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UN GRANDE FUTURO

Una campagna di
Mariano D'Angelo

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Campagna terminata
  • Raccolti € 10,00
  • Sostenitori 1
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Donazione semplice  
  • Categoria Film & corti

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Mariano D'Angelo

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Il Progetto

UN GRANDE FUTURO

Sai quelle mattine d’autunno che la nebbia si alza dal terreno e intuisci dalle ombre le forme della quercia che tutti i giorni hai visto per anni?
I contorni sfumati ti impediscono di dargli una forma precisa, eppure il suo aspetto rimane familiare, perché è con te da sempre.
Era così che Daniele si alzava ogni mattina, con la nebbia nella testa  e i ricordi diventati ombre.

Qualche altra volta, la nebbia era fitta fitta e in quel caso c’era poco da fare, e altre volte si svegliava con il sole, ma questo accadeva sempre meno spesso.

Non direi che fosse confuso, anzi aveva dato ordine ad una vita che era disordinata ben prima che la malattia si manifestasse.

Così, gli ultimi due anni, li aveva passati a prendere appunti, scrivere memo, programmare il futuro per darsi delle armi contro l’avanzare dell’oblìo e in qualche caso a rileggere il passato.

Oggi era un giorno in cui la nebbia non dava scampo, se fosse stata reale avrebbero chiuso tutti gli aeroporti, ma Daniele aveva il suo faro, sul calendario come una previsione meteo  al giorno di oggi c’era scritto in rosso: “Oggi nebbia, guarda il video”.

Sapeva dove guardare, questo sì, ma non riusciva a immaginare che cosa avrebbe visto. 

Innanzitutto doveva trovare il pc che sicuramente era da qualche parte in casa.

Era una bella casa, specie per chi come Daniele la guardava ogni giorno come fosse la prima volta e questo pensiero gli strappò un sorriso, la routine non faceva parte della sua vita.

Il salone non era grande, ma luminoso e la vetrata centrale dava sul giardino curato da lui stesso, gli veniva facile ancora.

La cosa che più lo sorprendeva ogni volta era la memoria nitida dei profumi di quel giardino, poteva non ricordarsi come si chiamavano i frutti gialli che tagliati ti regalano un succo aspro, ma piacevole e la buccia che sua mamma macerava per fare un liquore che con suo fratello bevevano di nascosto e allungavano poi con l’acqua, ma ne riconosceva l’odore sempre.  

Alle pareti della stanza c’erano centinaia di foto e didascalie che aveva scritto per trasformarlo in una scatola dei ricordi. Foto significative, la nonna, il giorno di laurea, il matrimonio, ma anche apparentemente superficiali: il biglietto di un traghetto per la Sardegna, un vinile di Bob Marley, un gettone telefonico.

Sul tavolo c’era l’oggetto più importante, Daniele lo lasciava solo per andare a letto e neanche sempre, un diario.

Un diario speciale, diviso per capitoli, decine di capitoli, ognuno dei quali aveva il titolo su un post-it attaccato alla pagina relativa.

Se aprivi a “parenti” per esempio, trovavi la vita in poche righe di tutte le persone della famiglia, da quelli più stretti ai cugini di Buenos Aires.

Accanto al diario, facile facile, c’era il pc. Era pronto a seguire il consiglio del calendario.

Dopo play comparve un uomo che lo guardava fisso, un uomo dall’aspetto gradevole oltre che familiare, pur non avendolo mai visto prima e che aveva un tono sereno, eppure questa tranquillità non lo convinceva.

Da quando i visi non erano più associati ai nomi, almeno non immediatamente, Daniele aveva imparato a leggerli come mai prima e quell’uomo nel filmato si sforzava di essere rassicurante, ma i suoi occhi erano tristi e i gesti, anche se misurati, tradivano un’angoscia che lo impietosì.

Ci mise un po’ a capire che era lui stesso che pochi mesi prima aveva registrato una video lettera per farsi gli auguri e per incoraggiarsi a fare quello per cui non si era mai preparato prima.

Daniele Chiaro, lo immaginava così senza nebbia e confusione, gli parlava di una figlia e di un viaggio da intraprendere per capire.

(continua)

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