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52 minuti
Regia: Germano Wolf
Produzione e sales agency: Freeside Films (UK)
Co-produzione: Will O Wisp (Italia)
Status: in produzione
Tra i testimoni già intervistati ci sono il cantante Gianluca Grignani, l’anchor man radiofonico GiuseppeCruciani, il giornalista PierluigiDiaco che con Califano scrisse il libro Senza Manette. E poi i suoi musicisti storici: AntonelloMazzeo, batterista che ha condiviso per anni la casa con il Califfo e che oggi presiede l’Onlus Franco Califano e la sua casa-museo; AlbertoLaurenti, chitarrista e fratello del più famoso Luca; EnricoGiaretta, pianista e session man di lusso con Dalla, Zero ed i più grandi della musica italiana. Infine i suoi amici RobertoAmedei, MarialuigiaVassanelli e AndreaAndreoli.
Contatti sono avviati per raccogliere le interviste di altri amici e testimoni preziosi della vita e l'opera del Maestro.
Sinossi breve
Franco Califano (1938-2013) è stato uno dei più influenti cantautori italiani del dopoguerra. Questo documentario, raccogliendo le testimonianze degli amici e attraverso filmati inediti, vuole superare lo stereotipo del Califano play-boy, del personaggio attraverso il quale i media lo hanno raccontato nei suoi ultimi anni. Franco Califano è stato un autore ispirato, ha firmato alcune delle più belle canzoni italiane come E La Chiamano Estate, Minuetto, Le Notti d’Agosto, oltre ai suoi classici come Io (per le Strade di Quartiere), o Tutto il Resto è Noia.
Il documentario racconta il Califano privato, uomo sensibile e poeta, lontano dalla volgarità della sua immagine mediatica. Lo racconta alle prese con le sue passioni, la musica in primis, e poi il calcio - era un grande tifoso dell’Inter. Lo racconta attraverso le testimonianze di chi gli è stato amico e di chi ha subito la sua influenza. Il racconto utilizza anche foto e filmati inediti raccolti sia in collaborazione con la Franco Califano Onlus, sia attraverso i suoi amici.
Note di regia
"La mia idea di sviluppo del documentario è quella di creare qualcosa che ritragga il Califano più personale, artista e poeta senza però nascondere quella che è stata la sua indole per la quale si era creato la fama di puttaniere nottambulo e vicino alla mala romana. Tutto ciò perché innanzitutto a me in fondo affascina forse di più questo lato oltre al fatto che non è mia intenzione fare una testimonianza in cui si tenta di santificarlo, cosa che nemmeno lui volle mai fare durante la vita. Califano era una persona incredibilmente generosa. Accoglieva nelle sue case amici per anni interi (letteralmente), aiutava questa o l'altra associazione di beneficienza (ad esempio una squadra di calcio di ragazzini tolti dalle strade romane grazie al suo aiuto), con le donne era un vero galantuomo nonostante se ne passasse una a settimana (però ne amava sempre una alla volta), aveva una malinconia di fondo che gli faceva passare periodi di solitudine e tristezza ma non chiedeva mai aiuto agli amici in modo diretto: lo faceva sempre con un pretesto. E questo per me era il suo lato più interessante, quello della totale differenza tra il suo privato e il suo pubblico. Quando faceva il duro indossava in realtà una maschera, maschera che era stata creata dal suo pubblico ma che egli indossava molto volentieri e ci si divertiva molto. Ha spesso avuto frequentazioni con personaggi legati a giri molto loschi, uno di questi Francis Turatello il cui figlio è ritratto sulla cover dell'album "Tutto il resto è noia" del '77, ma la cosa gli stava bene, aveva i suoi privilegi probabilmente, se ne fregava delle critiche che subiva. Un altro grande, Frank Sinatra, era amico di svariati boss mafiosi americani e in molti si chiedevano perché, con il suo immane talento, egli avesse bisogno anche della copertura e della "benedizione" di gangsters. Evidentemente anche a Sinatra la cosa non disturbava affatto. Sono note le vicissitudini di Califano con la giustizia, nel '72 insieme a Walter Chiari e Lelio Luttazzi, nell'84 con Tortora. In entrambe i casi è stato assolto in formula piena in quanto non aveva commesso il fatto. Per le stesse inchieste Walter Chiari e Tortora, come si sa, ci persero la vita, lui sopravvisse e trasse ispirazione dalla sua esperienza in carcere per temprarsi e scrivere brani sempre più profondi e di successo (ad esempio "La mia libertà"). Questo è proprio il lato che più mi affascina di Califano, riassunto nella frase del suo brano "Un tempo piccolo" che dice: “Mi feci albero per oscillare”. Uno spirito di adattamento, quindi, che lo ha aiutato a sopravvivere anche nei momenti più bui. Altro aspetto degno di nota riguarda i suoi ultimi anni di vita, anni nei quali tutti dicevano che fosse in bancarotta e che vivesse come un poveraccio: balla colossale. Prima di andarsene, anche se guidava molto poco, girava con una jaguar d'epoca di gran valore e aveva due camerieri in casa. Partecipava spesso a programmi televisivi, è stato fra i protagonisti del reality show Music Farm, si faceva anche prendere un po' in giro da imitatori vari, da Fiorello a Max Tortora, ma tutto questo solo ed esclusivamente per divertirsi e, perché no, raggranellare quattrini. Come mi ha detto a telecamera spenta Antonello Mazzeo, solo per la partecipazione a Music Farm, prese una barca di soldi. Anche in questo caso mi affascina come lui non fece una piega per il fatto che la gente lo considerasse un fallito, bensì approfittò della cosa e indossò anche questa "maschera", prendendo in realtà lui in giro tutti quanti e guadagnandoci un sacco di soldi. Nell'ultimo periodo infatti faceva concerti tendenzialmente in piccoli locali, arrivando però a fare come forse dice Mazzeo o Laurenti nell'intervista, 250 date all'anno. Ed aveva già più di 70 anni. Riassumendo, l'idea di base dal punto di vista narrativo è quella di raccontare un grande artista, forse fra i più grandi cantautori della storia della musica italiana (se guardi i brani che ha scritto concorderai con me) attraverso le parole dei suoi più grandi amici e di altri musicisti senza tralasciare i difetti e i vizi che aveva. Senza nascondere nessun aspetto della sua vita quindi, nemmeno il più oscuro, poiché lui stesso non ha mai fatto nulla per nascondersi. E se analizziamo a fondo questo aspetto, anche se può sembrare banale, scopriamo che era l'unico a non fare mistero di nulla, una mosca bianca, anche in questo senso, nel panorama culturale italiano."
Germano Wolf
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