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Il progetto di finanziamento su Produzioni dal basso ha lo scopo di raccogliere i fondi necessari a coprire le spese di traduzione, pubblicazione e promozione dell'opera di Pablo Palacio.
L'autore
«Voleva essere uno scrittore selvaggio, eretico, geniale, e ci è riuscito». Queste parole di Sergio Pitol su Witold Gombrowicz si adattano perfettamente anche a Pablo Palacio (1906-1947), grande scrittore ecuadoriano d’avanguardia di cui solo negli ultimi decenni i critici (e gli editori) hanno riscoperto l’opera visionaria, brutale, beffarda ed espressionista. La raccolta di racconti Un hombre muerto a puntapiés (1927) – pubblicata in traduzione nel 2018 dalle Edizioni Arcoiris col titolo Un uomo ucciso a calci –, i romanzi sperimentali Débora (1927) e Vida del ahorcado. Novela subjetiva (1932) sono ancora oggi libri audaci e inclassificabili che hanno pochi eguali nel panorama letterario ispanoamericano e che mostrano originali punti di contatto con gli universi narrativi creati da Poe, Kafka, il già citato Gombrowicz, Arlt e Macedonio Fernández.
Opera
«Con guanti chirurgici creo un piccolo bolo di fango suburbano e lo lascio rotolare per queste strade: si tapperà il naso chi vi troverà carne della propria carne». Così si presenta Palacio nella raccolta di racconti Un uomo ucciso a calci, pubblicata nel 2018 dalle Edizioni Arcoiris. Ora desideriamo recuperare un altro suo capolavoro purtroppo ancora poco conosciuto: Vida del ahorcado, un romanzo breve composto da frammenti, un testo allucinato nella cui struttura labirintica i confini tra realtà e immaginazione, e tra umorismo e orrore, sono labili e frastagliati. Se Un uomo ucciso a calci mette uno straordinario punto finale alla letteratura ispanoamericana del XIX secolo, Vida del ahorcado, insieme ai coevi I sette pazzi di Roberto Arlt, No toda es vigilia la de los ojos abiertos di Macedonio Fernández o Fulano de tal di Felisberto Hernández, inaugura in maniera dirompente la letteratura d’avanguardia ispanoamericana del XX secolo.
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