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Niente siamo stati e state così impegnate e impegnati nei tanti percorsi attivati che non abbiamo più pubblicato aggiornamenti sulla Staffetta solidale che prosegue con grandi novità!
Un’azione, quella della Staffetta, che parte da un lavoro di mappatura urbanistica, che valorizza il concetto di abitanza e delle relazioni costruite nella città e nei quartieri, e da un lavoro di prossimità e di costruzione di processi organizzativi orizzontali che mettono al centro la relazione.
Il terreno su cui si stanno muovendo queste pratiche è un terreno di non compatibilità con l’esistente, è un terreno che ci permette di costruire pratiche e forme di organizzazione sociale capaci di rispondere ai bisogni urgenti e spesso inderogabili così come alle tante mancanze nelle risposte date finora ad ogni livello in questa emergenza sanitaria. Non è il terreno dell’assistenzialismo e della carità quanto piutttosto quello di una solidarietà liberatrice che vuole costruire nuova società e nuovo mondo.
COSA CI HA MOSTRATO L’EMERGENZA SANITARIA?
L’emergenza sanitaria Covid-19, come avevamo detto durante le prime fasi del lockdown, si è presto trasformata in un’emergenza sociale che ha messo a nudo le mancanze di una società basata sul profitto a tutti i costi, che non tiene conto della vita umana e dell’ambiente, nonché decenni di tagli e dismissione del sistema sanitario nazionale e del welfare.
In questo contesto si è inserita la STAFFETTA SOLIDALE, un’azione di mutualismo dal basso che è stata capace di dare riscontro a bisogni urgenti e spesso inderogabili così come alle tante mancanze nelle risposte date finora ad ogni livello dell’emergenza sanitaria.
Questa nostra azione pratica, che ha saputo intercettare ed attivare numerosi cittadine e cittadini, che hanno donato vestiario inutilizzato ed in buono stato e generi alimentari, che sono state ridistribuiti a singoli e nuclei in difficoltà, si fonda su alcuni principi condivisi:
MUTUALISMO: non crediamo nell’assistenzialismo fine a sé stesso ma nella costruzione di una solidarietà liberatrice basata sul mutuo-aiuto e mutuo-sostegno tra le persone, in cui ciascuno dà secondo le proprie possibilità e tutti ricevono secondo i propri bisogni.
RETE: abbiamo effettuato una mappatura della città ed ogni attivista si muove principalmente nella zona vicina al proprio domicilio. Attraverso la costruzione di una rete e relazioni di prossimità vogliamo sviluppare l’idea che siano gli abitanti stessi dei quartieri a creare nuovi modi di stare insieme, cooperare ed immaginare la città del futuro.
ECOLOGIA: la gestione di questa crisi sanitaria ha dato ancora più potere alla Grande Distribuzione Organizzata (supermercati, ipermercati, discount) che insieme all’industria tessile e della fast fashion si sostengono attraverso meccanismi di sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici delle filiere sia territoriali che globali. Sebbene consapevoli di non poterla escludere a priori dalle nostre vite, vogliamo che la nostra azione sviluppi modi di consumo alternativo. Per questo abbiamo attivato una spesa sospesa che connette la cittadinanza ai piccoli/e produttori/trici agricoli locali.
Ora che siamo entrati nella cosidetta “Fase 2” dove tutte le realtà economiche e commerciali sono ripartite crediamo che azioni come quella della STAFFETTA SOLIDALE siano ancora più importanti e necessarie per evitare che nessuno/a resti indietro.
Abbiamo riorganizzato i tanti servizi già attivi da anni all’interno del nostro spazio, alla luce delle tante persone che hanno in progetti come il Guardaroba Solidale Madiba, la Staffetta Solidale, Casa Don Andrea Gallo Rimini #perlautonomia 2.0, gli Sportelli lavoro e casa di ADL Cobas Emilia Romagna un punto di riferimento.
Come dire, siamo contrari e critichiamo le politiche e risposte emergenziali e non vogliamo riprodurre le stesse logiche nel far muovere i nostri passi. Per questo preferiamo lavorare dentro la crisi e nell’emergenza, immaginando già un futuro possibile e un ampliamento e riorganizzazione dei percorsi già in essere.
Leggiamo, attraverso il lavoro materiale e nell’inchiesta sociale che portiamo avanti, gli effetti di questa crisi e del sistema in cui viviamo. E leggiamo soprattutto i ritardi e le mancate risposte, dopo mesi dall’inizio della pandemia, nei servizi per le Persone senza dimora, per chi si trova in precarietà economica e abitativa.
