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Il tema delle morti sul lavoro è da sempre un tema caldo nel dibattito pubblico italiano. Da decenni, quando al telegiornale compare la notizia di un decesso avvenuto durante le ore di lavoro, l’opinione pubblica si indigna e pare giunto il momento in cui si possa fare qualcosa per porre fine a questa strage silenziosa. Poi, come per tutte le notizie che fanno sensazione, l’emozione passa, la tensione si raffredda e i pensieri della massa vanno altrove. Fino al prossimo incidente.
Certo, qualcosa nel corso del tempo è stato fatto, ci sono nuove leggi sulla sicurezza e, in linea teorica, morire sul lavoro dovrebbe essere più difficile. Eppure non è così, perché i numeri, freddi e ostinati, non calano, anzi crescono. Ciò che pare incredibile è che non destano più, nella pancia dell’opinione pubblica, alcuna emozione. Come se quei numeri fossero considerati ineluttabili, ovvi, un cromosoma invariabile nel dna di una nazione che pare assuefatta.
Carlo Soricelli sostiene che quei numeri sono sottostimati e porta avanti, da anni, una battaglia per un conteggio diverso, che tenga conto di tanti casi “invisibili”. Novello Don Chisciotte, lotta contro i mulini a vento della burocrazia e dell’apatia pubblica. Eppure, conoscere la sua battaglia è un modo per interrogarci sul tema e capire se è ancora possibile fare qualcosa contro la nostra, forse inevitabile, assuefazione.
Conteggio deceduti Inail
2023- nr morti 1090
Conteggio deceduti Osservatorio
Il 6 dicembre 2007 una tragedia scuote l’opinione pubblica italiana. A Torino, nello stabilimento della Thyssen Krupp, un incendio toglie la vita a sette operai. Una strage, una delle tante che colpiscono il mondo del lavoro. Davanti alla tv, mentre piange per quelle morti, un uomo decide che deve fare qualcosa per impedire il ripetersi di tali tragedie. Ma cosa può fare? In fondo è solo un metalmeccanico senza alcun potere.
Oggi Carlo Soricelli ha 75 anni, è nonno di 4 bambini, è felicemente pensionato e racconta cosa fece da quel giorno in poi. Immediatamente si rese conto che i dati ufficiali che venivano diffusi ogni anno sulle “morti bianche” erano parziali, mancavano infatti tutta una serie di casistiche che l'Inail non prendeva in considerazione: in primis i lavoratori in nero, poi quelli morti “in itinere”, cioè vittime di incidenti mentre andavano o tornavano dal lavoro, e a seguire altre casistiche particolari.
Nel gennaio 2008 nasce così l’“Osservatorio indipendente morti sul lavoro di Bologna”, un organismo con cui Carlo si pone l’obiettivo di contare le morti reali. Quella storia dura ancora oggi e Carlo la porta avanti con determinazione. Nel tempo è riuscito a imbastire una serie di contatti e di rapporti con moltissime persone in tutta Italia che gli segnalano, quotidianamente, casi e gli passano informazioni. Inoltre suo figlio, informatico, gli ha insegnato un po' di trucchi per fare ricerca e strutturare il suo lavoro in modo determinato.
Ma Carlo, alla fredda legge dei numeri, aggiunge un suo lato privato che rende più caldo il suo impegno. Ha infatti una grandissima passione per la pittura e traduce su tela il tema delle morti sul lavoro, con moltissime opere realizzate nel tempo. Negli anni è riuscito a prendere in affitto un locale che usa per dipingere e in cui tiene tutti i suoi quadri e le sue sculture; addirittura ha dipinto una volta intera, come una sorta di cappella sistina dedicata ai caduti.
Il lavoro di Carlo, rispetto alle morti sul lavoro, si inserisce in un quadro sociale drammatico, in cui i diritti dei lavoratori sono sempre più in discussione e i casi di morte sono drasticamente in aumento; a volte ci sono timidi segnali, da parte delle istituzioni, che vorrebbero risolvere il problema ma sia la prima crisi del 2008, sia la seconda del 2011 e in seguito la pandemia hanno determinato condizioni di lavoro sempre più carenti in termini di diritti, causando un aumento continuo del numero dei decessi. Sapere quanti sono realmente, per Carlo è il primo passo per impedire che le istituzioni e l’opinione pubblica si rassegnino a questa strage che, giorno dopo giorno, toglie la vita a migliaia di vittime innocenti.
Parlare delle morti sul lavoro è un dovere, raccontare la storia di Carlo e del suo Osservatorio vuole essere uno stimolo in favore delle persone che conoscono poco o niente questo dramma.
Il documentario percorre la quotidianità di Carlo, il suo lavoro di ricerca con l'Osservatorio, il suo impegno, le sue riflessioni e il suo essere ogni giorno, e sempre di più, un Don Chisciotte che urla al mondo intero. Nelle sue dirette sui social, mentre osserva gente sui trattori, nella sua casa museo sull'Appennino, durante le manifestazioni di piazza, mentre fa le ricerche e si confronta con sua moglie, quando dipinge o quando incontra qualche parente di una vittima che ha fondato un'associazione alla memoria.
Carlo è una figura eclettica ed ha trovato nell'arte un approdo naturale in cui esprimere la sofferenza derivata da questo conflitto, passa facilmente dalla penna al pennello, dalla pittura alla scultura, rendendo l'approccio visivo del film dinamico ed eterogeneo. Nel suo studio ci sono i ritratti in pittura o in collage dei morti sul lavoro, mosaici che grondano sangue e che non cercano riparazione alcuna. La sua rabbia sfuma naturale nella compassione e negli occhi di operai, uomini sfruttati, degli ultimi, degli scarti della società.
