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Perché non saranno mai abbastanza i punti di vista da cui denunciare la violenza patriarcale del dominio capitalistico che sta distruggendo il mondo
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Questo genere di performance, che si svolge in luoghi diversi da quelli della forma-teatro tradizionale, ha fra i suoi illustri capostipiti il Living Theatre e Grotowski, ma volendo si potrebbe risalire anche più indietro attraverso il Teatro di Artaud, la Bauhaus fino al teatro di Wagner a Bayreuth e alla sua idea di opera d’arte totale.
Inevitabilmente, sviluppandosi il genere dal teatro è tracimato in direzioni poliedriche raggiungendo approdi diversi come quello della Release Technique di Trisha Brown e del teatro-danza di Pina Bausch; il campo delle arti visive come l’espressionismo astratto, l’arte informale, la body art, l’arte povera, la minimal art e il cinema (penso a Film di Samuel Beckett) fino alla creazione di opere che, pur mettendo in gioco il corpo, trovano la propria espressione attraverso l’uso polifonico di tanti linguaggi artistici (ne è un esempio emblematico tutta l’opera di Laurie Anderson).
È il contesto in cui si è sviluppato il mio percorso artistico, con lunghe interruzioni e deviazioni. C’è un turbinio di nomi che mi affiorano alla mente, frammenti di un caleidoscopio che precipitano verso il centro.
Così la visione del sogno si è evoluta, alla benda sugli occhi è stato aggiunto un fumetto bianco che spunta dalla bocca e la figura statuaria è stata sostituita da quella di tre bamboline variamente mutilate.
L’idea ha seguito poi percorsi più ampi e ambiziosi, rafforzata dalla sequela infinita di violenze – fino all’omicidio – di donne di “ogni ordine e grado” da parte di compagni-mariti-padri-fratelli o uomini incontrati solo per caso.
È ritornata la figura della donna statuaria, incarnata dalla mia amica Lucia sullo sfondo di un mare devastato dai naufragi dei migranti in fuga.
La lettura di un articolo del manifesto sul “complesso militare industriale”, “una formazione sociale aggravata del patriarcato” secondo la definizione della sociologa francese Andrée Michel, ha impresso all’idea una svolta decisiva. Da qui nasce la performance, che ha avuto un primo momento di breve presentazione video nel 2015 (intitolata snc – senza numero civico, riprese e montaggio di Mimma Livini) per il progetto “StradAperta” del Comune di Milano.
La performance attualmente integra quattro testi: una poesia di B. Brecht, dal titolo ignoto, il monologo di Elettra introdotto da un metronomo e tratto da Les mouches (Le mosche) di J.P. Sartre; una mia breve composizione intitolata “Pulviscolo”, un altrettanto breve brano della performance Aria di Amleto di Jannis Kounellis e Theodoros Terzopoulos in omaggio all’opera di Heiner Müller, Amleto la macchina
La poesia di Brecht funge da prologo mentre il monologo di Elettra (il momento della ribellione all’autorità) è dominante e interpretato alternando frasi in francese e italiano per dare importanza al suono oltre che al significato delle parole. “Pulviscolo” e il brano da Aria di Amleto sono una specie di corollario e sanciscono la sconfitta, mostrano le estreme conseguenze di una ribellione abbandonata, tradita (come in Les mouches), o tramutata in ribellismo parolaio e impotente.
Tutti i testi sono interpretati fuori campo.
La performance dal vivo dura circa 25 minuti.
L’idea di costruire la performance intorno alla presenza delle bamboline mi è nata guardando l’opera di Cattelan, che usa spesso bambole e manichini nelle sue installazioni. Si è in seguito concretizzata grazie alla mia amica, artista poliedrica, Carmen Boccù che ha trovato in un mercatino di antiquariato le bamboline sopraritratte coprotagoniste insieme ad altre quattro piccole bambole di plastica, al manichino e al pupazzo gonfiabile, della perfomance.
L’idea di usare un testo alla stregua di uno spartito musicale su cui costruire una sequenza di azioni performative mi è arrivata dalla frequentazione di un laboratorio estivo di Irina Galli, del Teatro Cinque. La scelta della poesia di Brecht e della pièce di Sartre risale ai tempi del mio soggiorno in Francia, al mio impegno politico e alla sconfitta della mia generazione.
In particolare, una spinta fondamentale per ritrovare la mia strada dopo averla a lungo persa mi è arrivata dal mio giovane amico, Andrea Butera. Andrea, con la sua creatività e “spregiudicatezza” nello spogliarsi di qualsiasi orpello, traendo il massimo anche dalla lezione di artisti come Duchamp fino a Cattelan, dà vita a performance dove s’inserisce improvvisa la scrittura, dove gli oggetti più strani o più quotidiani prendono nuova vita andando a comporre un quadro armonico nell’apparente anarchia. Questo suo esempio e coinvolgimento sono stati per me essenziali e voglio perciò qui ringraziarlo.
Inoltre tramite Andrea, ho incontrato la coreografa e insegnante di Release Technique Ariella Vidach, le cui lezioni ho iniziato a frequentare assiduamente e che mi hanno dato un contributo indispensabile a espormi in prima persona.
Voglio infine rivolgere un ringraziamento particolare alla mia amica Carmen Boccù, che mi ha procurato le bamboline di ceramica, e alla compagnia teatrale “Mai sentiti” che, tramite Leonardo Gazzola, mi ha ospitato e ospita nei suoi spazi per le prove a “prezzo politico”.
Riprese video e montaggio
Fabrizio Ghiringhelli Recchi
Training fisico
Rosita Mariani
Hanno inoltre collaborato a titolo gratuito
Andrea Butera e Monica Macchi per riprese video, montaggi vari e suggerimenti nelle fasi intermedie della costruzione del progetto
Ivan Salvagno, informatico creativo, che ha dato una nuova veste alla raccolta fondi
[1]Poco tempo fa, mi è venuta in mente un’associazione curiosa: la Casa delle donne di Milano è ospitata nei locali di una ex scuola elementare.
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) costituiscono una serie di 17 obiettivi concordati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Parità di genere: raggiungere la parità di genere attraverso l'emancipazione delle donne e delle ragazze.
Ridurre le diseguaglianze: ridurre le disuguaglianze all'interno e tra i paesi;
Pace e giustizia: promuovere lo sviluppo sostenibile.
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