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I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. Questo quanto è scritto nella nostra Costituzione del 1948, all’articolo 34.
All’articolo 3 la Costituzione precisa: È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana.
È ANCORA VERO?
D’Istruzione pubblica è il terzo capitolo della trilogia sul neoliberismo, dopo PIIGS (sulle tragiche conseguenze dell’austerità nel welfare) e C’era una volta in Italia – Giacarta sta arrivando (sulla desertificazione della sanità pubblica).
Stavolta il film vuole denunciare il graduale e letale processo di smantellamento dell’istruzione pubblica che, insieme alla sanità pubblica e universale, è uno dei pilastri di qualunque società che voglia dirsi civile e democratica.
Per essere certi di essere liberi da censure preventive abbiamo sempre inseguito, e trovato, il giusto equilibrio tra budget e indipendenza. Uno dei modi migliori per mantenere questa libertà è quello di chiedere anche a voi un supporto.
Lo stile narrativo e stilistico del film riprodurrà quello dei nostri documentari precedenti: il doppio binario micro e macro, noi e loro, il piccolo e il grande.
Stiamo cercando una storia emotivamente forte, simbolica e universale che sia in grado di risuonare con la riflessione degli esperti e così dimostrare per l’ennesima volta quanto le scelte fatte ai piani alti abbiano drammatiche conseguenze dirette sulla nostra vita quotidiana.
Quello alla scuola pubblica è un attacco che viene da lontano, da quando le riforme degli ultimi decenni – trasversali a qualunque partito – hanno aziendalizzato la scuola e l’università aprendo all’intervento dei privati e trasformando l’insegnamento in mero esercizio burocratico.
La scuola è diventata virtualmente una sorta di mercato dell’istruzione, dal momento che solo un adeguato numero di iscritti garantisce la sopravvivenza dell’istituto stesso e un adeguato flusso di finanziamenti aggiuntivi.
Per trasformare noi cittadini in clienti di servizi che una volta erano gratuiti, il neoliberismo doveva partire dalle fondamenta, cioè gli anni della nostra formazione, nei quali non abbiamo ancora sviluppato le “difese immunitarie” contro il virus della mercificazione delle nostre esistenze.
Nel particolare, gli obiettivi sono: profonda diseducazione verso il basso e omogeneizzazione culturale; strappare alle famiglie il loro ruolo educativo; diserbare il campo perché non vi cresca più il pensiero critico.
Secondo Ernesto Galli Della Loggia, grazie alla sua scuola l’Italia del Novecento, partita da condizioni miserabili, arrivò a essere tra le principali economie del mondo. Oggi quella stessa scuola è lo specchio del declino del paese. Abbandonata dalla politica con la scusa dell’”autonomia”, essa appare sempre più dominata dal conformismo intellettuale, da un’inconcludente smania di novità e da un burocratismo soffocante che ne stanno decretando la definitiva irrilevanza sociale.
In Italia, nel 2018 si sono verificati alti tassi di dispersione scolastica, variabili tra il 18 e il 26%. In pericoloso aumento rispetto agli anni precedenti.
Ma quando è iniziato il declino, e CHI lo ha iniziato? A chi conosce i nostri film precedenti la risposta potrà far sorridere perché è sempre la stessa: negli anni ‘90, con la legge Bassanini – un uomo di centrosinistra – sull’autonomia scolastica. Una legge di natura sovranazionale di matrice europea che, secondo Della Loggia, serve a mascherare l’impotenza e la rinuncia della politica e l’abbandono della scuola a se stessa. Bassanini è anche l’autore della riforma del Titolo V del 2001, sempre sotto un governo di centrosinistra: l’inizio dell’attacco a un altro, fondamentale, articolo della Costituzione, il 5: “L’italia è una Repubblica Unica e indivisibile”. Attacco compiutamente raggiunto, in questi mesi, con l’Autonomia Differenziata: ciclopica, definitiva mannaia, sull’Unità d’Italia.
Ovviamente, cercheremo anche di indagare sulle motivazioni e le conseguenze della chiusura delle scuole durante la pandemia, che secondo gli studi più autorevoli ha comportato un tragico aumento di ricoveri per patologie psichiatriche negli studenti.
