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Nenè Malventi, il protagonista, viene al mondo dotato della straordinaria capacità di assistere alla sua vita con il taglio del cineasta e di osservarla dall’esterno, attimo per attimo, come una lunga sequenza di fotogrammi. Di volta in volta, ne è spettatore, regista, attore o comprimario, e chiede al lettore di accompagnarlo e assisterlo, sia che si tratti di sostenergli il carrello per filmare i grandi piani sequenza sia che si tratti di spostare i mobili nella stanza per stabilire i corretti punti di vista nel suo sistema a triangolo. Il sistema di ripresa a triangolo – o meglio “il complesso sistema a geometria variabile” sul quale poggia la sua vita – è quello in cui riesce a muoversi al meglio, tra l’ex moglie Carolina, l’ex amante Illy (diminutivo di Illinois), l’ex amica di scuola poi ex fidanzata Rossella e un’intera compagine di ex qualcosa, che scompaiono e riappaiono sulla scena come ricordi, fantasmi, intrusioni, sogni, desideri e presagi. “Le scelte fanno invecchiare”, è il motto di Nenè. Che si ostina a vivere in un eterno presente, in cui ogni avventura, ogni turbamento, ogni disgrazia, non sono altro che il pretesto per una morte e una resurrezione plateali, false pire dalle cui ceneri si invola, per tornare ad appollaiarsi nella rassicurante quiete del suo sguardo che tutto seziona e nulla sceglie.
Gian Piero Lumbau, nasce a Caserta, alla fine del 1962, con due segni distintivi indelebili: gli occhi di colore diverso e la “capa di bomba”. La sua particolare conformazione fisica lo rende squilibrato e di difficile collocazione. È avvocato civilista, con grandi passioni per il basket, i cavalli, la cucina, le cantine e Thelonious Monk. Si dedica alla letteratura per dare sfogo alla sua verbosità; la signora, però, lo guarda con estrema diffidenza, indicandogli con l’indice teso la porta della cucina.
Il tango della fenice è il suo primo romanzo.
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