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Famiglia rifugiati a rischio in Libia / Refugee Family at Risk in Libya

Una campagna di
Josi & Loni Project

Contatti

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Josi & Loni Project

Famiglia rifugiati a rischio in Libia / Refugee Family at Risk in Libya

Famiglia rifugiati a rischio in Libia / Refugee Family at Risk in Libya

Campagna terminata
  • Raccolti € 1.010,00
  • Sostenitori 27
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Donazione semplice  
  • Categoria Fundraising personale
  • Obiettivi
    10. Ridurre le disuguaglianze
    16. Pace, giustizia e istituzioni forti

Una campagna di 
Josi & Loni Project

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Il Progetto

[English Below]

Chiediamo aiuto per una famiglia di richiedenti asilo, che si trova in grave difficoltà in Libia . La famiglia è composta da Stephanie*, suo marito Oliver* e i loro 5 bambini, di cui il più grande ha 9 anni e il più piccolo è nato da poco. Dopo anni di violenze, ora rischiano di ritrovarsi senza casa nelle strade di Tripoli, stretti tra la guerra civile, i trafficanti e l’epidemia di COVID-19.

La famiglia, fuggita dalla Nigeria, si trova in Libia da circa 4 anni. Durante questo tempo hanno vissuto situazioni terribili all’interno di quelli che vengono ufficialmente chiamati “centri di detenzione per migranti illegali”, ma che sono in realtà veri e propri campi di concentramento, dove le torture sono la norma. Hanno subito gravi violenze, privazioni di cibo e hanno visto morire molti amici davanti ai loro occhi. Il trauma che ne deriva, adesso, rende la loro vita ancora più difficile. Anche i 5 bambini hanno subìto tutto questo.

Queste sono le parole che con cui Oliver ha voluto raccontarci la sua storia:

La mia piccola principessa è stata partorita il quarto giorno dopo che io, mia moglie incinta e i nostri tre figli siamo stati intercettati nel Mediterraneo dalla guardia costiera libica e riportati nella prigione libica di Zawiya, per la seconda volta nel nostro allora, terzo tentativo di attraversare il mare per raggiungere l'Italia, il 17 settembre 2017.

Prima era già stata rapita due volte da trafficanti di esseri umani, che mi avevano portato via mia moglie incinta e i miei tre figli per più di due mesi, finché non ho pagato il riscatto richiesto.

Tutto quello che pensavo era di portare mia moglie e i miei figli in salvo, dopo di che tutti noi avremmo costruito un palazzo per la nostra principessa non ancora nata; Soltanto dopo l’ecografia avrebbe rivelato che avremmo finalmente avuto una bambina. Da allora, tutto ciò che ha conosciuto è stato, ironia della sorte, quello che avevo promesso a lei e a suo fratello prima ancora che nascesse.

Il 9 gennaio 2018 è stato l'ultimo tentativo del nostro avventuroso e mortale viaggio in Europa. Siamo finiti ancora una volta nelle mani insensibili della guardia costiera libica,  abbiamo iniziato a passare da una prigione all'altra, e abbiamo vissuto in cinque diverse orribili prigioni una dopo l’altra.

Durante questi anni, è bastato l'intervento delle forti e potenti Mani di Dio perché la mia famiglia sopravvivesse ai costanti attacchi mortali di milizie e uomini armati contro queste prigioni, durante i precedenti e gli attuali combattimenti tra i gruppi di opposizione e il governo libico. Scontri che avevano causato la morte di molti migranti in quelle prigioni in cui ho aiutato famiglie a seppellire e a piangere la morte dei loro cari: maschi e femmine, vecchi e giovani, e di diverse nazionalità. Per fortuna, la mia famiglia era tra i migranti salvati dal governo libico e dall'UNHCR dalla zona di guerra di Qasr Bin Gashir alla prigione di Zawiya, dopo che siamo scampati a tre attacchi aerei mirati di Haftar che avrebbero potuto spazzare via completamente la mia famiglia, ma Dio ci ha tenuti in vita... Grazie a Dio per la vita!

