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Mi chiamo Noemi Forti e FIGLIE UNICHE è il mio secondo cortometraggio di finzione.
Fine estate. Primi anni 2000. Sasso Pisano, un minuscolo borgo toscano nei pressi della Valle del Diavolo, la zona delle fumarole, dei soffioni, il fumo che esce minaccioso dalla terra. Il giorno della Festa del patrono, San Bartolomeo.
Con gli zaini in spalla, Leda e Anna (dodici e dieci anni) approfittano dei preparativi della festa per giocare a scappare dalla casa dove vivono con la nonna. Con cautela avanzano per le vie del borgo, evitando gli occhi indiscreti di cacciatori e contadini che gravitano intorno all'evento. Tutto ciò che vedono e sentono è amplificato dall’appartenere a quell’età a metà tra infanzia e adolescenza, quando anche solo pochi passi oltre le mura domestiche è la più grande avventura, dove una cotta impossibile per un ragazzo più grande è la storia d’amore più drammatica, e gli animali del bosco fanno davvero paura.
“Non siamo mai arrivate più lontano di questo punto”. Sul limitare del bosco, anche Anna, sebbene meno decisa e più timorosa, si lascia andare insieme alla sorella all’euforia della conquista e al gioco.
Il rumore assordante di un elicottero che si muove tra gli alberi interrompe le loro grida euforiche: che stiano cercando loro? Per Anna è tempo di tornare, si sta facendo buio e la nonna potrebbe preoccuparsi. Ma per Leda non è mai stato solo un gioco. Il suo zaino non è pieno di giochi, ma di viveri a lunga scadenza. La sua è una vera fuga.
FIGLIE UNICHE è film sia intimo che collettivo, con elementi di documentario nella fiction. Sasso Pisano è il protagonista, con la sua vera e minuscola comunità di ex contadini, ex artigiane, pensionati e pensionate che vivono nel silenzio del borgo, con gli occhi abituati al fumo che esce dalla terra e alle tradizioni ripetitive delle feste di paese che il tempo ha prosciugato. Un paese quasi disabitato a cui sono profondamente legata, dove i miei nonni mi aspettano ancora con la tavola pronta, le uova fresche, i racconti ripetitivi del passato. Dove ho passato ogni mia estate: l'obbligo della Messa la Domenica, il saluto infinito alle anziane signore, l'incubo dei cinghiali che distruggono la terra coltivata da nonno; il piccolo borgo che trovo sempre uguale, da cui immaginavo di scappare, e a cui adesso torno alla prima occasione. Un omaggio ad un luogo quasi fantasma ma ricco e misterioso.
Lo sguardo registico è quello della fine dell'infanzia, quando d'improvviso si trova un coraggio del tutto nuovo per affrontare il terrore. Per andare fuori dalla zona conosciuta, da soli, nonostante tutte le storie spaventose pensate proprio per tenerci al sicuro. L'incontro con la meraviglia e il mistero, soprattutto con la libertà. Il pensiero egocentrico che porta a credere che gli sguardi di tutti siano rivolti verso di noi. E gli animali tutto intorno, sempre presenti ma insieme nascosti e invisibili. Un immaginario influenzato dalla storia molto toscana e controversa di Pinocchio, dalle tante leggende della Maremma, dai fumetti di Gipi, ma soprattutto dal ricordo personale. Nonna Maria e il mio rapporto (adesso a distanza) con lei, i ricordi delle estati al Sasso, sono la fonte principale della storia.
Le riprese avranno luogo a Sasso Pisano (PI) nella seconda metà di agosto 2024.
La troupe arriva da Roma, da Milano, dalla Toscana. Le due attrici vengono da Pisa e da Bibbona (LI).
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