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Holebones. Un nome che richiama i territori e la storia del Blues, ma che attesta il solido attaccamento alle radici meneghine della band. Milano, la patria del risotto con l'ossobuco, vede nascere gli Holebones e li fa crescere arricchendoli con la commistione di culture e di tradizioni che sa offrire.
La band nasce da un’idea di Heggy Vezzano (chitarrista “storico” del Blues nostrano e sideman di artisti come Francesco Renga, Nina Zilli, Andy J. Forest e molti altri) e Andrea Caggiari (bassista Blues e non solo, con all’attivo diverse collaborazioni tra cui Amanda e la Banda, Daniele Tenca, Amanda Tosoni & Andrea Caggiari Duet, ecc…). La volontà è quella di formare un trio per interpretare dal vivo i classici del Blues, con Andrea anche nella veste di cantante e non più solo di bassista. Il progetto si consolida con l’entrata in formazione alla batteria di Leif Searcy (già collega di Heggy in altri progetti e batterista poliedrico che vanta collaborazioni come Carmen Consoli, Malika Ayane e molti altri). Parte così l’attività live sui palchi del Nord Italia ed è proprio lì, sul palco, che tra i tre musicisti nasce una profonda e bilanciata armonia.
È a marzo 2020, quando l'emergenza sanitaria costringe tutto il paese in lockdown, che il trio inizia a riarrangiare alcuni brani storici del Blues, lavorando da casa. L'approccio è fresco, libero e creativo: si decide di non porre particolari limiti alla direzione da intraprendere e di esplorare diversi approcci con l'intento di rimaneggiare i brani seguendo il proprio istinto e gusto musicale, creando una versione unica e personale. Quattro brani dopo l’inizio dei lavori, gli Holebones si accorgono che varrebbe la pena dare una forma più concreta a questo progetto incidendo un intero disco. La ricerca di uno studio di registrazione porta i tre musicisti al NoLo Recording studio di Niccolò Polimeno e Matteo Gilli (anche autore di tutte le foto e video della band). Niccolò (fonico di professione, chitarrista, cantante e autore) resta impressionato dal progetto e decide di sposarlo diventandone il secondo chitarrista. La band passa due settimane chiusa in studio, dedita completamente alla realizzazione di quello che ormai stava diventando un vero e proprio LP. Otto brani, tutti vecchi Blues, a parte uno. Da qui nasce “LOUD!”.
Pensiamo che reinterpretare brani scritti e creati da chi ha fatto la storia del Blues sia la maniera più semplice per far emergere la vera personalità di una band, soprattutto se appena nata. Non si tratta di replicare una canzone, si tratta di ascoltare un brano, capirlo, esplorarlo, reinventarlo, dar lui una nuova veste, una nuova vita: la vera magia accade nel momento in cui l'ascoltatore scopre i brani originali e, confrontandoli con le tracce di “LOUD!”, comprende qual è la volontà, la direzione del nostro progetto, il suo scopo e in che modo si ci è relazionati con il passato.
D’altronde, riproporre uno di quei brani esattamente come è stato pensato dal suo creatore (o in maniera molto simile) non è rispettoso e, pensandoci bene, non potremmo neanche permettercelo poiché non abbiamo vissuto le stesse vite degli autori originali, degli interpreti storici.
L'intento è anche quello di portare il Blues alla gente a cui il Blues non è ancora arrivato, sperando che la veste che abbiamo dato a questi brani possa essere un veicolo per attrarre sempre più ascoltatori verso questo meraviglioso genere.
La scelta dei brani arriva dall'istinto e dai nostri gusti individuali, ma c'é stata anche un’attenzione particolare ai contenuti e ai testi, nonchè al ruolo e all’importanza storica che il brano ha avuto per il genere Blues. L'unico brano non prettamente Blues infatti è ‘Black Man’ di Stevie Wonder, scelto per il suo testo: un testo importante, che parla di uguaglianza e parità di diritti, a prescindere da razza, colore, genere o religione.
“LOUD” è il nome del disco, un titolo che descrive ciò che sentirete, brani che un tempo erano acustici o addirittura a cappella sono stati spinti in avanti da una sezione ritmica massiccia e chitarre che non riescono a parlare sottovoce.
La pandemia ha cambiato le abitudini e messo in discussione paradigmi sociali, prassi consolidate e, naturalmente, la nostra normalità. In altri momenti saremmo stati in grado di terminare il nostro lavoro, limarlo e infiocchettarlo, in breve tempo ma i vari stop a cui siamo stati costretti ha rallentato i nostri piani e reso tutto più difficile. Ora, dopo mesi di lavoro, abbiamo bisogno di ultimare il nostro lavoro, renderlo perfetto per il suo scopo: avvicinare quante più persone possibili all’affascinante mondo del Blues. Per farlo, occorre però fare gli ultimi passi necessari a trasformare le registrazioni in un vero e proprio disco: il mix, il mastering e, infine, la stampa. Abbiamo perciò deciso di avviare una campagna di crowdfunding per far sì che tutto questo accada e per rendere tutti voi creatori, insieme a noi, di “LOUD” e di quello che rappresenta. La storia della musica in generale, ma soprattutto la storia del Blues è costellata da eventi e incontri fortuiti quanto inaspettati: siamo sicuri che qui possa accadere qualcosa di importante. Con il vostro supporto potrete essere parte di questo grande progetto e rendere possibile la sua realizzazione.
Holebones - “LOUD” . Fatelo per la musica, fatelo per il Blues!
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