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un progetto di
Arianna Pagani e Sara Manisera
English and arabic version below
Il 20 Marzo 2003, la coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, invade l’Iraq.
Iniziava così la Seconda Guerra del Golfo, un intervento giustificato come “guerra preventiva”, (Saddam Hussen era accusato di possedere armi di distruzione di massa e di nascondere militanti di Al Qaida) e “esportazione della democrazia”. Secondo le parole di George Bush, la missione militare “Iraqi Freedom” avrebbe combattuto il terrorismo e portato libertà, prosperità e laicità.
Quindici anni dopo, cosa è cambiato?
In questi quindici anni, l’Iraq ha subito un intervento militare, la contro insorgenza, una guerra civile e la nascita e lo sviluppo dello Stato Islamico.
A quindici anni dall’invasione americana, quattro donne raccontano come si vive oggi in Iraq, come la loro vita è cambiata dopo il 2003, come resistono e lottano in una società sempre più patriarcale, divisa su base settaria e alimentata da un clima di odio e d’intolleranza tra le comunità, eredità dell’invasione americana e delle politiche settarie adottate in questi quindici anni.
“Donne fuori dal buio” è un progetto multimediale che racconta la storia di quattro donne, ripercorrendo le fasi storiche dei conflitti, lungo una linea temporale nei territori più rappresentativi dell’Iraq: Baghdad, Halabja, Qaraqosh, Mosul.
Per tutte le donne, l’invasione del 2003 ha significato qualcosa, anche se in maniera differente.
Una dottoressa, un’avvocata, un’attivista, e una madre, sono le protagoniste di un webdoc, composto da video, articoli, foto e mappe. Le loro vite s’intrecciano con la storia dell’Iraq, narrando il conflitto – e gli anni seguenti – privandoli di ogni gerarchia del dolore e categoria etnica o religiosa di appartenenza. Tutte ne hanno sofferto – siano esse sunnite, sciite, cristiane o curde – e tutte, oggi, resistono.
Per realizzare questo webdoc multimediale abbiamo bisogno del vostro supporto.
I costi che dobbiamo sostenere sono:
spese di produzione:
assicurazione, trasporti in Iraq, costi di viaggio
spese di post produzione:
montaggio audio e video, piattaforma multimediale, grafiche, editing fotografico, traduzioni
realizzazione della piattaforma online
iscrivere il webdoc a festival nazionali e internazionali
Donne fuori dal buio è un progetto indipendente dal basso. Abbiamo ricevuto un piccolo contributo dall’ong italiana Un Ponte Per... che da anni porta avanti in Iraq dei progetti indirizzati alla società civile.
Tuttavia questo non basta e abbiamo bisogno dell’aiuto di persone che credono in questo progetto.
Ci date una mano?
Questo webdoc è per noi un capitolo conclusivo del lavoro svolto in Iraq in questi ultimi anni. In special modo dal 2014 con l'arrivo dello Stato Islamico nel Paese. Siamo convinte che sia importante realizzare una piattaforma che tramite una propria timeline porti lo spettatore a conoscere diverse storie di resilienza che si stanno costruendo in Iraq. La passione che mettiamo in questo lavoro ci permette di documentare la voce, le storie e le speranze di molte donne incontrate lungo il nostro percorso.
Se vuoi seguirci terremo aggiornate le nostre pagine facebook con racconti e immagini direttamente dal campo. Cercheremo, per quanto possibile, di aggiornarvi sulle storie che incontreremo, sui fatti marginali e i contesti politici attuali.
Qui il link per seguire il nostro viaggio: Arianna e Sara
Per chi investirà sul nostro progetto, saranno caricati tutti i contenuti in una pagina riservata all'interno del sito "produzioni dal basso". Gli aggiornamenti saranno per noi, il modo più semplice e genuino per tenervi agganciati alle nostre storie e al nostro viaggio.
Arianna Pagani, fotografa
Sara Manisera, giornalista
Siamo una giornalista e una fotografa freelance. Lavoriamo in Iraq dal 2014 e ci occupiamo di donne e società civile. Abbiamo realizzato reportage per numerosi media italiani e internazionali.
Donne fuori dal buio è un progetto fotogiornalistico di lungo termine con al centro le donne, vittime dirette o indirette di conflitti. Abbiamo iniziato in Bosnia, raccogliendo storie di donne che ci hanno raccontato la guerra, privandola di ogni gerarchia di dolore e categoria etnica di appartenenza. Tutte ne hanno sofferto e tutte oggi resistono.
