oppure

Registrati con il tuo indirizzo email

Oppure, solo se sei una persona fisica (NO azienda/associazione), puoi scegliere anche di registrarti con i social:

Inserisci il tuo indirizzo email: ti invieremo una nuova password, che potrai cambiare dopo il primo accesso.

Ricordi la tua password?

Controlla la tua casella email: ti abbiamo inviato un messaggio con la tua nuova password.
Potrai modificarla una volta effettuato il login.

Ebook - "i complessi di ugolone"

Una campagna di
jako101

Contatti

Una campagna di
jako101

eBook - "I COMPLESSI DI UGOLONE"

Ebook - "i complessi di ugolone"

Campagna terminata
  • Raccolti € 0,00
  • Sostenitori 0
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Donazione semplice  
  • Categoria Libri & editoria

Una campagna di 
jako101

Contatti

Il Progetto

Salve,

Salve a tutti! Mi chiamo Antonio e nel 2014 ho pubblicato, in formato elettronico, ePub, "I complessi di Ugolone" con la piattaforma narcissus.it . E' un libro che parla della difficile relazione che hanno le persone timide e sensibili, con il mondo. Il tutto ha anche una connotazione culturale e ambientale dei modi, usi e consuetudini dei luoghi dove è ambientata la vicenda, il che rende questo libro adatto a più generi di lettori.
Perchè mi rivolgo a voi? Il motivo per cui mi rivolgo a voi è che ho ricevuto alcune proposte editoriali a pagamento e pertanto vorrei raccogliere fondi per pubblicare la mia opera anche in cartaceo. Mi è stato sottoposto un preventivo di circa 2580€ e da solo non riesco a sostenere questa somma. 

Antonio

Sinossi del libro

Premessa

Questo libro nasce dalla necessità di comunicare una serie di mie riflessioni riguardo al modo di vedere la vita, da parte di chi in questa vita, proprio non si ritrova.

E’ difficile la vita, ma al tempo stesso è importantissimo cercare le giuste motivazioni per andare avanti e provare a credere che forse non è mai giunto il momento di rassegnarsi.

La vita si complica nel momento in cui le persone si pongono in modo sbagliato e si lasciano soggiogare dal mondo esterno, che obbliga a vivere secondo schematiche e paradigmi che possiamo selezionare e individuare.

Uno di questi paradigmi è il relazionarsi alla vita di un tipo di persona molto particolare. L'Ugolone, ed è proprio questo l'obbiettivo del libro, trattare alcune vicende di vita dell'Ugolone.

Quella dell’esperienza di Ugolone non è altro che puramente casuale, riferita ad una serie di circostanze di vita non riconducibili ad una persona particolare, ma solo ispirata da un individuo molto simpatico, Ugolone, pseudonimo che mi servirà per indicare questa tipologia di personaggio.

Lo stile adottato in questo libro, è tale per cui, un ipotetico lettore che suo malgrado sia incappato in questo testo, vivrà le vicende dei vari ugoloni in primissima persona, quasi toccando con mano, la realtà dell’Ugolone di turno raccontata nei vari capitoli.

Ugolone non è mai lo stesso, ogni capitolo ha un Ugolone, una persona che ha paura della vita ed è per questo motivo che nonostante voglia viverla fino in fondo, spesso è condizionato a tal punto da vivere una vita parallela. Una vita condizionata.

Una vita del, se, ma, direi, farei, non so, e dal dubbio che porta a scindere l’essere dal volere, ma che mettendo da parte il volere, Ugolone risalta i suoi mille modi d’essere, per ognuno dei suoi mille complessi che lo affliggono.

Ma scusate, non è forse anche questo un volere? Cioè, spiegatemi, ma volersi mascherare, cos'è?

Potremmo definirlo anch'essa una sorta di mezza volontà o anche una mezza costrizione.

A mio parere vanno bene entrambe le considerazioni.

