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"Si dice che ogni persona è un'isola, e non è vero, ogni persona è un silenzio, questo sì, un silenzio, ciascuna con il proprio silenzio, ciascuna con il silenzio che è."
da La caverna di José Saramago
Io non sono d’accordo con Saramago. Per me ogni persona è un'isola, allo stesso tempo così lontana e così vicina da tutto ciò che la circonda.
Sono convinto che l'essere un'isola sia il motore principale che ci spinga a voler conoscere e scoprire tutto ciò che non possiamo raggiungere, tutto ciò che è lontano e ignoto.
Da isolano questa sensazione la conosco bene: sono nato e cresciuto in Sardegna, ma da qualche anno mi sono allontanato dalla mia terra proprio per questo motivo: per scoprire cosa c’era al di fuori di ciò che già conoscevo.
Essere un'isola è un eterno conflitto tra mantenere le proprie radici e cercarne delle nuove.
Questa storia nasce dall'esigenza di raccontare questo scontro: la storia parla di un conflitto generazionale tra un nonno e un nipote, due persone-isole così vicine tra loro ma contemporaneamente dagli orizzonti differenti.
Due isole che forse non sono destinate a stare vicine per sempre.
Totoi vive insieme al nonno Bobore a Iaja, un ecovillaggio costruito in un promontorio affacciato sul mare aperto.
I due svolgono un compito preciso all’interno della comunità in cui vivono: il nonno è il guardiano del villaggio ed è l’unica persona in vita a mantenere viva l’arte della tessitura del bisso, la seta del mare, la sola fibra che permette di creare le speciali reti in grado di pescare durante s’orbesciu, il rito più sentito nell’intera comunità.
Il giovane d'altro canto non è interessato ad ereditare l'arte del nonno ma è invece attratto dal mare e soprattutto da ciò che c’è oltre l’orizzonte che vede tutti i giorni. Questa sua curiosità crea un continuo conflitto con Bobore che terminerà proprio nella notte di s'orbesciu, in cui i due prenderanno una scelta dalla quale non potranno più tornare indietro.
Il tempo è uno dei temi che si intreccia maggiormente nelle varie sottotrame di ‘Enna: il tempo come gioco, come ad esempio a dexi, in cui nonno e nipote si battono amorevolmente nel compiere le sfide più disparate dalla durata di dieci secondi.
Il tempo inteso come dimensione evolutiva dei personaggi e la conseguente contrapposizione tra la saggezza e l’esperienza di Bobore e l’immaturità e la volontà di bruciare le tappe della crescita di Totoi.
Il tempo è il fil rouge narrativo che passa tra il passato celato di Bobore, il presente dei due e il futuro sconosciuto di Totoi, un tempo che oscilla tra l’attesa e il cambiamento, tra le radici e l’ignoto.
Proprio le radici, la tradizione e il folklore sono gli altri elementi cardine della narrazione: ne è un esempio il bisso, una specie di seta naturale marina ottenuta dai filamenti che secernono la Pinna nobilis, il più grande mollusco bivalve marino del Mediterraneo. Il bisso, chiamato anche il filo dell’acqua o la seta del mare, appare inizialmente come un filamento grezzo e solo grazie all’arte del Maistu, attraverso la cardatura, la dissalazione e tramite un processo di trasformazione con succo di limone e un mix di alghe marine, riesce a mutare come per magia in una seta dorata estremamente resistente e quasi impercettibile al tatto.
Attualmente sono pochissimi i maestri capaci di tessere il bisso: figure come Chiara Vigo, Assuntina e Giuseppina Pes, Arianna Pintus sono tra le ultime portavoci di un’arte che si tramanda di generazione in generazione da secoli.
In ‘Enna, il bisso viene intrecciato sapientemente da Bobore, il quale tesse le uniche reti capace di pescare durante s’orbesciu, la cerimonia che si svolge durante la notte in cui la marea raggiunge il suo apice e in cui gli abitanti del villaggio pescano un oggetto che il mare dona loro al fine di dargli un nuovo corso.
Questo rito ancestrale è fondamentale nella storia per evidenziare il rapporto sinergico tra il villaggio e il mare.
L’uomo e la natura, la comunità e l’ambiente sono gli ultimi protagonisti tematici della narrazione: Iaja è un ecovillaggio in cui gli abitanti hanno costruito i loro averi riciclando i rifiuti pescati in mare. Scenograficamente, ‘Enna intende mostrare questo dualismo tra natura e riciclo attraverso la ricostruzione di capanne assemblate da plastica, packaging industriali e corde sintetiche, pneumatici usati come sedie, scacchiere ricreate da pc keyboards e così via.
Un ambiente in cui il recupero e il riciclo sono insiti nella mentalità della comunità, una società alternativa post-capitalista in cui tutto vive una seconda vita.
La capanna di Totoi e Bobore
Il villaggio di Iaja
Bobore è l'anziano guardiano di Iaja, un pescatore solitario, burbero e autorevole. Il suo aspetto e la sua barba incolta nascondono in realtà un animo fragile dal passato sofferto. L’uomo vive insieme al nipote e se ne prende cura da quando è bambino, cercando di essere per lui un esempio da seguire.
Il nonno di Totoi è l'unico Maistu di bisso di Iaja, maestro di un’arte che si tramanda di generazione in generazione attraverso il giuramento dell’acqua, una solenne promessa in cui il maestro consacra la dedizione della propria vita interamente al bisso.
Bobore vorrebbe dunque che il ragazzo ereditasse da lui l’arte della tessitura del filo dell’acqua, assumendo così poi il suo ruolo all’interno del villaggio.
Totoi è un adolescente dalla pelle olivastra, esile e dai lineamenti rudi. Indossa sempre una camicia bianca, dei pantaloni marroni in lino e porta al collo un cronometro da piscina. Cresciuto col nonno, segue fedelmente le sue orme, e a differenza degli altri coetanei di Iaja che passano le loro giornate in maniera più spensierata, Totoi sente la responsabilità sulle spalle e ne emula il lavoro e gli atteggiamenti.
Questo accade fino al momento in cui il richiamo ignoto del mare lo attrae così tanto da voler scoprire cosa c'è oltre l'orizzonte, oltre a ciò che vede.
La storia di ‘Enna è ambientata nella magnifica cornice della Costa Verde, più precisamente nella località di Camp’e Sali, a Gutturu de Flumini.
Essendo cresciuto in questa zona, per me è particolarmente importante valorizzare una costa così ricca di bellezze naturali ma poco raccontata da un punto di vista immaginifico, un litorale in cui è possibile ammirare lungo i suoi chilometri dune di sabbia come quelle di Piscinas, immense spiagge come Scivu - area naturale protetta in qualità di Oasi WWF - ed enormi scogliere granitiche a picco sul mare, partendo da Capo Frasca fino ad arrivare a Capo Pecora.
Camp'e Sali
Le strade di Iaja dall'alto
La scogliera
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) costituiscono una serie di 17 obiettivi concordati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Città e comunità sostenibili:creare città sostenibili e insediamenti umani che siano inclusivi, sicuri e solidi.
Utilizzo sostenibile del mare: conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile.
Utilizzo sostenibile della terra: proteggere, ristabilire e promuovere l'utilizzo sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire le foreste in modo sostenibile, combattere la desertificazione, bloccare e invertire il degrado del suolo e arrestare la perdita di biodiversità.
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