Le voci che raccoglieremo in Iraq avranno al centro quattro donne, di diverse comunità e religione, perché crediamo che la guerra colpisca tutti, indiscriminatamente.
Lavori realizzati:
La Stampa Doc
Internazionale
Al Jazeera
Altreconomia
Lifegate
The New Arab
Alcuni estratti degli articoli pubblicati
“Resterò su questa montagna fino a quando ci sarà anche solo una persona che avrà bisogno di aiuto”. Khansa Shamdin ha le idee chiare e un tenace spirito di adattamento. Da due anni e mezzo, nel cuore del Sinjar, questa donna assiste e fornisce cure mediche ai soldati feriti dell’esercito peshmerga e alla comunità yazida in fuga dal sedicente Stato islamico.
Prima dell’arrivo dell’Isis da Erbil, principale città del Kurdistan iracheno, si impiegavano tre ore per raggiungere la catena montuosa del Sinjar. Oggi ce ne vogliono sei. L’unica via di collegamento circumnaviga Mosul a nord, attraversando paesaggi desertici e stepposi che si alternano a zone verdi e rigogliose man mano che ci si avvicina al fiume Tigri. Numerosi sono i villaggi abbandonati e distrutti che si vedono lungo la strada, in molti punti bucata dai colpi di mortaio."
Tratto da LA BATTAGLIA DELL’UNICA DOTTORESSA TRA I MONTI DEL KURDISTAN IRACHENO
pubblicato su TPI
“Vorrei tornare a casa, ma qual è la mia casa?”. Se lo domanda Aya, e come lei tante altre donne irachene, sfollate interne nel proprio stato, o siriane, in fuga dal loro paese devastato dalla guerra. Sara Manisera ci racconta – con le foto di Arianna Pagani – la situazione nel Kurdistan iracheno, tra le tensioni politiche e la pressione sociale provocata dalla presenza di un alto numero di sfollati e rifugiati.
Nella periferia est di Erbil, all’interno della clinica Kasnasan per la salute riproduttiva, gestita da Un Ponte Per, centinaia di donne attendono nel corridoio centrale. Alcune sono sedute, altre in piedi rincorrendo i bambini più piccoli. La maggior parte ha pance voluminose ma tutte sono in attesa dell’unica ginecologa che visita le pazienti. Arrivano dalla Siria e dall’Iraq, sfollate dalla guerra o dallo Stato islamico.
Tratto da Donne in fuga: lettere dal Kurdistan iracheno
pubblicato su Open Migration
Un pulmino guidato da dottoresse in fuga dallo Stato Islamico diventa una clinica mobile per tutte le donne, anche loro in fuga, che vivono in campi profughi e nelle zone più remote del paese.
A prima vista sembra un pulmino della scuola. In realtà, appena si sale a bordo, i primi oggetti che richiamano l’attenzione sono uno stetoscopio, una bilancia, uno sfigmomanometro (per misurare la pressione) e un piccolo baule colmo di medicine. I sedili sono sostituiti da due lettini pieghevoli attaccati alle maniglie dell’autobus e tre donne sorridenti, con il camice blu, accolgono altre donne che si accalcano davanti all’ambulatorio per farsi visitare. Le unità mobili sono delle cliniche su quattro ruote che raggiungono le rifugiate siriane e le sfollate irachene nelle aree più remote e isolate, difficilmente raggiungibili o da cui queste donne faticano a uscire.
Tratto da Iraq, la clinica mobile che aiuta le donne in fuga dallo Stato Islamico
pubblicato su Lifegate
La stanzetta che ospita la lezione di primo soccorso è piena di donne. È un’aula spoglia e luminosa nel Kurdistan Training Coordination Center di Bnaslawa, a nord di Erbil, dove la temperatura sfiora i cinquanta gradi. Sedute dietro i banchi in fila ordinata, sono circa una ventina le donne che seguono il corso di addestramento.
Come allieve al loro primo giorno di scuola, prendono appunti sui loro quaderni e seguono con attenzione la spiegazione delle addestratrici dell’esercito italiano. Alcune ascoltano e basta perché non sanno né leggere né scrivere. Altre invece non alzano nemmeno lo sguardo dai loro fogli.