Luciano De Crescenzo definirebbe Ugolone come un “pressapochista”, il che sempre secondo De Crescenzo, implicherebbe che Ugolone sia anche un uomo d'amore.

Lo stile sarà in parte narrativo ed in parte cronaca di alcune vicende personali dei vari ugoloni incontranti in una vita.

Persone non considerate di primissimo piano, ma che hanno un’ intrinseca capacità di insegnare, anche solo semplicemente osservandoli nelle loro piccole abitudini quotidiane.

E' proprio osservandoli che si capisce quando sia profonda la nostra personalità, anche di chi apparentemente ci sembra un tipo strano e poco interessante.

Infondo, non è altro che la punta dell’iceberg quella che molto spesso vediamo nelle persone, soprattutto in quelle di cui crediamo di sapere tutto.

Ugolone in questa società, sempre più disumanizzata, razionale e priva di profondità, è come un debitore che non ha mai contratto debito, ma che non ne contesta quelli che gli vengono attribuiti ingiustamente, solo chiede di essere compreso.

La vita odierna è come un treno in corsa, se vuoi prenderlo devi saltare ed aggrapparti ad esso, ma non si è soli e gli ugoloni soffrono la concorrenza darwiniana di coloro che si adattano alla vita molto più velocemente.

Loro no, epicurei quali sono, accettano di diventare stoici per il solo fatto che accettano l’incapacità di adattarsi alla vita e quindi si danno una parvenza di chi soffre ora per un domani migliore.

La vita per gli ugoloni corre talmente veloce che è quasi impossibile starle dietro.

Mai scritto un libro, propongo una riflessione su aspetti di vita comune, ma di cui è difficile parlarne liberamente per le nostre mancate qualità di ascoltare e vedere questi malesseri.

Però, spesso, mi chiedo: ma, siamo veramente tutti così meccanici, razionali e perché no, anche disamorati?

Non credo, anzi, nell’intimità di una pessima lettura, forse si può cogliere quella profondità che è li, vicino a noi, ma che non facciamo mai lo sforzo di cogliere.

Forse la sera, su un dispositivo elettronico, magari in modalità riposo per gli occhi, riusciamo a capirci, a rendere più partecipe la parte di noi migliore nei rapporti con le persone.

Conoscenti e non, amici e perché no, anche le persone che ci sono antipatiche.

Non vuole, questo mio sfogo, essere una lezione di vita, ne tanto meno una morale, questo libro è solamente un’insieme di esperienze conoscitive di persone e vicende che mi hanno colpito e che volevo raccontarvi.

Vi ringrazio e colgo l'occasione per scusarmi della pessima lettura che state per affrontare, la difficile tematica, tra l'altro, di sicuro non aiuterà, ma prima di giudicare, fate lo sforzo di leggere tutto il libro, non è molto lungo, si può benissimo leggere in una settimana o poco più.

Nel frattempo vi auguro buona lettura.

Antonio

Capitolo I

1

Ugolone

Chi è Ugolone?

Ugolone è l’uomo della contraddizione, la persona che rispecchia tutti i più ingenui e frivoli difetti dell’uomo moderno, è quello che pensiamo non vorremmo mai diventare, ma che accettiamo negli altri, anche se farlo a volta ci comporta sacrificio a volte compassione e a volte scocciature.

La nostra società è fatta di tanti personaggi pirandelliani. Molti sono macchiette che interpretano la variante pirandelliana dell’uomo e che rappresentano la forma più folkloristica del luogo da cui provengono.

Ugolone è la comprensione, l’assistenzialismo e il pessimismo personificato che cerca di farsi strada pur non avendo dalla sua la capacità di calare assi, mal compreso e compatito, è relegato ai margini della società, è il “soggetto” tipico della compagnia che lo utilizza come capro espiatorio e “sfogatoio” ideale.

E' lo sfigato da compatire, da usare come strumento di paragone per dire, “non sono l’ultimo degli uomini”.

