Una campagna di
ass. pol. dil. antirazzista Assata Shakur Ancona 2001ContattiInserisci il tuo indirizzo email: ti invieremo una nuova password, che potrai cambiare dopo il primo accesso.
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La Polisportiva antirazzista Assata Shakur Ancona 2001 nasce nel capoluogo marchigiano come associazione nel gennaio del 2001 con lo scopo principale di promuovere e sviluppare una coscienza antirazzista attraverso lo sport, nelle sue pratiche e nella riflessione attorno ad esso. La nostra idea, che nel tempo abbiamo messo in pratica, dimostrandone la validità, è che lo sport sia un potente mezzo per prevenire e contrastare razzismo e intolleranza e per creare aggregazione e socialità, tra i tanti è uno dei mezzi più immediati, dal momento che permette di aggirare anche le barriere linguistiche.
La sfida ulteriore che ci siamo preposti è di portare avanti uno sport popolare e accessibile a tutte e tutti, sia dal punto di vista economico, sia con campagne (alcune tuttora in atto), che hanno già condotto ad esempio ad allargare il diritto universale allo sport, facilitando il tesseramento degli stranieri residenti nel territorio italiano.
Per ultimo, ma non di minore importanza, c’è il fatto che lo sport promuove uno stile di vita sano e il benessere psico-fisico della persona, inoltre fornendo un obiettivo da raggiungere, è stimolo per la crescita dell’individuo.
Divenuta polisportiva nel 2003, ha negli anni toccato varie discipline sportive, come il cricket, organizzando la prima squadra di cricket delle Marche, il ciclismo, la pallavolo, la palestra popolare con corsi di difesa personale e di Muay Thai ed è inoltre entrata nel mondo del calcio, inserendo nelle sue attività per ultima dal punto di vista cronologico, anche una scuola calcio a costi irrisori, Ancona Respect, in collaborazione con Sosteniamolancona.
Proprio il calcio è stato la prima attività organizzata dalla Polisportiva, con il mondialito antirazzista Assata Shakur; giunto nel 2015 alla sua XIV edizione, nato con quattro squadre partecipanti e giunto a contare ben ventiquattro formazioni, che nel tempo proprio grazie a tale torneo hanno stretto legami tali da creare squadre miste dal punto di vista delle provenienze e delle culture, ridefinendo molteplici vissuti, in cui le singole identità e appartenenze convivono nel reciproco rispetto, condividendo e confrontando le proprie differenze e i valori comuni.
Proprio dal mondialito antirazzista e dai partecipanti al torneo, è nata l’idea di costituire una squadra di calcio, inizialmente di calcio a 7, ha poi deciso di compiere un passo importante, forse folle, iscrivendo una squadra di calcio a 11 nella terza categoria FIGC, nelle pieghe del calcio che c’è, per trasformarlo, portando dal basso in questo mondo spesso comtradditorio i valori su cui fondiamo la nostra polisportiva e le nostre vite, raccogliendo la sfida, sempre a modo nostro.
La Konlassata, questo il nome della squadra di calcio, è a oggi realtà consolidata, con uno spogliatoio animato da ben 14 lingue differenti e ancor più multietnico se si guardano le singole nazionalità in esso presenti.
La squadra ha appena disputato il suo quarto campionato FIGC, terminando al secondo posto a due punti dalla prima classificata nel girone provinciale, del quale ha vinto i play off, per concludere la stagione con uno sfiorato passaggio in seconda categoria, non raggiunto per un solo goal di scarto e ora solo auspicabile solo grazie a un eventuale ripescaggio.
Se da un lato non ci stanchiamo mai di ripetere che la competizione sfrenata e a tutti i costi non ci appartiene, promuovendo uno sport leale nei confronti degli avversari e delle decisioni arbitrali e portando avanti l’idea che la sfida non è che un gioco che finisce con il triplice fischio, dopo il quale offriamo sempre agli avversari e all’arbitro il terzo tempo, come nel rugby, dall’altro lato non crediamo che l’importante sia semplicemente partecipare, ma intendiamo dimostrare che il nostro è uno sport vincente anche sul campo da gioco. Questo anche perché sappiamo bene che lo sport è animato da cuori pulsanti di passione, che il business del calcio “alto” relega ai margini per costruirci sopra le proprie fortune. E proprio con lo sport dal basso intendiamo riappropriarci dei nostri desideri e delle nostre passioni.
Come anticipato, il progetto ha un aspetto di “follia”, infatti portare avanti una squadra di calcio ha un grosso ostacolo, che è quello economico, perché nonostante l’impegno volontario di molte e molti nell’assolvere ruoli altrove retribuiti, una stagione tra iscrizione al campionato, acquisto del materiale necessario e affitto del campo (solo quest’ultimo raggiunge e a volte supera gli 800 euro mensili, per soli due allenamenti settimanali e la partita casalinga), costa attorno ai 16 mila euro. La sostenibilità del progetto è stata finora possibile grazie a piccole sponsorizzazioni, ma soprattutto è realtà grazie al sostegno di atleti, dirigenti e tifosi, che sono realmente un corpo solo, in quest’avventura che potremmo definire di azionariato popolare o di gestione comunitaria e che a differenza dei grandi club, include anche i giocatori.
La richiesta di contributi, una somma minima rispetto all’intero costo del campionato, intende coprire l’avvio dello stesso, ovvero le spese di iscrizione e i primi materiali occorrenti per poter iniziare la prossima stagione, ormai alle porte. In un momento in cui le casse della polisportiva non riescono a coprire tali esigenze, decidiamo ancora una volta di affidarci al sostegno di chi crede in un altro sport, uno sport che contrasta ogni giorno l’insorgere e il manifestarsi di episodi di discriminazione razziale, omofoba o sessista, che si batte attivamente perché possa essere diritto garantito a tutte e tutti, che crea nel territorio legami di cui esalta le ricchezze e porta a galla le contraddizioni per affrontarle positivamente, uno sport che basa le proprie vittorie agonistiche sulla lealtà sportiva, in un periodo in cui si susseguono episodi di doping o di calcio-scommesse, una pratica del calcio che valorizza la propria tifoseria, considerandola da un lato parte imprescindibile del proprio esistere e dall’altro anima di una piazza viva, quella degli spalti, che nei grandi stadi si va svuotando a favore di un calcio da guardare a pagamento nel chiuso delle proprie case. Ci affidiamo a chi crede che tutto questo sia possibile e fa sì che sia anche sostenibile, sperando in tal modo di allargare ulteriormente la nostra rete di sostenitori.
Noi non intendiamo mollare ora, ci aiutate a proseguire un sogno?
Adelante Assatanate e Assatanati!!
CONTATTI:
assatashakurancona2001@gmail.com
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