Quasi tutte fanno parte del gruppo Zeravani, un’unità militare appartenente alle forze di sicurezza curde che dipende direttamente da Marsoud Barzani, presidente della regione autonoma dell’Iraq e capo del Partito Democratico del Kurdistan (PDK).
Eppure, la maggior parte di loro proviene dalla Siria; da Kobane, Damasco, Qamishlo, Derek e Afrin. Come Fatima: ha 23 anni e proviene dal Rojava ma da quasi tre anni vive a Erbil con la sua famiglia, dove ha deciso di arruolarsi con i Peshmerga, le forze di sicurezza del Kurdistan iracheno.
“Volevo entrar a far parte dei Peshmerga già quando ero in Siria, poi quando sono arrivata qui è diventato possibile”, racconta a VICE News, con voce flebile ma decisa. “Ho scelto di entrarci perché volevo difendere il mio paese, il Kurdistan, dallo Stato Islamico. Non importa se in Siria o in Iraq, perché sono curda prima di tutto.”
Tratto da Abbiamo seguito gli addestramenti dell’Esercito Italiano riservati ai curdi in Iraq.
pubblica su Vice News Italia
WOMEN OUT OF DARKNESS: IRAQ, 15 YEARS AFTER
www.donnefuoridalbuio.com
On March 20, 2003, a U.S. – led coalition invaded Iraq. To justify targeting Iraq, the Bush Administration devised the principle of “pre-emptive strike” (Saddam Hussein was accused of possessing weapons of mass destruction and of hiding Al Qaeda militants). According to the National Security Strategy published in September 2002, the US should strike against hostile states and terrorist groups, acting “against such emerging threats before they are fully formed.” In the words of George Bush, the military operation “Iraqi Freedom” would fight terrorism and bring freedom, prosperity, and secularism.
Fifteen years after, what has changed?
In these fifteen years, Iraqis have witnessed the 2003 American-led invasion, an all-out civil war from 2006 to 2007 and the takeover of much of western Iraq in 2014 by Isis. Fifteen years after the military invasion, the Iraqi woman’s condition has worsened, in terms of access to education, cultural and religious oppression, domestic violence, discrimination and constraints on their freedoms. The Islamic State has also imposed abusive restrictions on Iraqi women and girls and severely limited their freedom of movement and access to health care and education in areas under its control.
Fifteen years after the American invasion, four women tell how they live in Iraq today, how their lives changed after 2003, how they resist and fight in an increasingly patriarchal society, divided on a sectarian basis and fed by a climate of hatred and intolerance, the legacy of the American invasion and the sectarian policies adopted in these fifteen years.
THE PROJECT
The resilience of Iraqi women who have learned how to survive often goes unnoticed amid such political turmoil, destruction, and death.
“Women out of darkness” is a multimedia project, reported in four parts, exploring the women’s condition in Iraq, along with a timeline in the most representative territories: Baghdad, Nineveh Plains, and Kurdistan region. These stories offer an account of the Iraqi conflicts – and the following years – free of any hierarchy of pain or ethnic classification. All have suffered – whether Arab, Kurd or Yazidi– and all today, struggle in silence, in a patriarchal society, imbued with sectarianism and intolerance that is a direct result of the policies implemented in these years.
A doctor, a lawyer, an activist, and a mother are the protagonists of a webdoc, consisted of videos, articles, photos and maps. Their lives are linked with the history of Iraq. All have suffered - whether Sunni, Shiite, Christian or Kurdish - and all, today, resist.
BUDGET
We need your support to succeed in this project and realize a web-documentary:
The costs to be sustained are:
- production costs: insurance, transports in Iraq, travel costs.
- post-production costs: audio and video editing, multimedia platform, graphics, photo editing, translations
- construction of the platform
SUPPORT US
“Women out of darkness” is an independent project. We have received a small contribution from the Italian Ngo Un Ponte Per (A Bridge with…) which has been implementing projects since years in Iraq.
However, this is not enough and we need the support of people who believe in this project. Can you give us a hand?
This webdoc is a conclusive chapter of the work realized in Iraq in the last four years, especially since 2014 with the rise of the Islamic State. We are convinced that it is important to create a platform that, through its own timeline, brings the audience to meet different stories of resilience all over Iraq. The passion we put into this work allows us to document the voice, the stories and the hopes of many women we met along our path.
JOIN US ON THIS JOURNEY
On February 14th, at 13.45 the journey begins.
