Una campagna di
Marcello GiampaolettiContattiInserisci il tuo indirizzo email: ti invieremo una nuova password, che potrai cambiare dopo il primo accesso.
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Da circa 50 anni, nell’Amazzonia ecuadoriana i “mecheros de la muerte” bruciano gas naturale come conseguenza dell’estrazione di petrolio. Le sostanze emesse dalla combustione sono altamente tossiche e, oltre a contribuire alla devastazione ambientale di queste aree, sono una delle principali cause dell’aumento dei casi di cancro.
Questo progetto ha l'obiettivo di denunciare gli effetti nocivi che le attività estrattive producono sui territori e vuole dare una voce alle persone che li abitano, portando alla luce come questo sistema abbia trasformato il rapporto tra le comunità locali e la selva.
Durante la realizzazione del progetto visiteró alcune popolazioni indigene, che subiscono gli effetti di questo fenomeno, e conosceró i movimenti di resistenza nati in opposizione all’industria petrolifera al fine di valorizzare le lotte portate avanti affinché i mecheros vengano spenti definitivamente.
Con il termine “mecheros” si intende il sistema del gas flaring, cioè la combustione di gas di scarto associati alle attività di estrazione di petrolio. Infatti, durante questo processo vengono estratte anche quantità considerevoli di gas naturale, il quale, invece di essere recuperato, viene bruciato e disperso nell’ambiente. Secondo un rapporto della Banca Mondiale, la quantità di gas bruciato ogni anno a livello globale è di 140 miliardi di metri cubi, che equivale all’emissione di oltre 300 milioni di tonnellate di CO2.
No Más Mecheros è un progetto indipendente e completamente autofinanziato, realizzato in collaborazione con l´associazione UDAPT(Unión de Afectados y Afectadas por las Operaciones Petroleras de Texaco), che da più di 25 anni lotta per porre fine alle attivitá estrattive nel nord-est dell’Ecuador.
La realizzazione del documentario ha dei costi che supera le mie disponibilità economiche. In particolare, i fondi raccolti saranno utilizzati per sostenere
Qualora dovessi raccogliere più fondi del previsto, una parte dei soldi sarà devoluta all'associazione UDAPT.
Com’è noto, in Amazzonia si trova la più vasta foresta pluviale del mondo. La sua conservazione è di vitale importanza per la salvaguardia della biodiversità e per la sopravvivenza della nostra e di altre specie.
Tuttavia, ricchissima di risorse naturali, quest'area rientra nel mirino di molte compagnie che, mosse dagli interessi economici legati allo sfruttamento intensivo dei suoli, stanno causando una devastazione ambientale senza precedenti.
In particolare, l´Amazzonia ecuadoriana è assediata dalle industrie petrolifere, le quali da circa 50 anni estraggono petrolio e gas, senza preoccuparsi delle conseguenze negative che queste attività hanno sui territori, tra cui ricordo “i cambiamenti nel microclima, piogge acide, alterazione delle proprietà fisico-chimiche del suolo, dell’acqua piovana e dell’aria, emissione diretta di più di 250 tossine identificate e diminuzione dei raccolti nelle aree agricole” (Facchinelli, 2022).
In aggiunta, gli studi recenti affermano che, al fine di mantenere l'aumento delle temperature globali sotto la soglia di 1,5 gradi, è necessario interrompere l´estrazione di combustibili fossili. Nello specifico, si stima che l´81% di petrolio e l´86% di gas naturale debbano essere mantenuti sotto terra.
Inoltre, la contaminazione in atto non ha solo effetti sull’ambiente naturale, ma sta impattando pesantemente anche sulle popolazioni locali, che sono soggette ad un aumento esponenziale dei casi di cancro, dovuto al rilascio di sostanze altamente tossiche da parte dei mecheros.
All'interno di questo quadro, credo sia necessario sollevare una voce in supporto della difesa di queste aree, della biodiversità che le caratterizza e delle popolazioni che le abitano.
Mi chiamo Marcello Giampaoletti. Laureato in Antropologia e in Relazioni Internazionali, mi occupo principalmente di migrazioni, disuguaglianze sociali e giustizia ambientale.
Ho maturato diverse esperienze in Italia, Romania, Francia e Costa d’Avorio. Al momento vivo in Ecuador e lavoro nell’ambito dell’accoglienza di minori stranieri non accompagnati, provenienti principalmente da Colombia e Venezuela.
In Costa d’Avorio ho realizzato il mio primo reportage fotografico, volto a raccontare le disuguaglianze che derivano dai processi di produzione ed esportazione di uno dei principali prodotti di questo paese: il cacao. Questo progetto mi ha permesso di unire la passione per la fotografia al lavoro sociale e ha aperto le porte ad una nuova attività, quella di raccontare e denunciare attraverso le immagini le ingiustizie che caratterizzano il nostro mondo.
Aiutatemi a condividere questa campagna di produzioni dal basso. Diffondete questo progetto attraverso i vostri canali. Parlatene con amicə, familiari e con chiunque possa essere interessatə a prendere posizione di fronte alla devastazione del più grande polmone della Terra.
Tutti gli aggiornamenti relativi al progetto saranno pubblicati sul mio sito e sulle mie pagine social.
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) costituiscono una serie di 17 obiettivi concordati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Buona salute: garantire una vita sana e promuovere il benessere di tutti a tutte le età.
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Lotta contro il cambiamento climatico: adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze.
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