Una campagna di
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Perché non sognare? Vorremmo uno spazio a disposizione di tutt@, finanziato da chi ci crede, dove organizzare la nostra presenza senza più l'assillo delle bollette. Un posto in cui non si debba per forza pagare tutte le volte per accedere e dove - fino al prossimo crowd funding - non ci sia la preoccupazione di trovare le risorse per andare avanti, un luogo aperto per chi vuole incontrarsi col suo gruppo, crearne uno, per chi pensa di avere qualcosa da dire o da festeggiare.
Trovare spazi è difficile. Ancora più difficile è trovarli belli, comodi da raggiungere, un poco attrezzati per organizzare delle cose. Il CDM è tutto questo e potrebbe restare sempre aperto, un luogo dove costruire situazioni di non mixité, nella nostra tradizione separatista, ed altre in ambito queer in cui sia possibile contaminarsi e crescere insieme.
Non vorremmo chiudere. Quanto costa tenere aperto il CDM? In un anno, più di 5000 euro. L’affitto costa circa 900 euro a trimestre, a cui si aggiungono 2000 euro all’anno di riscaldamento, luce e spese varie (dalla tassa per i rifiuti all’assicurazione, alle spese per la revisione periodica della caldaia).
Le cose cambiano e anche in bene, ma non è più possibile mantenere uno spazio con le modalità che abbiamo usato fino ad ora. La vecchia sede di via Cicco Simonetta aveva una grande cucina che tante ricordano, ma nel frattempo le leggi nazionali, le normative regionali e le disposizioni municipali ci hanno vietato quasi tutto quello che eravamo abituate a fare in quegli anni (cucinare, dare da bere, fare musica eccetera). In pratica, oggi ci è concesso solo incontrarci, e parlare: è poco o è tanto di questi tempi? La risposta è da dare collettivamente. Così come dobbiamo collettivamente valutare che basterebbero venti persone disposte a impegnarsi per coprire le necessità del circolo per un anno intero, versando subito 240 euro (l’equivalente di venti euro al mese per un anno) oppure molte, molte di più che versino molto di meno.
E allora avremmo tutte, ancora, un luogo fisico e simbolico nel cuore di Milano, uno spazio autogestito, pubblico, di tutt@.
Ci proviamo? Poi, se non ce la facciamo, chiuderemo e le idee circoleranno ancora. Ma, per ora, perché non sognare uno spazio libero, finanziato da chi crede nel valore del fare le cose insieme?
Come si dice, tutto o niente, ora o mai più.
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