First destination is Baghdad.
If you want to follow us we will keep our facebook pages updated with stories and photos directly from the field. We will try, as far as possible, to update you on the stories we will meet, on the marginal facts and the current political contexts.
Here the link to follow our journey: Arianna and Sara
For those who invest in our project, all the contents will be uploaded on a specific page within the "bottom productions" website. The updates will be the easiest and most genuine way to keep you connected to our stories and our journey.
WHO WE ARE
Arianna Pagani, photographer
Sara Manisera, journalist
We are a freelance journalist and photographer. We have been working in Iraq since 2014 and we deal with women and civil society. We have produced reportage for several Italian and international media.
Women out of darkness is a long-term photojournalistic project, focused on women, direct or indirect victims of conflicts. We started in Bosnia, collecting stories of women suffered the war. All have suffered and all resist today. In Iraq we will collect four stories of women, from different communities and religions, because we believe that the war affects everyone, indiscriminately.
WOMEN OUT OF DARKNESS: IRAQ, 15 YEARS AFTER
www.donnefuoridalbuio.com
خمسة عَشَر عاما على الغزو الأمريكي, أَربعة سيدات يروين كيف هي الحياة اليوم في العِراق و كيف تغيرت حياتهُن بعد عام 2003.
كيف يُقاومن و يُحاربن في مجتمَع بطريَركي بشكل متزايد و منقسم على أُسس طائِفيَّة يغذيها مناخ الكراهية و التعصُّب و غياب التسامح بين مختلف شرائح المجتمع, إرث خلَّفه الإجتياح الأمريكي و السياسات المذهبية التي تمَّ تبنيها خلال الخمسةَ عشرَ عاماً المنصرمة.
إدعم المشروع على منصَّة crowdfounding Produzioni dal Basso.
بفضل تبرعاتك ستساعدنا في إنشاء منصَّة مُتعددة الوسائط و التي ستحتضن قصص مقاومة المجتمع العِراقي
نحن نؤمن بهذا المشروع و ذلك لأنَّ بعض القصص يمكن لها أن تساعد أكثر من غيرها في إعادة بناء ما تمَّ تدميره.
مساهمتك ستسهم في إخراج هذه الأصوات من الظُلمة.
Traduzione di Anas Rayyan
Pourquoi aujourd'hui
Le 20 mars 2003, la coalition internationale menée par les Etats-Unis envahit l'Irak.
Commence comme cela la Seconde Guerre du Golfe , une intervention justifiée comme " guerre préventive " , ( Saddam Hussein était accusé de détenir des armes de destructions massives et de cacher des militants d'Al-Qaïda ) et "exportation de la démocratie " . Selon les mots de G. Bush , la mission militaire " Irakiens Libres" aurait combattu le terrorisme et aurait porté liberté, prospérité et laïcité.
Quinze années après , qu'est-ce qui a changé ?
En quinze ans , l'Irak a subi une intervention militaire , la guerre civile et la naissance et le développement de l'Etat Islamisque .
Quinze années après l'invasion américaine, quatre femmes racontent comment vit-on aujourd'hui en Irak, comment leur vie a changé après 2003 , comment elles résistent et luttent dans un société toujours plus patriarcale, divisée sur la base sectarielle et alimentée par un climat de haine et d'intolérance entre les différentes communautés, hérédité de l'invasion américaine et des politiques sectarielles adoptées pendant ces quinze années.
Le projet
Donne fuori del buio est un projet multimédia qui raconte l'histoire de quatre femmes , retraçant les phases historiques des conflits , le long d'une ligne temporelle dans les territoires les plus représentatifs de l'Irak : Baghdad , Halala , Qaraqosh et Mossul .
Pour toutes les femmes , l'invasione de 2003 a signifié quelque chose, et de différentes manières.
Une doctoresse, une avocate , une activiste et une mère sont les quatre protagonistes du webdoc , composé de vidéo, interviews, articles, photos et cartes. Leurs vies s'entrecroisent avec l'histoire de l'Irak , narrant le conflit , en les privant de toute hiérarchisation de la douleur et de catégorie ethnique ou religieuse auquel elles appartiennent . Toutes en ont souffert , elles sont sunnite , chiite , chrétienne ou kurde et toutes aujourd'hui résistent .
Le budget
Pour réaliser ce webdoc multimédia, nous avons besoin de votre soutien.