Il qualunquismo più banale, la sottomissione mista a ribellione interiore alle brute regole di vita, pongono Ugolone di fronte a costanti dubbi esistenziali. E' costantemente compreso tra la visione di vita pragmatica e quella insicura perché cinismo e materialismo sono il pane quotidiano della sua esistenza. La metafisica nel suo inconscio, racchiude pragmaticamente, la sintesi del suo pensiero di vita, certo che le cose non cambieranno mai. Quel modo di pensare e vedere le cose solo ed esclusivamente con un occhio critico, oggettivo e sempre pessimista, anche un po particolare, ne fanno dell'Ugolone, non solo una persona, ma un modo per indicare un paradigma di personalità ambigua.

E' d'altra parte la statistica delle sue esperienze di vita – vissuta – che incidono molto su questo suo modo di pensare – e di chi è Ugolone –.

A. Einstein, [credo sia stato lui a dire questa cosa che sto per dirvi], disse; “meglio essere ottimisti e sbagliarsi che pessimisti ed aver ragione”, ed io aggiungerei che è pur sempre un modo di pensare che in se contiene un dispiacere. Nel primo caso, la mancata realizzazione dell'aspettativa, mentre nel secondo caso dell'esempio, l'aver ragione, mostra il concretizzarsi di un qualcosa non certamente piacevole.

Sembrerebbe molto significativo, questo detto, il motore delle sensazioni provate da Ugolone, quelle emozioni che racchiudono tutta una vita in un unico comune denominatore, l'essere sensibile e ciò rappresenta un ineluttabile limite nei confronti del mondo che lo circonda.

Anche Ugolone, come tanti, è a modo suo un filosofo che ha però, una beffarda qualità, la malizia. Cioè la capacità di capire la sua condizione ed è quindi per questo che non gli è risparmiata nemmeno la misera consolazione, del non essere il tipo di, “chi capisce, patisce”.

La filosofia è la capacità di giudicare il tutto con la morte, ha detto qualcuno. Sono pienamente d'accordo.

Se ci rubano un telefonino nuovo, costoso, buono, è un dramma! Ma se paragoniamo questo brutto evento con la perdita di una persona cara, per esempio un familiare, allora il tutto ci sembra essere più sopportabile.

Infondo è come se non fosse mai stata ancora detta l'ultima parola.

Il tipo Ugolone fin quando vive, seppur male, ritiene di aver portato a casa la pelle e ai suoi occhi non è poco oggigiorno. Come dargli torto?

Lo stile espositivo del mio lavoro, sarà, come già detto, incentrato in una raccolta di esperienze di vita quotidiana e di osservazioni del gran numero di persone che ci circondano.

E’ ispirato, ad una persona, capace di incarnare la figura macchiettista della cultura partenopea, incentrata sulla furberia frivola e priva di mete stoiche, ma che stoico lo è diventato per necessità, come si dice, ne ha fatto di necessità virtù, poco incentrate sulla visione epicurea e relativista della società che lo ha adottato forzatamente, quasi come se fosse un orfano, direi e concedetemelo, il nostro eroe a questo punto.

Bene o male, è immedesimarsi in tali personaggi che si comprende la vera essenza della cultura partenopea, ma non solo. Ingenua e in fondo priva di reale minaccia alla quotidianità, comunque molto meno di chi in una veste molto più professionale e signorile in effetti può trasformarsi in un pericolo molto più concreto.

In fondo in fondo, l'Ugolone contrasta con lo stereotipo del napoletano truffaldino, “mariuolo”, malfattore, furbo e culturalmente relegato ad un ruolo di “ignorante” e troglodita. No, non è così, anzi tutt'altro.

Infondo non che qualcuna di queste qualità mancassero negli “ugoloni”, ma è l’intensità, la “ragion di stato” a rendere effettivamente applicabile queste forme d’essere nell’Ugolone. Machiavelli diceva il fine giustifica i mezzi. Be no so se questo è il caso di associare tale citazione a ciò che sto dicendo.