La mia piccola principessa ha festeggiato il suo secondo compleanno nei dieci mesi in cui siamo stati detenuti nella prigione di Zawiya prima che l'agenzia delle Nazioni Unite UNHCR, il 6 febbraio 2020, esaminasse finalmente il nostro appello presentato da ben due anni, e fossimo finalmente registrati come richiedenti asilo.

In questo fatidico giorno, la mia piccola principessa e i suoi fratelli hanno avuto il privilegio di sperimentare come ci si sente a vivere fuori dalla prigione per la prima volta in tre anni. L'UNHCR ci ha liberato dalla prigione, ci ha registrato e ci ha dato un aiuto in denaro che ci ha aiutato a procurarci una stanza, dove siamo destinati a stare mentre speriamo di avere la possibilità di essere evacuati e ci ha offerto il reinsediamento per una nuova vita da parte dell'UNHCR e delle sue agenzie sorelle, prima dell'improvvisa interruzione del Coronavirus.

Purtroppo, con l'attuale pandemia COVID-19, la nostra speranza e il nostro sostentamento sono stati costantemente minacciati dalla paura

…di non sapere se la nostra speranza di reinsediamento e di evacuazione si sarebbe concretizzata o meno…

…e il terrore di perdere l'unico tetto sopra le nostre teste e rimanere bloccati per strada con i bambini, proprio in questo periodo di un virus mortale chiamato Coronavirus...

...il timore della mancanza di cibo e farmaci sufficienti e di non poter prendere le precauzioni per il COVID-19.

È ovvio che questa pandemia attuale ha aumentato la pressione e le responsabilità dell'UNHCR e delle sue agenzie di assistenza, che ora devono fare più del solito, e trovano sempre più difficile soddisfare le esigenze dei singoli rifugiati e delle famiglie più vulnerabili come la nostra.

Invece di diffondere propaganda e criticare le agenzie e i singoli individui, incolpandoli di ciò che non potevano offrirci, io e la mia umile famiglia amiamo esprimere un profondo sentimento di gratitudine a tutte le agenzie e gli individui che ci hanno sostenuto, moralmente, finanziariamente, spiritualmente e non, soprattutto durante questa pandemia.

Avete mantenuto viva la nostra speranza e continuiamo a contare sul vostro immenso sostegno per il nostro lungo viaggio verso la salvezza. Speriamo che ci aiutiate a combattere questa stagione e a rimanere in piedi dopo la COVID-19. Soprattutto, speriamo che ci aiutiate a portare in salvo la mia piccola principessa e i suoi fratelli e a far sì che il suo sogno di palazzo diventi realtà per il suo terzo anno di vita.

Ogni sera raduno tutti i bambini per insegnare loro la mia canzone (Shadows):

I can see my shadow oo...

I can see your shadows too uh...

The stars still shining above oo...

I know we'll have a good day ee...

I know we'll have a good day ee...

Cantiamo in attesa, e nella speranza, di una giornata che sia davvero buona.

Possa Dio mantenere vive tutte le vostre famiglie dopo questo COVID-19 e oltre. Grazie!

Il 6 febbraio 2020, dopo lunghe attese, UNHCR li ha finalmente fatti uscire dal lager di Zawiya, registrandoli come richiedenti asilo. UNHCR ufficialmente supporta i richiedenti asilo registrati con delle somme di denaro, fissate a circa 450 dinari libici a persona. Alla famiglia di Stephanie e Oliver, però, UNCHR ha dato solo 750 dinari: una somma che non sarebbe sufficiente nemmeno per 2 persone, e quindi decisamente non adeguata ad una famiglia di 7. UNHCR ha promesso loro che avrebbe dato loro altro denaro dopo un mese, nel caso non ci fossero novità con la loro richiesta di asilo. Dopo un mese, però, UNHCR ha rinnegato la promessa: li ha mandati via a mani vuote.