Les coûts que nous devons supporter sont:
-dépenses de production : assurance, visa, coûts du voyage, logements, transports à travers l'Irak , traducteur,
-dépenses de post-production : montage audio et vidéo, création de la plateforme multimédia, création d'outils numériques ( cartes, graphiques,...) , édition et montage des photographies et traduction
-dépenses de réalisation de la plateforme en ligne
-inscrire le webdoc à un festival national ( Italie) ou international
Soutiens-nous
Donne fuori dal buio ( Femmes hors de l'ombre) est un projet indépendant par le bas . Nous avons reçu une petite contribution d'une ONG italienne Un Po te Per ... qui depuis des années porte en avant des projets adressés à la société civile irakienne.
Toutefois cette contribution ne suffit pas à la réalisation du webdoc et nous avons besoin de l'aide de personnes qui croient en ce projet.
Vous nous donnez un coup de pouce ?
Ce webdoc est pour nous un chapitre conclusif du travail accompli en Irak durant ces ultimes années. Plus particulièrement depuis 2014 et l'arrivée de l'Etat Islamique dans le pays . Nous sommes convaincues qu'il est important de réaliser une plateforme ,qui par le biais d'une vraie ligne temporelle , porte les lectrices(lecteurs) utilisatrices(utilisateurs) du webdoc à connaître diverses histoires de résilience qui sont en train de se construire en Irak. La passion que nous mettons dans ce travail, nous permet de décrire et exprimer les voix , les histoires et l'espérance de beaucoup de Femmes rencontrées le long de notre parcours.
En voyage avec nous
Le 14 février 2018 à 13h45, le voyage commence , première destination Baghdad.
Si tu veux nous suivre , reporte toi à nos pages facebook avec les nouvelles et les images directement des camps Irakiens.
Nous chercherons , dans la mesure du possible à vous actualiser sur les histoires que nous raconterons, sur les faits marginaux et les contestations sociales et politiques actuelles.
Ici, le link pour suivre notre voyage :
Pour ceux qui investiront sur le projet, une page spéciale, à l'intérieur du site " produzioni dal basso" vous est réservée avec tous les contenus.
Les actualisations seront pour nous , le moyen le plus simple et sincère pour vous tenir accroch(és)ées à nos histoires et à notre voyage.
Qui sommes-nous
Nous sommes une journaliste et une photographe free-lance. Nous travaillons en Irak depuis 2014 et nous nous occupons de Femmes et de société civile. Nous avons réalisé des reportages pour un grand nombre de médias italiens et internationaux.
Donne fuori dal buio est un projet photographico-journalistique de long terme avec au centre les Femmes, victimes directes ou indirectes des conflits .
Nous avons commencé en Bosnie, en recueillant les histoires des Femmes qui nous ont raconté la guerre et leurs atrocités, en les privant chacune de toute hiérarchisation de la douleur et catégorie ethnique d'appartenance. Toutes en ont souffert et toutes aujourd'hui résistent.
Les voix que nous recueillons en Irak auront au centre quatre Femmes de diverses communautés et religion, parce que nous croyons que la guerre frappe tous et toutes , sans distinction.
Travaux réalisés :
Quelques extraits des articles publiés :
" Je resterai sur cette montagne Tant qu'il y aura encore une personne qui aura besoin d'aide ."
Khansa Shamdin a les idées claires et un esprit tenace d'adaptation. Depuis deux ans et demi , dans le cœur du Sinjar , cette femme assiste et fournit des soins médicaux aux soldats blessés de l'armée des Peshmergas et surtout à la communauté Yezidi fuyant l'Etat Islamique.
" Avant l'arrivée d'ISIS à Erbil , principale ville du Kurdistan irakien, il fallait trois heures pour rejoindre la chaîne montagneuse du Sinjar . Aujourd'hui il en faut six. L'unique voie d'accès se fait par Mossul au nord, traversant des paysages désertiques et stériles qui s'alternent progressivement avec des étendues vertes et prospères au fur et à mesure que l'on se rapproche du fleuve Tigre . Nombreux sont les villages abandonnés et détruits qui se voient le long de la route, en nombreux points perforés par l'impact des mortiers "
Traite de LA BATAILLE DE L'UNIQUE DOCTORESSE À TRAVERS LES MONTS DU KURDISTAN IRAKIEN
Publié sur TPI
L’accesso alla gallery è riservato ai sostenitori del progetto.
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