Una campagna di
Luciana BorsattiContattiInserisci il tuo indirizzo email: ti invieremo una nuova password, che potrai cambiare dopo il primo accesso.
Controlla la tua casella email: ti abbiamo inviato un messaggio con la tua nuova password.
Potrai modificarla una volta effettuato il login.
Scegli la somma con cui vuoi sostenere il progetto e il sistema di pagamento che preferisci tra quelli disponibili. L’autore del progetto riceverà subito la tua donazione.
Fuori dell’aeroporto di Kabul avevano atteso per giorni la chiamata dei militari italiani che avrebbe permesso anche a loro, come ad altri inseriti nelle liste del nostro governo per il ponte aereo d’emergenza verso l’Italia, di fuggire dai talebani tornati al potere il 15 agosto 2021. Ed erano lì, in una calca di migliaia di persone, anche quando un attentatore dell’Isis ne uccise 200 a pochi passi da loro. Fino a pochi giorni prima, Mohammad faceva il giornalista e così sua sorella Masoma, mentre la moglie Zahra era insegnante e lavorava per i diritti umani e delle donne. In dicembre sono riusciti a fuggire in Pakistan insieme ai due meravigliosi bambini della coppia, e da maggio sono in Italia, ospiti di un Centro di accoglienza nel Nord. Dove sono già al lavoro per ricostruirsi un futuro, a partire dai corsi intensivi di italiano necessari per trovare lavoro.
Aiuta anche tu Mohammad e la sua famiglia. Partecipa a questa raccolta fondi, che contribuirà ad aiutare i volontari del Centro che li ha accolti nel sostenerli.
“L’Afghanistan non è affatto un buon posto per vivere ora, sotto il potere dei talebani, specialmente per i giornalisti e gli attivisti per i diritti umani. Noi stiamo cercando di salvarci, come fa chi sta annegando”, ci scrivevanei mesi scorsiMohammad dal Pakistan, raccontandoci delle minacce di morte subite in redazione dai talebani. E ora la situazione non è certo migliore: le violenze e gli arresti contro giornalisti e attivisti e contro la minoranza etnica hazara continuano, le bambine sopra gli 11 anni non possono più andare a scuola, alle donne viene imposto il burqa e il divieto di lavorare, tanti media hanno chiuso e per gli altri la libertà di stampa è finita. E il ritiro Usa e delle forze occidentali, 20 anni dopo l’invasione, ha lasciato un vuoto pauroso sul piano economico e su quello delle alternative politiche al nuovo Emirato, in un Paese già devastato da decenni di guerre.
Ma l’Afghanistan, come tante altre aree di conflitto e di violazioni dei diritti umani nel mondo, non è stato dimenticato dal Centro che ha accolto Mohammad, attivo da decenni nell’accoglienza di profughi e migranti. ll Centro, di cui non precisiamo il nome a tutela di questa famiglia, è una Onlus che ha accolto centinaia e centinaia di migranti e rifugiati di diverse provenienze, sostenendoli con competenza e vicinanza umana in ogni aspetto del loro percorso di integrazione sociale e lavorativa.Ora ne ospita varie decine, la metà dei quali sono donne e bambini fuggiti dalla guerra in Ucraina.
Mohammad e la sua famiglia sono gli ultimi arrivati, dopo che in tanti si sono attivati per loro in un percorso pieno di ostacoli e di attese cariche di incognite: da chi ne ha seguito passo per passo la vicenda in tutti questi mesi, senza mai dimenticare né loro né decine di altri afgani nelle stesse condizioni, all’Ambasciata d’Italia a Islamabad e alla Comunità di S.Egidio, che ha provveduto al volo da Islamabad a Roma.
Ora sono i volontari del Centro che li accompagnano nel resto del viaggio, fino a quando si saranno inseriti in Italia e avranno ritrovato l'indipendenza economica perduta. Ma il Centro vive anche di contributi privati e di donazioni, fondamentali per svolgere tutte le sue attività.
Aiuta dunque anche tu a sostenere la famiglia di Mohammad e quanti sono dovuti fuggire da casa propria come loro.
Se vuoi partecipare a questa campagna di raccolta fondi, lo puoi fare su questa piattaforma con Paypal o con carta di credito.
Se vuoi avere altre informazioni su questa famiglia e su come procede la loro nuova vita in Italia puoi scrivere a luciana.borsatti@gmail.com.
Un ringraziamento particolare a Kaveh Kazemi, fotografo e fotogiornalista iraniano che collabora con Getty Images e ha donato questa foto scattata nel settembre 2021 a Herat. L'abbiamo scelta perché ritrae delle bambine, e il loro diritto all'istruzione è uno di quelli più a rischio nell'Afghanistan dei talebani. Ma il loro sorriso e la loro energia ci rassicurano: il popolo afgano ce la farà a ricostruirsi un futuro di pace, sicurezza e libertà. Sarà più facile se non lo lasceremo solo.
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) costituiscono una serie di 17 obiettivi concordati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Parità di genere: raggiungere la parità di genere attraverso l'emancipazione delle donne e delle ragazze.
Ridurre le diseguaglianze: ridurre le disuguaglianze all'interno e tra i paesi;
Pace e giustizia: promuovere lo sviluppo sostenibile.
Commenti (4)