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Antonio Giuriolo, “Capitan Toni”, è stato un'importante figura della Resistenza vicentina, veneta e italiana: morì 80 anni fa, a soli 32 anni, sull'Appennino bolognese, colpito da una mitragliatrice tedesca mentre soccorreva un compagno di 16 anni. Immortalato da Luigi Meneghello nel celebre romanzo “I piccoli maestri”, medaglia d'oro al valor militare della Resistenza, il suo ricordo ritorna in discorsi, saggi, commemorazioni, tra cui quella del filosofo Norberto Bobbio che lo conobbe.
Ma chi fu davvero Antonio Giuriolo?
Per la prima volta un film porta alla luce la sua storia meno conosciuta: la famiglia di tradizione democratica e socialista, la formazione e lo sviluppo di uno spirito libero e anticonformista fuori dalla “gabbia” al pensiero imposta dal regime fascista. E poi la produzione intellettuale, la scrittura di articoli e quaderni, le lezioni private al di fuori delle scuole statali, dal momento che rifiutò sempre la tessera del partito fascista, obbligatoria per poter insegnare. E l'attività politica, con la tessitura di una rete clandestina di rapporti e di amicizie che lo portarono a confrontarsi con i più importanti intellettuali antifascisti e a diventare il punto di riferimento per Vicenza e il Veneto del nascente Partito d'Azione, di ispirazione liberal-socialista.
Il film per la prima volta apre gli archivi orali, fotografici e documentali della famiglia Giuriolo, dell'Istrevi - Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Vicenza e di altre importanti istituzioni della città quali il Museo del Risorgimento e della Resistenza e la Biblioteca Bertoliana.
L'obiettivo è parlare a un pubblico ampio, in particolar modo ai giovani, unendo in modo originale interviste, materiali d’archivio e immagini di luoghi, oggetti e documenti significativi.
Il desiderio è quello di delineare un ritratto umano, in chiave anti retorica e non convenzionale di un giovane uomo che, cresciuto sotto il regime fascista, sviluppa una formazione culturale autonoma che interpreta l'antifascismo come una scelta di coerenza e di profonda moralità.
Il progetto nasce su iniziativa della famiglia Giuriolo e con il fondamentale contributo e supporto dell'Istrevi - Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Vicenza, per tramandare la memoria familiare, civile e storica di “capitan Toni”.
La regia è affidata a Marco Zuin, affiancato da Giulio Todescan nel ruolo di co-autore.
La produzione è sostenuta da Lies - Laboratorio dell'inchiesta economica e sociale Aps, Working Title Film Festival e Videozuma.
Attraverso documenti d'archivio, interviste a esperti e visite ai luoghi significativi dove Giuriolo si è formato e ha vissuto - le colline di Arzignano, Vicenza, l’Altipiano di Asiago, il Rifugio Campogrosso a Recoaro Terme, Lizzano in Belvedere sull'Appennino Bolognese - prenderà forma il ritratto di un giovane uomo che, cresciuto sotto il regime fascista, sviluppa una formazione culturale autonoma che interpreta l'antifascismo come un atto civile e una fuga necessaria dalla realtà.
Gli archivi valorizzati nel film sono un patrimonio costituito da fotografie e da documenti autografi di Giuriolo, dalle lettere ai Quaderni, la cui importanza è centrale per ricostruire le vicende della Resistenza e in particolare del Partito d’Azione, di cui Giuriolo fu tra i fondatori in Veneto, stabilendo stretti legami con intellettuali di spicco quali Norberto Bobbio e Aldo Capitini.
Inoltre include video testimonianze inedite di studiosi e anche di chi, come il partigiano Renzo “Tempesta” Ghiotto, conobbe Toni nella sua giovinezza e riconobbe in lui un maestro di vita e di pensiero.
Il documentario, con una durata stimata tra i 20 e i 25 minuti, è pensato per essere accessibile a un vasto pubblico, principalmente agli studenti, ma anche a tutti i cittadini.
Grazie al contributo dell'Istrevi è stato possibile realizzare buona parte delle riprese. Ora per concludere il progetto servono risorse aggiuntive per finalizzare la fase di post-produzione:
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Una volta concluso il progetto, nei primi mesi del 2025, si prevede una distribuzione nei festival di cinema, nelle sale cinematografiche, in serate a tema ospitate da associazioni, e nelle scuole, dove il film potrà essere utilizzato come strumento per promuovere la conoscenza e la riflessione sulla Resistenza e l'antifascismo. Consideriamo infine la possibilità di una diffusione televisiva su canali tematici e la diffusione nel web su piattaforme.
La durata del film è stata pensata appositamente per poter rientrare nell'ora scolastica, fungendo da introduzione agli argomenti trattati e incoraggiando la discussione con gli studenti dai 14 anni in su.
La distribuzione comprende anche le attività di ufficio stampa e promozione.