Così facendo, UNCHR ha violato le proprie regole ufficiali e il proprio mandato di protezione dei rifugiati. Ma soprattutto, ha lasciato la famiglia di Stephanie e Oliver in gravissima difficoltà. La famiglia non riesce più a pagare l’affitto e rischia di essere sfrattata, ed è sempre più difficile trovare i soldi per il cibo. In questi mesi, Oliver aveva supportato la sua famiglia con dei lavori saltuari. A causa delle misure di contenimento per il coronavirus, ora non potrà più farlo. Uscire per cercare lavoro – o trovarsi per strada a causa di uno sfratto – significa rischiare 6 mesi di detenzione per aver violato le misure anti-virus.

Stephanie, Oliver e i loro 5 bambini rischiano di trovarsi nelle strade di Tripoli, che per loro sono pericolosissime. La guerra civile, la presenza di trafficanti e l’imminente epidemia di coronavirus li metterebbero in grave pericolo di vita. Ti chiediamo di aiutarli, se puoi. Qualsiasi contributo, anche minimo, può fare la differenza. Ogni contributo andrà esclusivamente alla famiglia. Non lasciamo cinque bambini in questa situazione.

Se preferite concordare un diverso canale per il sostegno,, contattateci direttamente alla nostra mail, specificando nell'oggetto "Crowdfunding"

Grazie,

Collettivo JLP

*Per motivi di sicurezza, i nomi propri sono pseudonimi.

Nota: la foto ha scopo illustrativo ed è presa dalla rete.

We are asking help for a family of asylum seekers that are facing severe hardship in Libya. The family is composed of Stephanie*, her husband Oliver* and their five children – the oldest of which is nine while and the youngest was born recently. After years of violence, they are now at risk of becoming homeless in the streets of Tripoli, caught between the civil war, traffickers and the COVID-19 epidemic.

The family, who fled Nigeria, has been in Libya for around four years now. During this time, they have experienced terrible situations in the so-called "detention centres for illegal migrants", but are veritable concentration camps – and where torture is the norm. They have suffered severe violence, food deprivation, and they have seen many friends dying in front of their eyes. The resulting trauma is now making their lives even harder. The five children have also experienced all this.

These are the words that Oliver used to tell us his story.

My little Princess was given birth to, on the fourth day after me, my pregnant wife and our three sons were intercepted on the Mediterranean sea by Libya's coastguards, and returned to Libya prison in Zawiya, for the second time in our then, three times attempted to cross the sea to Italy on September 17th, 2017.

She had earlier been kidnapped twice by human traffickers, who had taken my pregnant wife and three sons away from me for more than two months until I paid the demanded ransom.

All I thought was to get my wife and kids to safety, after which we all would build a palace for our unborn Princess after the ultra-scan revealed that we would finally have a baby girl. Since then, everything she has known was, ironically, what I promised her and her brother right from when she was unborn.

January 9th, 2018, was the last attempt of our adventurous and deadly journey to Europe. We got into the callous hands of the Libyan coastguard again, and we started living from one prison to another and lived in five different horrible prisons consecutively.

During these years, it only took the divine intervention of the Stronger and Mighty Hands of God, for my family to survive the constant deadly attacks by militias and armed men, on these prisons during the previous and the current fighting and wars between the opposition groups and the Libya government. Which had claimed the lives of many migrants in those prisons, where I have helped families to bury and mourn the death of their loved ones; Males and Females, Old and Young, and different nationalities. Luckily, my family was among the migrants rescued by the Libya government and UNHCR from the war zone Qasr Bin Gashir to Zawiya prison for the third time, after we escaped Haftar's three times targeted airstrikes that would have wiped away my family completely, but God kept us alive...Thank God for life!