Chi è nato nel sud Italia, in particolare nel napoletano, sa che molte volte la nostra cultura millenaria e ricchissima di storia, ci ha indotto a mascherarci, non perché siamo falsi, malfattori o altro, ma perché è come se avessimo pudore a mostrarci limpidamente così come siamo.

Al nord, come dice Luciano De Crescenzo, ci sono più uomini di libertà, con il culto della privacy, qui al sud invece, essendo uomini d’amore, per ritrovare un po' di privacy, ci siamo, questo mo lo dico io, inventati “l’essere un po' diversi da come siamo veramente dentro”.

E’ quasi come se avvertissimo tutto ciò come una necessità, un bisogno dovuto appunto, forse, al tardivo adattamento al culto della privacy.

E' come se c' avessimo sempre degli estranei in casa, tipo un tecnico venuto a riparare un guasto. In quelle occasioni e come se ognuno di noi si mascherasse o comunque, si limitasse nell'assumere determinati atteggiamenti.

Diciamoci la verità e cioè che dalle parti di Ugolone, la privacy è particolare, diversa da quelle del resto del mondo e questo ci relaziona col mondo esterno differentemente.

Forse chi si crea complessi, non cerca altro che di sfuggire all’ipotetico giudizio della propria privacy violata.

Violata anche con semplici domande o in situazioni particolari tipo, voto d’esame basso, bocciatura alla scuola guida, non essere fidanzati, avere pochi soldi quella sera, non aver più comprato un maglione in un negozio, insomma si è vittima dell’ipotetico giudizio altrui che è il complesso più forte da sconfiggere e con cui convivere, solo che tutti, chi poco e chi molto, sono vittima di questo difetto, ma che negli ugoloni, il tutto è ingrandito in maniera esponenziale.

Capitolo II

2

Una figuraccia

Ugolone in visita dal medico, in attesa del suo turno, chiacchierò con una bella ragazza anch’ella in attesa del suo turno. Solite lamentele tipiche di una sala d’attesa, solite lamentele che portarono ad un coinvolgimento di tutti i presenti che anche solo con un cenno con la testa, partecipavano alla lagna di routine.

Ugolone in queste occasioni non perde tempo per scambiare due chiacchiere, poi pedulante com’è non ha problemi a lamentarsi, ma ciò che lo portò a diventare parte attiva della discussione con quella ragazza, fu proprio la ragazza! Carina, perbene e almeno dall’apparenza, single, nonostante mostrava di avere quasi trent’anni.

La ragazza mostrò delle ricette mediche, non sapendo se per quel che cercava era esente dal pagare quel medicinale o se doveva pagarlo, a quel punto, Ugolone prese la palla al balzo, si fece forza e si fece dare le ricette più il codice fiscale e con furbizia riuscì a sapere nome, cognome, età e dove abitava la ragazza, lei comunque subito si fece avanti:

«Piacere, io sono Anna»;

Lui, si presentò e notò che come aveva immaginato, la ragazza aveva quasi trent’anni. Iniziarono le prime domande un po' più personali, tipo “sei fidanzata, lavori, studi”.

Anna non lavorava, diplomata in ragioneria, viveva ancora con i suoi. Ugolone, temendo di fare brutta figura, si spacciò per un collaboratore del padre nel gestire un Bar. In realtà il Bar, la famiglia del padre, lo gestisce veramente, ma non certamente con l’aiuto di Ugolone.

Le disse di essere molto impegnato in quel periodo e che era stato molto difficile quel giorno trovare tempo per andare dal medico.

Naturalmente non gli disse che era dal medico per un servizio non suo, ma della madre che lavorando non gli fu possibile andare a fare questo tipo di servizio, sarebbe stato poco bello dirgli la verità, non gli avrebbe dato a suo pensare, l’area da fico. Meglio nascondere le ricette.

Le disse un po' di bugie ingenue, tipo che non prese la macchina perché il traffico in quella zona era insostenibile, che era venuto a piedi proprio perché non voleva la rogna del parcheggio e così via. In realtà lui la macchina non la teneva proprio e si spostava o a piedi o con i mezzi pubblici.