Una storia ammirevole quella di Carlo, un esempio di dedizione e impegno, passione e intelligenza, che dimostra, come ha affermato, parlando di lui, l'Arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi: “…che con poco si può fare moltissimo.”
Esordisce alla regia nel 2011 con “E noi ve lo diciamo” sugli ultras delle squadre di calcio. Nel 2012 scrive e dirige “Ortobello. Primo concorso di bellezza per orti” e “Fugh int i scapàin” nel 2017. Come autore e sceneggiatore “The human horses” nel 2014 e “Magar women” nel 2016. Nel 2019 scrive e dirige “Terre di cannabis”, “Il faro. Il fantastico viaggio della Banda Rulli Frulli” è il suo ultimo documentario in fase di produzione.
Christian Poli vive a Bologna. Dal 2006 si avvicina al mondo della scrittura, collaborando alla sceneggiatura del film “Lezioni di cioccolato”. Negli anni seguenti lavora in pubblicità e prosegue la collaborazione in script per tv e cinema. Nel 2014 esordisce a teatro con il monologo “L’Arte ad Arte” e negli anni successivi realizza gli spettacoli “Mi chiamo Andrea, faccio fumetti”; “Sandro” e “Storia di un assassino”, gli script dei film “Ho conosciuto Magnus”; “Opera mundi”; “La California” e tre puntate del format televisivo Sky “Le muse inquietanti”. Negli ultimi anni ha realizzato alcuni documentari: “Terre di cannabis”, in concorso al Bellaria Film Festival, “Porpora”; “The Passengers” e “I miei sette padri”.
Dal 2013 collabora con la scuola di scrittura Bottega Finzioni, come docente di sceneggiatura e Maestro d’Area dell’area fiction.
Subito dopo il diploma in arti visive nel 1992, comincia a lavorare come assistente operatore nelle troupe eng per i telegiornali nazionali. Dal 1995 lavora come operatore di ripresa freelance per varie case di produzione tra cui Movie Movie di Bologna. Dal 2000 comincia a collaborare con Magnolia Milano, realizzando vari format televisivi Music Farm (2004), L'isola dei famosi (dal 2004 al 2012), La sposa perfetta (2008), XFactor (2008), SOS tata (2009,2010,2011). Ha lavorato per la Rai, sede di Bologna per diversi eventi e programmi tv (Tarata 2001, Pavarotti &Friends, eventi sportivi), Turisti per Caso, Muse inquietanti, In compagnia del lupo (Sky Arte), Lessico amoroso (Rai 3). Nel 2010 realizza il suo primo documentario "Dove osano le mucche". Nel 2012 realizza "Ortobello. Primo concorso di belezza per orti". Nel 2012 cura fotografia e regia del documentario " The Human Horses". Nel 2014 realizza "Magar Woman". L'ultimo documentario realizzato è "Terre di Cannabis" in concorso al Cinemambiente di Torino 2019. Nel 2020 per i 40 anni dalla strage del 2 Agosto alla stazione di Bologna, realizza come direttore della fotografia il documentario per Rai 1 "2 Agosto 1980, un giorno nella vita" con Carlo Lucarelli.
Nato nel 1975 a Bologna, recepisce una varietà di influenze e approcci operando al di fuori dei limiti di genere, prediligendo una comunicativa integra e senza compromessi. Elabora una peculiare identità compositiva e improvvisativa unitamente ad un linguaggio pianistico estremamente personale, caratteristiche che l'hanno condotto ad esibirsi nell'ambito di rassegne e festival in Italia, Germania, Inghilterra, Spagna, Russia, Portogallo, Ungheria, Serbia, Slovenia, Austria, Olanda, Francia e Belgio, venendo ripreso in diretta radiofonica da alcune importanti emittenti internazionali come RAI Radio3 (IT), BBC 3 (UK), Radio Bremen (DE), Bimhuis Radio (NL), Radio6 (NL). Ha all'attivo oltre una trentina di pubblicazioni (Leo Records, Rai Radio3, FMR, Amirani Records, Not Two, Setola di Maiale, stella*nera, Aut Records, Klopotec, Fonterossa, Rudi Records). Il suo piano solo “Tecniche Arcaiche” è indicato tra i migliori dischi dell’anno dalla rivista Musica Jazz, così come “Live in Rome” con il quintetto Comanda Barabba, ripreso dal vivo presso gli studi di Rai Radio3 per la trasmissione “Battiti”. “A Pearl In Dirty Hands” (con musicisti portoghesi e uruguaiani) è classificato da Jazz Portugal tra i dischi fondamentali della scena portoghese. “Tell no Lies” è tra i migliori dischi dell’anno per All About Jazz. La produzione di “En Portugal!” per la SPM Ivan Illich è supportata dall’Unesco. "Anasyrma" è tra i migliori dischi dell'anno per Il Giornale della Musica, Musica Jazz, The New Noise, Controradio.
Lo sviluppo del documentario è appena terminato e abbiamo deciso di finanziare la fase di produzione, o parte di essa attraverso un crowdfunding. Pensiamo che questa decisione possa favorire un percorso snello, senza costi di gestione elevati e con una struttura amministrativa fluida. Abbiamo fiducia che un argomento del genere, importante e urgente, possa stimolare un movimento dal basso pronto a sostenere e supportare questa causa.
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