Una campagna di
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Cos'è Fujakkà|Il nostro primo film|Il budget|La colonna sonora
Fujakkà nasce in Spagna nel 2013 per mano di alcuni filmmaker di diversi Paesi, che concepiscono l’idea di un collettivo che si occupi di portare il cinema nelle periferie, geografiche e sociali, condividendo saperi e strumenti del cinema. Nel 2014 Stefano Virgilio Cipressi e Giacomo Rossetti portano il progetto in Italia, attivando in oltre dieci quartieri di Roma il laboratorio sociale di cinema Fujakkà.
A 4 anni di distanza, mantenendo come priorità l’accesso al cinema attraverso i corsi di cinema a prezzi popolari e il service sociale audio-video per le produzioni low budget, Fujakkà è oggi una casa di produzione di cortometraggi di finzione, documentari, spot televisivi e video istituzionali, videoclip musicali e campagne video per le Ong.
Il prossimo obiettivo di Fujakkà è la realizzazione di un lungometraggio intitolato Una psichedelia nera. Per farlo, abbiamo bisogno di voi.
Premessa
Negli ultimi due anni abbiamo raccolto oltre 260 storie di sfruttamento e morti sul lavoro, diritti negati, razzismo, conflitti sociali, tenendo una sorta di mappa-diario dell'Italia di oggi.
Alcune di queste storie rappresenteranno la spina dorsale del lungometraggio, le tappe del road movie che si muoverà tra documentario e finzione.
Una psichedelia nera si svolge tra due confini: quello Nord, la porta sull'Europa costituita dalle Alpi (la vicenda della piccola Madina raccontata nel teaser), e quello Sud, ai bordi del Mediterraneo. In mezzo, un viaggio-radiografia fatto di incontri che possano raccontare lo stato di cose nel Paese, sul modello di Conversazioni in Sicilia di Elio Vittorini.
Lo scopo non è quello di delineare un quadro esaustivo o un'analisi scientifica della società nella quale viviamo, ma di rintracciare legami invisibili tra vicende apparentemente lontane, cercare di comprendere fenomeni oltre la confusione dell'informazione quotidiana, fissare dei volti, delle storie, dei luoghi.
La struttura, tipica del film di viaggio, è incentrata sulla vicenda di due operatori video televisivi, che per motivi e in modi diversi decidono di sabotare l'ingranaggio dello spettacolo, inteso qui come l'eterno rito dell'intrattenimento idiota e superficiale.
La vicenda
Un operatore video, dipendente di una televisione, è a Venezia per girare i provini del casting dell'ennesimo talent show. Mentre il regista intervista i candidati, l'operatore sente qualcosa e si allontana. Senza che nessuno se ne accorga, porta con sé la videocamera con le registrazioni.
Una collega dell'operatore, Giulia, mandata via dalla TV qualche mese prima, viene richiamata dal capo e le viene chiesto di partire per cercare il collega ma, soprattutto, le cassette coi provini, senza le quali il programma non può partire.
Giulia ritroverà l'operatore nel Sud Italia, ai bordi del Mediterraneo, e scoprirà il perché dell'allontanamento del suo collega. Farà di questa scoperta un nuovo inizio anche per lei e uno strumento per reagire a tutto ciò che la spaventava.
I due viaggi
Il film è diviso in due parti. La prima, di finzione, coincide con il viaggio di Giulia sulle tracce dell'operatore, incentrata sul "ritorno in società" della protagonista. Giulia s'era infatti ritirata, rappresentando quel riflusso nel privato che (fuori da ogni sociologia spicciola) ha investito la generazione della quale faccio parte e la successiva. Un riflusso nel privato doloroso, inerme.
Tramite una voce fuori campo che rimugina, riflette, procede a tentoni, la protagonista trova la forza di ricercare non solo l'operatore ma anche il legame col Paese in cui è cresciuta e che ora le fa spavento.
Il secondo viaggio, la sezione documentaria del film, è quella nella quale ogni situazione sembra spiegare lo spavento di Giulia, la negazione che agisce all'improvviso nell'operatore, lo sconcerto di un'intera generazione.
Si susseguono narrazioni dal basso, in prima persona, voci nascoste o poco ascoltate, in spazi di solitudine ma anche di rabbia, solidarietà, spazi di ricostruzione personali e collettivi.
Per finire, l'inzio: il 24 gennaio 2017 un ragazzo di 22 anni, migrante, annega nel Canal Grande a Venezia.
C'è chi filma la scena. Il ragazzo annega nella quasi totale indifferenza delle persone e tra qualche urla razzista di chi vorrebbe vedere quel ragazzo inghiottito presto dall'acqua.
Una psichedelia nera ha origine qui.
Stefano Virgilio Cipressi, 35 anni, è nato ad Aversa (CE). Ha una laurea magistrale in Storia, teoria e critica del cinema e un master in Documentario di creazione conseguito presso la Università Autonoma di Barcellona (UAB).
Da diversi anni collabora con Save The Children Italia Onlus, per la quale ha curato il documentario europeo sulla povertà educativa In The 7th Nation e le campagne video Se fossi sindaco e Se fossi premier. Per Save the Children ha inoltre tenuto laboratori di cinema e video partecipativo presso i Punti Luce di Ponte di Nona e Torre Maura a Roma.
È regista di documentari e di film di finzione, spot pubblicitari e video aziendali. Lavora come montatore, fonico di presa diretta, direttore della fotografia, operatore di ripresa e produttore. Nel 2014, con il documentario Ahora No Aquí (Cile, 2013) ha vinto il Tolfa International Short Film Festival ed è stato selezionato in diversi festival nazionali e internazionali. Al Napoli Film Festival ha ricevuto il riconoscimento 41mo parallelo.