Le disse che dal medico non ci andava mai, mentre in realtà era – è – il delegato del suo palazzo a fare servizi del genere, oltre ad andare in posta e in banca, il tutto in cambio di una decina di euro. In pratica Ugolone è un “codista”, cioè è colui che fa le code negli uffici.

Rifletté molto se fosse stato il caso di aspettarla fuori, magari ci strappava un caffè insieme al bar di fronte. “Glie lo dico? Come devo dirglielo? Che potrà mai rispondermi? A proposito ma puzzo le Ascelle? No, e poi ho messo il profumo, menomale. Speriamo non si veda il bottone mancante a fine camicia, avrei fatto meglio a metterla dentro il jeans…”

Ma proprio in quell’istante, entrò in sala d’attesa Nicola, un rompiscatole che non si fa mai i fatti suoi, un vecchio amico di famiglia, una vera “capera”, come si dice a Napoli, cioè una persona che non si fa i fatti suoi e che provoca tutti.

Maleducato, inopportuno e rozzo, arrivato li dov’è perché la sua famiglia ha sempre leccato il deretano a gente potente, infatti fa il dirigente presso l’acquedotto, ha raccomandato li anche il figlio Pasquale, altro nullafacente, infame e più bastardo del padre.

Ugolone pensò, “questo mo mi fa fare brutta figura con Anna”, si girò sperando che dandogli le spalle, quel rompiscatole non lo vedesse, ma niente,

- Nicola: «We, tutto bene?»

- Ugolone: «Si, si, tutto bene, e a te e in famiglia come vanno le cose?»

- Nicola: «Senti ma ancora senza lavorare stai, me lo ha detto tuo padre, si lamentava che non vuoi fare niente che sei uno sfaticato, ma insomma vuoi metterti a fare qualcosa che hai quasi trentadue anni e non hai un futuro?»

Ad Ugolone, un brivido corse lungo la schiena, l’imbarazzo salì alle stelle, cercò di gestire quel vero e proprio scostumato, tentando in tutti i modi di cambiare discorso e con un sorriso;

- Ugolone: «Nicola ma dimmi, questo Napoli come lo vedi?»

- Nicola: «Tu pensi al Napoli, con gli occhi come devo vederlo, ma poi che me ne importa, chi le vede le partite…»

«Tuo padre mi ha detto che ti trovò un lavoro presso uno che aveva la serra, e tu non ci sei voluto andare, mi ha detto che pagava bene, quindici euro al giorno, per te sarebbero andate più che bene, tanto non hai una fidanzata, non hai la macchina o meglio non la sai portare e poi non hai spese.»

Ugolone si chiedeva se a quel punto non era meglio far finta di niente, liquidarlo e girarsi, snobbandolo e nel contempo fargli fare una controfigura davanti alle altre persone, ed in effetti così fece;

- Ugolone: «Nicò non mi dire niente stavo parlando con la ragazza, poi parliamo di questa cosa, salutami Pasquale.»

- Nicola: «Pasquale? E chi lo vede, quello è impegnato con il lavoro e a casa non sta mai, dorme solo, perché poi quello scende con gli amici e la fidanzata e fanno sempre tardi.»

- Ugolone: «Nicò, non mi dire niente, io devo entrare, ci sentiamo ciao, scusa Anna, io entro.»

- Anna: «Prego, vai, non preoccuparti, è stato un piacere.»

Quell'inaspettato giungere del suo turno, gli aveva dato un sospiro di sollievo, ma una rabbia gli rodeva dentro, pensava, “ma tu vedi a quel pezzo di merda raccomandato, lui e il figlio, sempre una latrina è stato…”, al medico dimenticò pure di dirgli delle cose, pensava a quando avrebbe rivisto Anna all'uscita, se doveva dirgli qualcosa o bastava un semplice saluto.

A quel punto l’idea di chiedergli il numero sfumò, era troppo nervoso.