Il 13 novembre scorso siamo scesi nelle strade e nelle piazze della nostra città al fianco delle operatrici e operatori sociali in occasione dello Sciopero nazionale della categoria, perché le condizioni lavorative pessime di questo pezzo di mondo del lavoro riflettono un problema di più ampia portata e che riguarda tutti e tutte, sbattendoci in faccia le lacune di un welfare non più in grado di garantire un livello decente di sicurezza e protezione sociale. Quando l’unica preoccupazione è quella di contenere i costi, inevitabilmente si va ad incidere negativamente sulla qualità del servizio, del lavoro, della sicurezza.
Durante questa pandemia anziché ridare dignità alla cura reciproca e alla solidarietà, di reinvestire nel Welfare, nella Scuola, nella Sanità, nelle politiche per il diritto all’abitare (dalle persone in precarietà abitative a quelle senza tetto) in un momento in cui si è obbligati a stare a casa nel tempo libero continuando a lavorare senza sicurezza, si è scelto di proseguire sulla strada fallimentare che ci ha condotti in questo vicolo cieco. Troppe persone e troppe famiglie in questi mesi sono state lasciate sole con le proprie angosce, le proprie difficoltà, la propria vulnerabilità. E questa situazione sembra dover andare avanti senza alcun ripensamento o cambio di rotta.
Non è un caso pertanto che a partire da Ottobre, nelle due aperture settimanali del Guardaroba Solidale Madiba, siano triplicati gli accessi, non solo di chi vive in strada ed è senza un tetto ma anche di nuclei famigliari monoreddito con figli a carico, molti lavoratori e lavoratrici stagionali, dell’edilizia e disoccupati. Segno che il tanto decantato modello turistico emiliano romagnolo, produce povertà.
Non abbiamo visto nessuno dei palazzi strapparsi le vesti per chi mantiene in piedi l’industria turistica e vive con pochi spiccioli, figuriamoci gli ammortizzatori sociali, abbandonato a se stesso/stessa. L’’attenzione è sempre rivolta all’alto agli albergatori, alle lobby economiche.
Abbiamo vissuto un’estate in cui si sono fatti appelli e investito ingenti risorse (a differenza di altri settori prioritari come la Sanità e il Welfare) sulla promozione turistica, in cui si è concesso ulteriore spazio pubblico (ora privatizzato) per dehors e tavolini dei locali mentre le condizioni materiali di lavoro sono peggiorate come avevamo immaginato a marzo: sono tantissime le persone che hanno lavorato in nero, o con contratti grigi, part-time di 4 ore giornaliere quando in realtà ne lavoravano 12 di ore a turno e naturalmente senza giorno libero.
A cosa sia servito investire migliaia di euro in promozione turistica, privatizzare lo spazio pubblico attraverso “Rimini open space” e come mai per l’assessore Sadegholvaad sia un tarlo fisso, è davvero inspiegabile, soprattutto se il turismo produce lavoro povero e povertà, privatizzazione e mercificazione dello spazio pubblico, disagio ai cittadini e alle cittadine residenti nei luoghi turistificati e svenduti al profitto. Di questo dovrebbe occuparsi chi amministra questa città e anche chi si candida a governarla.
Per tutte queste ragioni, in queste settimane, abbiamo riorganizzato le aperture de Guardaroba per poter meglio accogliere le persone nel rispetto delle misure di sicurezza e contenimento del virus grazie anche alla partecipazione delle attiviste e attivisti della STAFFETTA SOLIDALE.
La pandemia ci ha portato in uno spazio/tempo inedito, aprendo forse lo spazio alla possibilità di ripensare un nuovo modello di sviluppo, anche per la nostra città.
Per questo più che pensare a come far ripartire il turismo, rimaniamo convinti che non è più rimandabile il momento, per interrogarsi sulle azioni da compiere nella direzione del raggiungimento di una più complessiva giustizia sociale e spaziale, che nella sua dimensione urbana e territoriale comprende anche il turismo, come uno degli elementi a partire dai quali valutare il raggiungimento degli stessi criteri di giustizia e sostenibilità. Nella speranza che, in questa crisi e momento durissimo che stiamo vivendo, si possa riconoscere che non è alla normalità che dobbiamo tornare, perché la normalità era il problema.
A distanza di alcune settimane dai picchi dell'emergenza sanitaria e dal lockdown stiamo tornando ad incontrarci e far rivivere insieme anche gli spazi di Casa Madiba Network.
Pur nell'impossibilità nei mesi trascorsi di attraversarli fisicamente, le azioni, gli interventi, le risposte prodotti dal Network solidale non si sono mai fermati, anzi. Tante sono le chiamate ricevute in quest'ultimo periodo da parte di chi – in un'emergenza che non ha colpito e non si ripercuoterà su tutti in maniera uguale ma rimarca e amplifica disuguaglianze, precarietà, povertà – si è trovato da solo/a a fronteggiare le ripercussioni e gli effetti di una crisi sanitaria che ci parla già di un aumento delle povertà, della disoccupazione, degli sfratti.
