, Veneto, Liguria, Marche, Friuli, Abruzzo, Sicilia e Umbria. Il Ministero della Salute lo scorso 9 novembre 2015 ha emanato un Decreto, diventato legge dello Stato e pubblicato sulla G.U. 279 del 30/11/2015, per regolamentare la coltivazione e l'utilizzo terapeutico della Cannabis delegando le Regioni e le Provincie Autonome alla definizione delle richieste sulla base dei fabbisogni locali.
La cannabis può essere somministrata in vari modi: tramite vaporizzazione o combustione delle infiorescenze essiccate, estratti di vario genere, oppure in capsule. Farmaci a base di cannabinoidi sono disponibili in alcuni paesi dietro prescrizione medica (come il dronabinol, disponibile negli Stati Uniti e in Canada o il nabilone, disponibile in Canada, Messico, Regno Unito, Stati Uniti, ma anche in Italia per alcune terapie - soprattutto nel recupero da tossicodipendenze). Se l'uso a scopo ricreativo resta illegale in molte parti del mondo, l'uso medico della cannabis è ormai completamente o quasi completamente legale in alcuni paesi europei, tra cui Austria, Canada, Finlandia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna. Negli Stati Uniti il commercio (sia vendita che acquisto) di cannabis per qualsiasi scopo è reato federale, mentre è legale la produzione per utilizzo personale in 20 Stati e nel District of Columbia.
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