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Nel 2015 centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini rifugiati, provenienti da zone di guerra come Siria, Iraq e Afghanistan attraversano il mare tra la Turchia e la Grecia e iniziano a risalire a piedi i Balcani per raggiungere i paesi dell’ UE e chiedere asilo. La così detta rotta balcanica viene ufficialmente chiusa il 19 marzo 2016 con un accordo economico e politico tra l’UE e la Turchia che esternalizza il controllo delle frontiere creando una costellazione enorme di centri di transito e accoglienza alle porte d’Europa. Nonostante l’accordo, il flusso di migranti non si è mai arrestato, ma solo limitato, e ogni anno passano migliaia di persone attraverso Grecia, Macedonia, Serbia e - dalla primavera del 2018 - Bosnia Erzegovina . Sono per la maggior parte afghani, siriani, iraniani, palestinesi, pakistani che, lungo il confine bosniaco, ogni giorno vanno al game tentando di passare illegalmente le frontiere con la Croazia. La posta in gioco è la loro stessa vita, che mettono in pericolo attraversando montagne, campi minati, fiumi gelati e impetuosi, cercando un futuro migliore per sé e la propria famiglia.
In Bosnia Erzegovina, dove lavoriamo, ci sono più di 5.000 richiedenti asilo , la maggior parte dei quali risiede nei campi presenti nelle zone di Bihać e Velika Kladuša, nella parte nord occidentale del paese.
A novembre, per fronteggiare l’emergenza nella municipalità di Bihać, è stato aperto all’interno di un’ex fabbrica di frigoriferi il campo più grande della Bosnia Erzegovina gestito dalla OIM, il Bira. Questa struttura ha una capienza massima di 1.500 posti, ma i dati ufficiali dichiarano che le persone presenti nel campo sono oltre 2.100.
IPSIA, presente in Bosnia Erzegovina dal 1997 con progetti di sostegno alla ricostruzione del paese, ha avviato a partire dal dicembre 2018 un servizio di distribuzione di tè caldo all’interno del campo Bira, che ha in realtà l’obiettivo di creare uno spazio di socializzazione, aggregazione e condivisione: il Čaj Corner.
Ogni mattina 5 volontari di IPSIA sono impegnati nella distribuzione di oltre 600 tè e nell’organizzazione di attività ricreative per i residenti del campo.
Il progetto non si limita solamente a distribuire bevande, ma ha una forte valenza sociale ed è l’unico intervento che in questi due mesi va nella direzione di ascoltare il bisogno delle persone di stare insieme.
Con l’introduzione di tavoli, panche e giochi di società lo spazio si sta trasformando in un vero e proprio Social Cafè, dove le persone hanno a disposizione uno spazio in cui riunirsi e condividere momenti insieme. Si tratta di restituire dignità a individui troppo spesso ridotti solamente a statistica e numeri dell’accoglienza.
Dopo due mesi dalla nostra apertura il Čaj Corner ha preso una nuova forma anche grazie al supporto e alla solidarietà delle persone che hanno partecipato a questo progetto. In quel groviglio di lingue, storie e culture, tra un torneo di ping pong e una partita a carte si ascolta musica, si scambiano parole, sorrisi, qualcuno ti racconta la sua storia mentre altri ti salutano, perché il giorno successivo tenteranno il game .
I fondi raccolti andranno a sostenere e ad ampliare il progetto Čaj Corner, per continuare a servire tè e portare avanti le attività di socializzazione nel campo.
“Per noi – dice Silvia Maraone coordinatrice dei progetti con i migranti lungo la Balkan Route– è fondamentale lavorare all’interno di un campo come il Bira proprio per le condizioni in cui si trovano le persone. Un intervento come il social café è assolutamente importante per mantenere la loro dignità. Non si tratta di dare una tazza di té, ma di riconoscere gli individui come persone."
OBIETTIVO GENERALE
L’obiettivo del progetto è ridurre il disagio delle persone durante il loro soggiorno al campo Bira, migliorando la qualità del tempo speso all’interno della struttura. L’intervento di IPSIA nei campi profughi lungo la Balkan Route si focalizza principalmente su:
- Organizzazione di attività di sostegno psicosociale (Social cafè e čaj corner , animazione, sport…);
- Collegamento tra i bisogni dei migranti e le realtà in grado di soddisfarli (IOM, UNHCR, Croce Rossa).
- Sensibilizzazione del territorio italiano sugli sviluppi dell’emergenza migratoria lungo la rotta balcanica.
OBIETTIVI SPECIFICI E ATTIVITA'
- Prosecuzione e ampliamento dell’attività al Čaj Corner (distribuzione di tè caldo e attività di socializzazione e ricreazione);
- installazione di una palestra esterna per dare agli ospiti del campo la possibilità di praticare sport riducendo così le tensioni dovute alla mancanza di attività ricreative;
- creazione di una collective kitchen per permettere agli ospiti del campo di cucinare i propri piatti per favorire la condivisione culturale e ritrovare un senso di casa.
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