Una breve ricapitolazione delle riforme che hanno portato alla distruzione dell’istruzione pubblica mostra che questa distruzione è molto simile a quella che abbiamo descritto nel nostro film sulla sanità:
Riforma Berlinguer del 1997-1999 (governo Prodi): appiattita sul dettato mercantilista di Maastricht: aziendalizzazione del sapere; equiparazione fra scuola statale e paritaria; trasformazione dei “presidi” in “dirigenti scolastici”.
Riforma Moratti del 2003 (governo Berlusconi): si apre alle scuole private in nome del concetto di libertà di scelta e dunque di parità pubblico-privato. Il completamento si ha con la riforma Gelmini del 2008-2010 (governo Berlusconi) con ulteriori tagli ai finanziamenti per l'istruzione pubblica, difesi addirittura dal presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano.
La riforma cosiddetta ironicamente della “Buona Scuola”, 2015, governo Renzi: viene portata a termine l’autonomia scolastica; nasce l’alternanza scuola/lavoro; si afferma definitivamente l’aziendalismo; vengono regalati ulteriori sgravi alle scuole paritarie.
Infine, per quanto riguarda esclusivamente l’università, afferma Andrea Zhok che “la dinamica non è dissimile da quella che è stata applicata in altri ambiti. L’esito fatale di tutte le ‘riforme’ è sempre stata quello di peggiorare il servizio e demotivare la docenza. In questa atmosfera delirante, studiare e insegnare sono divenuti sempre più aspetti marginali.”
Questi sono alcuni dei nomi, come sempre anche di rilievo internazionale, che vorremmo contattare. Perché il problema della scuola pubblica non è solo italiano. Negli USA per esempio, Matt Damon (Bourne Identity), insieme a una nutrita schiera di altri intellettuali e letterati “di sinistra”, ha attaccato la riforma di Barak Obama del 2012 (Common Core) attirandosi strali sia da destra che da sinistra.
Elio Germano – attore; Alessia Magnapane – docente; Elisabetta Frezza – avvocato, esperta di scuola; Giorgio Agamben – filosofo; Byung-chul Han – filosofo; Miguel Benasayag – filosofo, psicanalista; Ha-Joon Chang – economista; Clara E. Mattei – economista; Massimo Villone – prof emerito diritto costituzionale Federico II; Tomaso Montanari - storico dell'arte, saggista e docente universitario; Alessandro Barbero storico e scrittore; Andrea Zhok – docente universitario; Ernesto Galli Della Loggia – storico; Matt Damon – attore; Moni Ovadia - attore, scrittore.
Federico Greco e Mirko Melchiorre iniziano la loro collaborazione nel 2016, quando realizzano insieme a Adriano Cutraro il film documentario Piigs, un vero e proprio caso cinematografico, partito dal basso e arrivato a centinaia di proiezioni in tutta Italia prima di essere trasmesso da Rai e da tv estere.
Federico è anche autore e montatore, nonchè regista di lungometraggi e documentari premiati nei maggiori festival come: Stanley and Us, (documentario su Stanley Kubrick per RaiSat Cinema); Il mistero di Lovecraft (lungometraggio horror, Rarovideo, 01 Distribution, Paramount). Mirko ha una forte esperienza sui set cinematografici e ha inoltre diretto documentari (All'ombra del gigante, premio della critica al festival De Baggis, selezione ufficiale Taormina Film Fest) e docuserie per reti televisive nazionali. Il loro percorso è continuato con il film documentario 'C'era una volta in Italia - Giacarta sta arrivando', con Roger Waters, Ken Loach, Gino Strada, Vittorio Agnoletto, ancora in sala dopo oltre 100 proiezioni.
Al momento, insieme a Alessandro Pezza (produttore), sono il cuore della società di produzione indipendente Studiozabalik.
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Solo grazie al tuo sostegno riusciremo anche stavolta a realizzare il film che nessuno vuole realizzare e nel modo in cui nessuno vuole realizzarlo.
Siamo aperti anche alle vostre segnalazioni, che potete inviare qui: distruzione@studiozabalik.com
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