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Salve, mi chiamo Nicola Vukich.
Alcune delle persone che leggeranno questa pagina mi conoscono, chi più, chi meno. A coloro cui mi sto presentando, e ai miei affetti, dedico queste poche righe.
Vi racconto una cosa: qualche anno addietro organizzai con il patrocinio del Comune di Livorno, un mondiale di calcio (non ho una squadra del cuore) che prevedeva magicamente, oltre alla balda partecipazione della squadra labronica, la partecipazione di tutte (quasi) le comunità straniere presenti nel territorio: ogni equipe giocava quindi ascoltando la musica del paese di provenienza, un tempo ciascuna; molti hanno fatto giocate a ritmo di musica, tiri, passaggi anche un goal.
Alla fine del torneo vinto dal Marocco Football Club, ci rifocillammo insieme al pubblico (io ero telecronista) banchettammo con pietanze tipiche di ogni nazione partecipante, piatti tipici, bibite, dolci preparati dalle comunità stesse.
Il Livorno Football Club fu eliminato al primo turno 0-16 dalla Romania.
Quando si incontrarono sul campo le squadre del Marocco e del Sarawi, era in corso un conflitto bellico fra i due popoli, cioè c'era la guerra, ci furono lacrime di commozione da ambo le parti.
Da allora il mondo dell'immigrazione mi è più caro.
Oggi ho la fortuna di avere nel mio quotidiano, la possibilità di crescere quei rapporti che si instaurarono a partire dal quel 23 luglio 2006.
Quando incontro Nordin, Elvin, Gibril, Zarka, Simon, Nasser, o Raphael, chiedo loro qualcosa riguardo usanze e costumi, religione, situazione politica dei loro mondi, così lontani, così vicini. Cioè, detto più civilmente, parliamo, con le distanze dentro.
Ogni volta strappo e cucio nel mio vocabolario, quella parola dai loro speaking languages, original, original speaking languages, oppure un tono, un accento, del francese del Magreb o dell'inglese della Nigeria.
Il senegalese (wolof) lo parlo, come vedrete o avete visto nel video. Ho passato due anni fra Dakar e un villaggio perso nella foresta a lume di candela cooperando con un'ONG o in vacanza.
Dimenticavo, il mio cognome... sono nato Toscano da padre Yugoslavo, di Zara.
Mamma è di Cagliari.
Ho una laurea con una tesi in storia dell'arte medievale, arti minori: “Uomini e reliquie santi e reliquiari”.
Sono così, come altri, un italiano “integrato” in un'Europa del futuro fuori dai confini della “razza”, della “pelle”, e , bisogna dirlo, della lingua.
L'idea è quella di un Compact Disc Musicale che narri le nuove strade che si son formate in Italia: poliglotte, globali. Alle volte fuori dalla legge.
Vorrebbe dare voce agli “stranieri”. Stranieri... fra questi qualcuno, centinaia di migliaia, è qui da venti anni.
Per altri il migrante sono i fatti cruenti di cronaca al TG, fatta o subita. I passanti.
Nel molti casi gli amici venditori di fumo.
Loro, i popoli.
Avete mai visto una Kebabbara? No? Non esiste, perché? E qui nasce una canzone.
Il Compact Disc Musicale canta le lingue e strimpella un po' i suoni del mondo.
“Mussiba”, il mio vanto, è la prima canzone in lingua d'Africa scritta da un europeo, che io sappia. E' il pezzetto che fa da colonna sonora al video. Quello con lo zaino sono io.
Saranno 13 (tredici) canzoni: parteciperanno al “The end of happynes party”, questo il titolo del CDM, Simone e Roberto Luti, Tony Cattano, Luca Picchianti, Daniele Paoletti e tre amici del liceo musicale, Brio Elia e Nico, dei senegalesi e un nigeriano e magari anche coretti di donne e una fisarmonica zingara magari.
I musicisti labronici suoneranno, anche, per via di un baratto: prestazione musicale per quadro da me prodotto. Quadretti votivi.
Una canzone è cantata in quell'inglese di Nigeria. broken english un omaggio a Leonard Choen.
Tre canzoni in italiano.
I temi: il viaggio, la strada. La guerra, l'amore, la notte, una prostituta un clochard, una ninnananna.
Un testo è in arabo (tradottomi con partecipazione) con un ritornello in inglese.
I ritmi spaziano dal soft ragge alla musica balcanica, al calypso, allo ska, unito a un valzer rubato a un carillon e una canzone che è un giro di DO, molto lenta. L'ultima canzone appunto.
E il Rock. Si c'è anche il Rock. E il dub.
“The end of happiness party” suggerisce al gentile lettore, lettrice di acquistare il disco prima di essere registrato, più persone lo acquisteranno, pagandolo a gentile discrezione, più soldi ci saranno per aggiungere date allo studio, per regalare un soldo ai cori di ragazze, a una voce nigeriana, il treno a una mandola curda, la cena ai tamburi senegalesi.
Non credo che si tratti di una “donazione”, è come quando prendiamo un film o andiamo al cinema e non ci piace, ecco forse si corre un rischio del genere.
Io vi ho parlato di un'idea, non di un progetto, con grande rispetto per i ragazzi, ricordo i musicisti che presteranno opera.
“Mussiba”, la canzone del video è quello che posso aggiungere, la mia opera prima.
La parte grafica, la confezione del Compact Disc Musicale sarà prodotta con massima cura dall'autore e necessariamente comprensiva delle traduzioni in italiano.
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