Main quest'ultimo periodo tante sono anche le persone che si sono attivate, che si sono messe in gioco e insieme alle quali abbiamo organizzato la nostra solidarietà liberatrice, quella che non si muove sul terreno della compatibilità e della carità ma che spinge per cambiare il presente.
Così attraverso la #StaffettaSolidale abbiamo sostenuto (e continuiamo a farlo) oltre un centinaio tra singoli e famiglie, creando un meccanismo virtuoso di mutuo-supportotra soci di un Gruppo di Acquisto Solidale che hanno lasciato donazioni e spese sospese, chi ha donato abbigliamento non più utilizzato ma ancora in buono stato, chi si è occupato di raccogliere e redistribuire, chi ha riorganizzato gli spazi del network per lo stockaggio.
Se da un lato non si sono fermate le progettualità che dal basso costruiscono le risposte a bisogni e richieste di sostegno, dall'altra le iniziative di autofinanziamento si sono improvvisamente bloccate. Casa Madiba Network è un'esperienza di autogestione, indipendente, che non riceve finanziamenti pubblici per la gestione degli spazi in cui si sviluppa. La programmazione invernale ed estiva degli eventi, le serate, i concerti, gli appuntamenti pubblici sono fondamentali per continuare a mantenere una nostra indipendenza ed autonomia. Quello che si ricava economicamente lo si restituisce alla collettività, in tanti tasselli che provano ad immaginare e costruire quotidianamente nuove città e relazioni.
Lo Sportello “Diritti per Tutti”promosso dall'associazione Rumori Sinistri e da ADL Cobas come strumento per informare, rendere consapevoli e organizzarsi per difendere i propri diritti nel mondo del lavoro e garantire a tutti un pieno accesso al diritto all'abitare.
La Mostra/Mercato dei/lle produttori/trici indipendenti che si svolge dal 2016 ogni mercoledì, uno spazio-tempo che oltre a ripensare il rapporto tra chi produce beni e chi li consuma favorisce socialità, aggregazione, scambio, accogliendo ed arrichendosi con l'intervento portato avanti in questi anni sul diritto alla città dal Percorso di Urbanistica Partecipata per la Comunità Madi_Marecchia, che ha l’obiettivo di favorire l’incontro delle esigenze della cittadinanza che vive e abita nel quartiere.
Il Guardaroba Solidale Madiba che raccoglie e distribuisce vestiario per chi ha bisogno, favorendo il riuso e l’economia circolare come alternativa alla fast fashion e all'inquinamento prodotto dall'industria tessile.
La Pizzeria&Cucina sociale “Il Varco” che, a partire da un forno in terra cruda autocostruito, mette in circolo competenze, nuove professionalità e piccole forme di autoreddito per gli abitanti di Casa don Andrea Gallo #perl'autonomia, uno spazio di accoglienza degna per persone senza dimora.
L'Orto Madiba, piccolo spazio di terra a disposizione degli abitanti del quartiere. Ci sono poi le tante forme di produzione culturale indipendente, dalla musica alla danza, passando per il teatro sociale, che Casa Madiba Network ha sempre sostenuto in uno scambio reciproco e vitale di bellezza, calore e buone vibrazioni che chiunque si porta dentro come ricordo delle serate.
La Scuola Pop Madiba, nell'ultimo anno riformulata per sostenere i percorsi individuali verso l'acquisizione di autonomia per gli abitanti di Casa Gallo. Questo è un piccolo spaccato, non esaustivo, di quello che ha potuto uno spazio sociale in questi pochi anni.
Oggi più che mai, come già accaduto tante volte in passato mediante forme diverse, abbiamo bisogno di unirci e sostenerci. Questa volta non si tratta di difendere e riconquistare degli spazi sequestrati e sgomberati, ma di permettere che progettualità, percorsi, azioni possano implementarsi e svilupparsi, crescere e riprodursi, per continuare a far sì che nessuno/a debba restare solo/a, per continuare a far crescere in forma rizomatica e propagativa progettualità e azioni.
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) costituiscono una serie di 17 obiettivi concordati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Sconfiggere la povertà: porre fine alla povertà in tutte le sue forme, ovunque.
Ridurre le diseguaglianze: ridurre le disuguaglianze all'interno e tra i paesi;
Città e comunità sostenibili:creare città sostenibili e insediamenti umani che siano inclusivi, sicuri e solidi.
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