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Nel momento in cui Israele è sotto accusa per genocidio alla Corte Internazionale di Giustizia, in Italia è stata avanzata una richiesta di estradizione per Anan Yaeesh, un palestinese residente in Italia dal 2019. Nonostante testimonianze di torture nelle carceri israeliane, il Ministro di Grazia e Giustizia Italiano ha disposto l’arresto di Anan a fini estradizionali.
Alla vigilia della seduta della Corte d’Appello de L’Aquila, che ha respinto la richiesta di estradizione per il concreto rischio di torture, le autorità italiane hanno disposto misure cautelari ad Anan e insieme a lui a due suoi coinquilini, Ali Irar e Mansour Doghmosh, con l’accusa di associazione terroristica (270bis, in una manovra palesemente politica che riflette la collaborazione tra Italia e Israele nella repressione della resistenza palestinese.
Questo caso rappresenta l’espressione più diretta di un’ampia campagna di criminalizzazione della resistenza e del movimento di solidarietà con la Palestina, una campagna repressiva in atto da anni ed intensificatasi con l’inizio dell’ultima aggressione israeliana a Gaza. La detenzione di Anan, Ali e Mansour è un chiaro segnale di questa volontà: nel pieno dispiegarsi della violenza colonialista israeliana, un fronte di diretta repressione della resistenza palestinese si apre anche sul nostro territorio.
Chiediamo il vostro supporto per raccogliere fondi per le spese legali di questo processo e per sostenere le necessità primarie di Anan, Ali e Mansour in carcere. È di fondamentale importanza portare avanti questa battaglia politica, non solo per il loro caso, ma per arginare la campagna di repressione che ha visto l’attuale governo accanirsi, ancor più di chi negli ultimi decenni li ha preceduti, contro la lotta per l’autodeterminazione del popolo palestinese.
Libertà per Anan, Ali e Mansour!
La resistenza non si processa!
La resistenza non si arresta!
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