Ma una volta uscito e salutato Anna, si fece forza, decise di aspettarla fuori, tanto era di turno un paio di visite dopo la sua e sperò di non steccare nel chiedergli il numero.

Eccola che uscì, notò Ugolone quasi come se volesse chiedergli una cosa, Ugolone si avvicinò e lei con un sorriso e un po stupita gli disse:

- Anna: «Problemi?»

- Ugolone: «Nessuno, volevo chiederti, mi daresti il tuo numero di telefono, cioè no, volevo dire del telefonino?»

- Anna: «Senti, sei un ragazzo per bene, bravo e gentile, ma io frequento un'altra persona per il momento.»

- Ugolone: «Pensavo fossi single...»

- Anna: «In effetti lo sono, frequento, ma non sono fidanzata, mi dispiace...»

Gli fece un sorriso di comprensione, si ritirò a se e stringendo le labbra lo salutò, Ugolone un po' imbarazzato, teso e angustiato, cercò di non mostrare la sua delusione e agitazione nel aver tanto osato, la salutò con delicatezza, e per strada, camminando quasi correndo, sguardo abbassato, non ne ebbe per nessuno, quasi attraversava senza nemmeno stare attento alle macchine, la delusione e la figuraccia della mattinata fiaccarono il suo umore, di per se, già quasi sempre a terra.

A quel punto, praticamente, sotto terra.

Si incamminò verso il tabaccaio e tentò la fortuna con il super enalotto, “chissà, magari questa è la volta buona”.

Capitolo III

3

Il mercante dei numeri

In una delle sue tante obbligazione sociali Ugolone si imbatté in una posta dove fare alcune commissioni per la madre ed una signora del suo palazzo, rottura di scatole enorme, ma la professione del “codista” questo comporta, essere mal pagati e starsene sempre in piedi.

Di martedì mattina, con le pensioni e le bollette da pagare, la posta è letteralmente un girone dell’inferno dantesco, per la precisione il girone degli avari morti di fame.

La fila, in questi casi, inizia già una cinquantina di metri fuori la posta, diciamo pure che è una specie di fila non indiana ne civile, il cui unico scopo è, mettersi in coda, attenti se si può a fregare il posto agli altri, ma soprattutto a non farsi fregare dai furbetti.

Si entra due persone alla volta, è qualcuno con la scusa della raccomandata cercava di non fare la fila, rischiando letteralmente il linciaggio. Ugolone ne doveva fare una per la signora del palazzo, ma per andare di fretta non l’ha compilata a casa, quindi rischiava di più se mai avesse mostrato una raccomandata e per giunta vuota, quindi meglio abbracciarsi la croce e sperare che questa tortura termini presto.

Non ostante fosse autunno, al Sole si stava letteralmente correndo il pericolo di una insolazione, le gambe quasi non ce la facevano più, le mani sudate rovinavano i documenti, sospiri e sbadigli venivano interrotti dalle sempre ed immancabili lamentele delle persone, le solite che si sentono. La discussione non sembrava interessante, anche perché, Ugolone era circondato da una decina di vecchietti e non era proprio il caso di alimentare lamentele.

Stava per giungere finalmente il suo turno per entrare, quando ad un tratto, scoppiò una furibonda lite tra signore, il motivo?

Ebbene una delle due signore, in prossimità del varco non bussò per sollecitare il personale della posta ad aprire e da ciò volarono parolacce, insulti e minacce. Il solito devasto sociale, gente ignorante e senza un minimo di educazione, ma ancor di più senza principi civici, che non aspettano la fila perché rispettano o comprendono la necessità di stare in ordine, al contrario temono una ritorsione di chi avrebbe diritto a stare davanti. Molti attendono l’attimo per approfittare e proprio quando non si può fregare nessuno le scuse che si sentono per passare avanti sono al limite della decenza, chi ha la macchia fuori posto, chi il bambino che deve andare a scuola, addirittura c’è chi dice, “Tu sei giovane, fammi passare avanti”.

