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23 dicembre 2014: trent'anni dalla strage del Rapido 904.
Lo scopo del progetto ”La strage di Natale” è di realizzare un film della durata di circa 50 minuti. Il filo conduttore del lavoro è rappresentato dalle testimonianze dei sopravvissuti alla strage, persone comuni di diverse parti d’Italia, colpite da un atto di terrorismo e segnate per sempre. Nel film raccontano la loro memoria dell’attentato, descrivono il vissuto di quei momenti e il successivo percorso di riabilitazione, fisica e psichica.
Alcuni di loro, dopo trent’anni di silenzio, parlano oggi per la prima volta.
Con questa parte di racconti personali, che formerà il corpo del film, si intrecciano altri materiali visivi, alcuni d’epoca, altri documentari, altri ancora di suggestione, che contribuiscono a sostenere le parole dei testimoni e creare un percorso emotivo attraverso le loro memorie.
Il 23 dicembre 1984, poco dopo mezzogiorno, il Rapido 904 parte dalla stazione di Napoli Centrale, diretto a Milano. Le chiacchiere dei viaggiatori riempiono gli scompartimenti, sovrapponendosi allo sferragliare sulle rotaie. E’ inverno, quasi Natale, e il treno è pieno di famiglie che si spostano per le festività. Al calar della sera il treno arriva a Firenze, carica altri passeggeri e prosegue la sua corsa, apprestandosi ad attraversare l’Appennino. Fuori è ormai buio, e pochi si rendono conto di essere entrati in una galleria, la più lunga galleria d’Italia.
Dopo pochi istanti scoppia una bomba.
Due valigette con un carico di esplosivo del peso di 12 kg sono state posizionate sul treno, nella nona carrozza di seconda classe. L’innesco collegato ad un radiocomando permette agli attentatori di essere sicuri che l’esplosione avvenga all’interno della galleria.
La potenza della deflagrazione fa esplodere i vetri di molte carrozze, mentre quella dove è collocato l’ordigno è completamente sventrata. Salta la linea elettrica aerea e il treno si arresta a metà della galleria, al buio.
Sulla carrozza distrutta rimangono sedici corpi senza vita.
Chi pianifica la strage vuole ottenere un disastro senza precedenti, facendo più vittime possibili. Vuole paralizzare il paese colpendo nel mucchio dei cittadini inermi. Vuole replicare, come in un macabro gioco, la strage dell’Italicus, avvenuta dieci anni prima nello stesso luogo, con le stesse modalità.
Questa volta però dietro la bomba c’è un nuovo scenario di complicità tra poteri criminali, che la magistratura ha in parte svelato. La strage di Natale può essere considerata la prima delle stragi di mafia, che indica un cambio di strategia dell’organizzazione e prelude agli attentati degli anni ’90. Alcuni dei responsabili sono stati individuati e condannati in via definitiva: il mafioso Pippo Calò, i suoi aiutanti Guido Cercola e Franco Di Agostino e l’artificiere tedesco Friedrich Schaudinn.
Le indagini hanno anche fatto luce sui complessi legami tra clan camorristi, destra neofascista partenopea e mafia siciliana. Secondo la procura di Firenze Totò Riina fu ”mandante, determinatore e istigatore della strage.
Trent’anni dopo la strage, lo scorso 25 novembre, si è aperto a Firenze il processo al boss mafioso per quest’attentato. I parenti delle vittime e i feriti erano ancora una volta dietro ai banchi del tribunale, in attesa di sapere tutta la verità.
Mi sono trovato di fronte a persone sopravvissute a una strage per la prima volta nel 2010, quando ho iniziato la produzione del lavoro “Una giornata estiva”, sulla strage di Bologna
Fin da quei primi incontri ho capito quanto fosse difficile per un sopravvissuto scegliere di raccontare la propria tragedia, quanto fosse quindi profonda e meditata, ogni volta, la scelta di raccontare. Ho capito anche quanto fosse emozionante per me ascoltare queste storie di dolore e paura, di vite sconvolte in un istante, quanto fosse difficile farlo rimanendo composti e focalizzati sul raccogliere queste testimonianze.
Credo che un lavoro di questo tipo possa contribuire ad approfondire un periodo della nostra storia recente che raramente viene studiato, a conservarne la memoria, e a divulgare in maniera efficace il racconto di chi ha vissuto sulla propria pelle di cittadino inerme la cieca violenza stragista. Possa insomma aprire delle domande e stimolare un approfondimento.
Ho deciso di lavorare sulla strage del Rapido 904 anche perché si tratta di un episodio poco raccontato: il trentennale, oltre che un momento di commemorazione delle vittime, è una buona occasione per riflettere ed approfondire. Nella memoria e nei corpi dei sopravvissiuti c’è la testimonianza di quanto accaduto. Ho ritrovato anche alcuni dei soccorritori, coloro che per primi entrarono nella galleria per prestare aiuto ai feriti e raccogliere le vittime, ferrovieri, medici e altri cittadini che ancora oggi abitano quel territorio.
A queste memorie personali affiancheremo i filmati dell’epoca, che raccontano la cronaca degli eventi nel loro sviluppo e l’atmosfera di quell’anno. Infine abbiamo girato nuove immagini dei luoghi della strage, le valli dell’Appennino dove oggi come allora corre la ferrovia, e poco è mutato.
MARTINO LOMBEZZI, fotografo e documentarista. Si occupa di tematiche legate al territorio, alla memoria, al paesaggio. Oltre che in Italia, ha lavorato in Medio Oriente e nei Balcani.
www.martinolombezzi.it
ASSOCIAZIONE TRA I FAMILIARI DELLE VITTIME DELLA STRAGE SUL TRENO RAPIDO 904, si costituisce a Napoli nel marzo 1985. Da allora essa coordina e sostiene le persone rimaste coinvolte nella strage, e si prefigge lo scopo di ottenere, con tutte le iniziative possibili, la giustizia dovuta e l’integrale risarcimento dei danni morali e materiali subiti.
http://www.stragetreno904.com/
ZONA, è un luogo sensibile ai nuovi linguaggi della fotografia, del video, del giornalismo e alla condivisione tra professionisti. Fondata sui valori dell’etica e della conoscenza, Zona è aperta non solo alla documentazione fotografica e audiovisiva tradizionale, ma anche a contributi che arrivano dalla ricerca e dallo studio di materiali fotografici storici e poco conosciuti, così come a linguaggi creativi sperimentali.
http://www.zona.org/progetti/la-strage-di-natale/
YART PHOTOGRAPHY, associazione culturale con sede a Bologna, si occupa dello sviluppo di progetti di documentazione ed identità visiva, dell’immagine fotografica e di organizzazione di eventi, mostre e di percorsi di formazione nell’ambito della multimedialità.
http://www.yartproject.com/
La campagna di crowdfunding servirà a:
-acquistare materiali di archivio dalle teche RAI
-sostenere le spese di montaggio
-sostenere le spese di post produzione audio e video
-realizzare la grafica
-realizzare una colonna sonora originale
info@zona.org
martinolombezzi@gmail.com
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