Marco Zuin. È filmmaker e autore laureato al DAMS Cinema di Bologna, con una tesi sul ruolo della famiglia nel cinema italiano. Ha prodotto cortometraggi e documentari sociali per Ong, fondazioni e onlus. I suoi lavori, come Daily Lydia, La sedia di cartone e Hoa, sono stati presentati nei cinema, in eventi culturali e in numerosi festival in Italia e all'estero, tra cui il Festival dei Popoli, il Giffoni Film Festival, il Trento Film Festival, l'Athens Ethnographic Film Festival e il Festival International du Film Ethnographique du Quebec - FIFEQ, Cinemambiente, ottenendo visibilità e premi. Niente sta scritto ha ottenuto il Cinema Paralimpic Award come miglior documentario sul mondo paralimpico. Ha curato l'opera collettiva Le storie che saremo, dove sette autori esplorano il fragile presente attraverso i filmati di famiglia. Ha collaborato con lo scrittore Matteo Righetto nella web serie L’anno dei sette inverni, che analizza il rapporto tra uomo e ambiente durante la pandemia. I suoi ultimi lavori, Edith, una ballerina all'inferno riconosciuto tra i migliori lavori nazionali per la Giornata della memoria dalla Presidenza del Consiglio e presentato al Giffoni Film Festival, e Il teatro vive solo se brucia, che esplora l'epopea dei teatri viaggianti in Italia, sono entrambi disponibili su RaiPlay. Il suo approccio al cinema e al documentario è caratterizzato dall'idea di sociale come socialità e attenzione alla comunità.
Giulio Todescan. Giornalista professionista, pronipote di Toni Giuriolo. Laureato in Scienze della Comunicazione all'Università di Bologna, ha collaborato con testate quali Corriere del Veneto, Carta, La Nuova Ecologia e La Voce dei Berici. Dal 2015 lavora per l'agenzia di comunicazione Blum. È direttore della testata online VeZ – Veneto ecologia Z Generation. È co-regista dei documentari Good luck Vicenza (2008) con Mirco Corato e Annamaria Macripò, trasmesso su Current Tv, e L'acqua calda e l'acqua fredda (2015) con Marina Resta. È stato assistente alla regia di Marina Resta nel cortometraggio documentario Tracce di Rocco (2023) dedicato alla figura di Rocco Scotellaro e selezionato in diversi festival tra cui Fotogenia (Messico), The Shawna Shea Memorial Film Festival (Usa), Bristol Radical Film Festival (Regno Unito) e Lucania Film Festival (Italia). Dal 2016 coordina la comunicazione web e social di Working Title Film Festival - Festival del cinema del lavoro, di cui è co-organizzatore. Dal 2019 è presidente dell’associazione Lies - Laboratorio dell’inchiesta economica e sociale Aps.
Devo ora parlare dell’uomo che fu il maestro di S., mio, e dei nostri compagni, Antonio Giuriolo. L’incontro con lui ci è sempre parso la cosa più importante che ci sia capitata nella vita: fu la svolta decisiva della nostra storia personale, e inoltre (con un drammatico effetto di rovesciamento) la conclusione della nostra educazione.
Poiché non è sopravvissuto alla guerra (morì a 32 anni, nel dicembre 1944) è naturale che la sua figura sia restata per noi nella luce in cui la vedemmo allora: credevamo di avere incontrato una personalità straordinaria, animata da forze miracolose.
Oggi si potrebbe pensare che questo fosse soltanto un riflesso nei nostri occhi: effetto dello shock di avere incontrato un uomo che davvero non aveva ceduto al fascismo. Così è accaduto per altri antifascisti conosciuti allora: parevano figure più grandi del vero, ma poi si vide che erano persone qualsiasi.
Nel caso di Giuriolo non è così. L’impronta che ha lasciato in noi è dello stesso stampo di quella che lasciano le esperienze che condizionano per sempre il nostro modo di pensare, di vivere e se scriviamo, di scrivere.
Credo che di maestri di simile tempra ce ne siano stati in ogni parte d’Italia pochi bensì, ma non pochissimi. Dietro a quasi ogni gruppo di studenti partigiani o resistenti si sente (qualche volta si sa) che ce n’è stato uno; e penso che sarebbe importante studiarli, ricostruire bene la loro cultura, riconoscere l’origine e la tempra del loro non-conformismo, rintracciare la storia delle loro libere scuole e gli effetti della loro influenza.
Luigi Meneghello, Fiori italiani
Se ora dovessi racchiudere in una formula il significato della sua vita, direi che egli rappresentò l’incarnazione più perfetta che mai io abbia vista realizzata in un giovane della nostra generazione dell’unione di cultura e di vita morale.
Norberto Bobbio, L’uomo e il partigiano, in Per Antonio Giuriolo. Scritti di Antonio Barolini, Norberto Bobbio, Enzo Enriques Agnoletti, Luigi Meneghello
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) costituiscono una serie di 17 obiettivi concordati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Pace e giustizia: promuovere lo sviluppo sostenibile.
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