Finalmente entrato in posta, Ugolone si accinse a prendere il biglietto numerato, quando ad un tratto incontrò il solito che vende numeri alla posta, preme cento volte, quindi ha i prossimi cento numeri, e vuole un'offerta a piacere, partendo da un minimo di un euro per un numero. Prima saluta, dopo fa un commentino veloce sulla clima, in particolare si sofferma sulla temperatura e poi dice, “se premi sarai il prossimo centesimo in fila, vedi tu, a piacere eh...”, quindi, a causa di questo scocciatore, si rischia di spicciarsi dopo di chi entra dopo e prende il numeretto dal mercante dei numeri, quindi, anche se irritato e con un po di rassegnazione, dette l’euro e prese il numero. C’era da aspettare venticinque persone, non male per come sembravano essersi messe le cose. Posti a sedere zero, non fa niente, trovato un angolino vicino al muro si mise li buono, buono a pensare che tutto sommato questo potrebbe essere un lavoro da offrire ai padri di famiglia disoccupati, quando chi lo vide? Pasquale e Marco, due fratelli, i figli di Nicola, il rompiscatole. Pensò a come sarebbe mai potuto resistere tutto quel tempo con questi due.

Il Più grande, Marco, fa il finanziere, entrato in Finanza pagando una bustarella, il secondo, Pasquale il suo ex amico di classe, lavora nell’acquedotto come il padre. Sono praticamente due carogne, sicuramente gli rinfacceranno che è disoccupato, gli daranno una ricetta di vita, gli faranno una morale, il senso del dovere, del lavoro, dell’essere lavoratori, bla, bla, bla...

Sembravano i falsi amici confortatori di Giobbe, quello della Bibbia che fu provato dal diavolo, per intenderci.

Magari anch’io avessi avuto la vostra possibilità, morte mia vita tua, ma quale onestà, ma che mi ha dato questo mio essere onesto? Mi sarei sistemato e avrei messo su famiglia, invece loro con questa fortuna che fanno? Fanno i mondani, sembrano due attori del cinema, sembrano usciti da Uomini & Donne... mannaggia la miseria, ahh uffà”, che poi in realtà, il finanziere partecipò a quel programma, ma venne scartato subito.

Montati e presuntuosi, pizzicano chiunque con parole taglienti, più di un coltello affilatissimo, senza pensare a baciare per terra tutti i giorni.

Come volevasi dimostrarsi il teorema dei disturbatori, incominciarono la loro esposizione di peripezie ed eroiche imprese. Vacanze, uscite e divertimenti.

- Marco: «Dove sei stato quest’anno in vacanza?»

E’mo che gli rispondo?”, pensa Ugolone;

- Ugolone: «Sono stato a casa.»

- Pasquale: «Come sempre del resto», risponde Pasquale, con un sorriso sarcastico di Marco, mentre i due imbecilli, incrociano i loro sguardi.

Un senso di disgusto rese il viso di Ugolone discostante e rassegnato, infondo questa è la società, con la scusa di vedere cose sul cellulare cercò di non dar tanta confidenza ai due, pensò di comprare un gratta e vinci quando andava alla postazione, il tentar la fortuna è l'ultimo miraggio per gli ugoloni, poi ci ripensò, “meglio se gioco due super enalotto”.

Chissà se non sia la volta giusta. Domani è mercoledì, boh…!”

Ugolone spera sempre in una botta di fortuna, immagina cosa potrebbe mai fare se d'un tratto avesse possibilità di mandare tutto e tutti a quel paese.

Tutti proprio no, qualche brava persona si salverebbe. Si, è vero, possono contare su una mano, due va, non di più.

Non molto, il giusto per una vita dignitosa, ma se non si sgobba quand'è che si può fare ciò? A parte che anche se si lavora non è assicurato niente.

E' proprio vero, solo la morte è certa.

Commenti (0)

Per commentare devi fare

    Community