My little Princess marked her 2nd year birthday within the ten months that we were detained in the Zawiya prison before the UN agency, UNHCR finally considered our two years appeal and agitations be registered as asylum seekers on February 6th .2020.

On this faithful day, my little Princess and her siblings had the privilege to experience what life feels like, outside the prison for the first time in three years. The UNHCR released us from the prison, registered us and gave us cash assistance that helped us to secure a room, where we are meant to stay. At the same time, we hope for a chance to be evacuated and offered resettlement for a new life by the UNHCR and her sister agencies, before the sudden disruption of the Coronavirus.

Unfortunately, with the current COVID-19 pandemic, our hope and livelihood have continuously been threatened with the fear of...

...Whether or not, our hope for resettlement and evacuation would be actualized?

...We might lose the only roof over our heads and become stranded in the street with our little kid, right in this period of a deadly virus called Coronavirus. And …

...The fear of a lack of sufficient food and medications and precautions for the COVID-19. As it is evident that this current pandemic has mounted an enormous pressure as well as more responsibilities on UNHCR and her assistant agencies, who now have to do more than their usual, and are continually finding it more challenging to meet up with the needs of even, the most vulnerable individual refugees and families like ours.

Instead of spreading propaganda and criticizing the agencies and individuals, blaming them for what they could not offer us. My humble family and I like to express a deep feeling of gratitude to all the agencies and individuals who have supported us, morally, financially, spiritually and otherwise, especially, during this pandemic. You have kept our hope alive, and we continue to count on your immense support for us in our long journey to safety. We hope you would help us to fight through this season and remain standing tall after the COVID-19. Above all, hope that you can help us get my little Princess and her siblings to safety and eventually make her palace dream a reality for her third year Birthday hopefully.

I gather all the children every evening to teach them my song (Shadows):

I can see my shadow oo...

I can see your shadows too uh...

The stars still shining above oo...

I know we'll have a good day e...

I know we'll have a good day ee...

We sing in anticipation and hope for a truly good day.

May God keep all your families alive after this COVID-19 and beyond. Thank you!

On February 6th, 2020, after a long time, UNHCR has finally let them out of the Zawiya camp, registering them as asylum seekers. UNHCR officially supports registered asylum seekers with some money – an amount of around 450 Libyan dinars per person. However, UNHCR only gave 750 dinars to Stephanie and Oliver's family: an amount that is definitely insufficient for a family of 7. UNHCR promised them that they would give them more money after a month if there were no progress with their asylum application. After a month, however, UNHCR denied their promise and sent them away empty-handed.

In doing so, UNHCR violated its own official policy and its own mandate for the protection of refugees. Most importantly, it has left Stephanie and Oliver's family in a difficult situation. The family cannot pay the rent anymore risking eviction, and they are struggling to afford food. Over the last months, Oliver had supported his family by doing temporary jobs. Now, due to the measures of containment for Coronavirus, he will no longer be able to do so. Going out to look for a job – or being in the streets due to eviction – means risking six months of detention for violating anti-virus measures.

Stephanie, Oliver and their five children are at risk of ending up in the streets of Tripoli, that would be extremely dangerous for them. The civil war, the presence of traffickers and the imminent COVID-19 epidemic put their lives at serious risk. We are asking you to help them if you can. Any contribution, even a small one, can make a difference. Any donation will go exclusively to the family. Let's not leave five children in this situation.

If you prefer to agree on a different channel for support, please contact us directly at our email, specifying "Crowdfunding" in the subject.

Thank you,

JLP Collective

*For security reasons, personal names are pseudonyms.

Commenti (1)

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    Dniepr Va da sè che i governi dovrebbero fare in modo che tutti possano vivere. Ma spesso non è così. Non dimentichiamo la solidarietà. Con poco, in tanti, si può fare la differenza. E si può andare a dormire sapendo che poco, ma abbiamo fatto qualcosa

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