Con L'invention de la cinématographie ha vinto nel 2017 il Prato Città Aperta Festival ed è stato selezionato in diversi festival nazionali ed internazionali.
Insegna cinema e video partecipativo nel laboratorio itinerante Fujakká.
Sono diversi anni che vorrei fare questo film. Per uno che si stanca presto delle cose, è un buon inizio, la promessa di una motivazione reale, sincera.
Cosa c'è di me in Luca, l'operatore che smette, pirandellianamente, di riprendere, attirato all'improvviso da un urlo? La stanchezza della manovella girata e girata per campare, le immagini come frutti della terra che non colgo per me, il lavoro del cinema nella sua alienazione.
Cosa c'è in me di Giulia che viene richiamata a lavoro per cercare Luca e riconsegnare così i provini spariti del nuovo talent show? L'idea che non si debba annegare nella stupidità, che la banalità è un mare che va navigato a modo e per bene, con una bussola, altrimenti meglio tenersi per un po' a riva.
Dicevo di una motivazione autentica: una spia rossa, come quelle delle porte di emergenza, è sempre accesa sul fondo, sbiadisce quando immerso in altri progetti, ma non si spegne. Questo film resta una necessità.
Del road movie è stato detto tutto, a parole il genere si è esaurito. Per nostra fortuna, poiché è fatto di strade e di incontri, il film di viaggio non ha da temere, si farà finché ci saranno luoghi da raggiungere e visi in cui specchiarsi, pezzi di terra su cui poggiare il cavalletto.
Nel bagagliaio: sfruttati/sfruttatori è ancora una dicotomia valida, nomi e cognomi trovati sul giornale, camminare domandando per rifarsi un'idea sul Paese, quella frase di Sartre che dice che come tutti i sognatori ho confuso il disincanto con la verità, cinque parole di Kerouac uno-stupore-di-mia-fabbricazione, gli strumenti della piccola troupe del film.
Nessun produttore prenderebbe per buone queste note di regia, in nessun pitching convincerebbero qualcuno, lo so. Ma se per il film scelgo la strada della produzione dal basso, indipendente, è anche perché possa dire le cose a suo modo, buono o cattivo che sia.
– Stefano Virgilio Cipressi, regista
La produzione di un lungometraggio può arrivare a raggiungere costi davvero esorbitanti! Quello di € 14.000 è, per gli standard cinematografici, un budget basso (low budget). Ed è il minimo necessario a realizzare il nostro Unapsichedelia nera! In primo luogo i fondi serviranno per lo sviluppo della sceneggiatura.
Ecco in che modo saranno ripartite le spese.
• € 2.700,00 – Vitto, alloggio e spostamenti della troupe per due settimane.
• € 1.400,00 – Fabbisogni tecnici.
• € 1.000,00 – Fabbisogni di scena.
• € 3.800,00 – Salari di attori e tecnici.
• € 1.000,00 – Disegno del suono.
• € 1.000,00 – Montaggio e color correction.
• € 1.000,00 – DCP, promozione e distribuzione.
• € 1.400,00 – Social media manager e ufficio stampa.
• € 700,00 – Tasse della piattaforma Produzioni dal basso.
Abbiamo in cantiere anche due cortometraggi, che possiamo realizzare superando l'obiettivo minimo fissato per questa campagna (€ 14.000).
Un anziano signore viene ritrovato morto in un planetario, luogo in cui molti anni prima egli aveva vissuto il primo appuntamento con l’amore della sua vita: sotto le stelle i ricordi riaffiorano come un nuovo presente.
Planetario è un cortometraggio della durata prevista di circa 12 minuti, scritto da Stefano V. Cipressi. È una commedia romantica che vede passato e presente intrecciarsi in un ciclo infinito, in cui la fine è anche un nuovo inizio.
Un omaggio a Giulietta Masina e ai grandi schermi dei piccoli cinema. Un viaggio tra la materia stessa del cinema.
L'album contiene nove tracce ed è acquistabile su Bandcamp, ma anche disponibile gratuitamente su Spotify!
«Non saprei dire quali immagini pensate per il film abbiano influenzato l'album e viceversa. Il film e il disco sono cresciuti insieme, si incontrano in alcuni punti e in altri prendono strade parallele.
«L'album è un insieme di canzoni nate sulla chitarra acustica nel chiuso di un appartamento e sviluppate ognuna seguendo una suggestione diversa, peculiare: ad esempio The Glassy Stone è una canzone intima e spoglia, di voce e pianoforte, Nutopia (take a chance) è una canzone rock, un'esortazione alla pace dedicata a Lennon, piena di chitarre che si sovrappongono. C'è Where to go, un canto quasi disperato tipicamente folk, di chitarra acustica e armonica e The summer of Love che si accende a poco a poco tra synth, corni francesi e sassofono.
«In Canzoni per una psichedelica nera, la voce di Lavinia Patera e le sovraincisioni di Samuele Cima contribuiscono a far muovere il disco da una quiete armoniosa a un campo di suoni nervosi, profondi. Mi pare suoni omaggiando, nel suo piccolo, gli ascolti di un decennio, dai Beatles a Dylan alla psichedelica.
«I testi raccontano la traiettoria del film: sono scritti sullo sgomento dato dallo stato di cose, sulla paura e lo smarrimento. I personaggi raccontati nelle canzoni attraversano deserti, città allucinate, stanze d'albergo, hanno visioni di tempi migliori e utopie realizzate. Scolpendo il blocco di marmo del loro caos, ridefiniscono la propria identità, il loro sogno.
«È un disco nero che va però verso il bianco, un concept album il cui tema non è il nichilismo o la sconfitta, ma l'opportunità data dal viaggio, la forza che si ritrova in un momento, il raccoglimento che prepara la partenza».
– Stefano Virgilio Cipressi
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