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Un documentario di inchiesta ambientale che mette in luce la attuale situazione della Selva di Chiaiano, l'ultimo grande polmone verde della citta' di Napoli, con riprese da dentro e sopra la Selva ed interviste con esperti e cittadini.
Di Cecilia Anesi e Giulio Rubino. Montaggio di Gianmarco Giometti. Adattamento audio di Marcello Fantera. Voce narrante di Marco Sonnati.
La Selva di Chiaiano è lultimo grande polmone verde della città di Napoli ed è parte integrante del Parco Metropolitano delle Colline. È caratteristica per la sua particolare conformazione geologica: contiene cinquantatre cave di tufo giallo Napoletano, di cui una decina di grandi dimensioni, che sono oggetto dei progetti di riqualificazione ambientale voluti dallEnte Parco.
Nello specifico, la ex Cava Comunale dovrebbe ospitare un bosco umido e la Cava Sposito dovrebbe diventare un lago balneabile con stazione fotovoltaica di nuova generazione. Ma la Selva, come altri luoghi della Campania di simile conformazione, è stata sfruttata dalla Camorra prima con attività estrattiva selvaggia e poi, come appurato dalla Sezione Aerea della Guardia di Finanza nel 2008, come ricettacolo di sversamenti illeciti. Come spiega Tommaso Sodano, membro della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, quello delle cave è sempre stato uno dei business principali della Camorra: si scava e quando non si può più scavare si riempie. Purtroppo è difficile individuare gli sversamenti più pericolosi senza una ricerca puntuale e ben focalizzata. Questo perchè i rifiuti tossici vengono nascosti bene, con tecniche che continuano ad affinarsi: la più comune delle quali è seppellirli nel cuore di ingenti accumuli di scarti edili.
La Selva non è mai stata considerata un Sito Contaminato di Interesse Nazionale, eppure, al sequestro di una cava da parte della Guardia di Finanza si aggiungono le testimonianze dei cittadini, il ritrovamento da parte del Commissariato allEmergenza Rifiuti di 20 mila metri cubi di amianto a ridosso della Cava del Poligono (attuale Discarica di Chiaiano) e i calcoli effettuati dal Geologo Franco Ortolani che ha evidenziato, grazie alluso di foto aeree, ingenti accumuli avvenuti negli ultimi 10 anni. Sversamenti sono visibili anche ad occhio nudo, soprattutto nelle grotte, dove tra le colline di materiale di riporto emergono fusti, copertoni e altri tipi di rifiuti speciali. Sono gli stessi sondaggi dellEnte Parco, effettuati per dare il via ai progetti esecutivi, che evidenziano la presenza di terreno di riporto sia allinterno dellEx Cava Comunale che lungo gli alvei stradali. Per quanto parziali, queste informazioni sono comunque sufficienti (secondo i pareri dei geologi consultati) per dichiarare la necessità di un monitoraggio ambientale che vada nello specifico ad analizzare chimicamente quei sondaggi. Questo monitoraggio dovrebbe essere effettuato nei mesi a venire e dovrebbe decretare la necessità o meno di una bonifica, prerogativa essenziale per la costruzione di un parco pubblico nella Selva di Chiaiano. Il timore dell'Ente Parco è che non si riescano a salvare le cave da ulteriori sversamenti o da un destino da discariche autorizzate (come quella effettuata dal Governo Italiano grazie a dlg 90) se non si interviene subito con i progetti. Il Commissario all’emergenza rifiuti Guido Bertolaso ha aperto una discarica «emergenziale» proprio in una delle cave della Selva, con una decisione in deroga alla legge stessa che istituisce il Parco delle Colline di Napoli e che è stata imposta alla popolazione con la forza, come la cronaca di due anni fa ha testimoniato. La presenza del Commissariato non inoltre risolto il problema degli sversamenti abusivi, e la cittadinanza pensa che sia impossibile aprire un parco pubblico – che per ora esiste solo dal punto di vista legislativo - prima che una bonifica totale e completa dell’area sia effettuata. In fondo è dai carotaggi commissionati dallo stesso ente Parco che emerge la presenza di ingenti quantità di materiale di riporto. Se i progetti dell'Ente Parco prendessero forma cosi come sono sulla carta darebbero a Napoli uno sviluppo eccezionale, frutto di sinergie fra tutte le componenti della cittadinanza e con il potenziale per la crescita di una comunità viva e prospera. Anche in senso culturale, la realizzazione partecipata di questi piani sarebbe il migliore antidoto contro l'abbandono e l'indifferenza, che sono poi le acque torbide in cui la Camorra trova il suo terreno più fertile.
The Selva di Chiaiano (Forest of Chiaiano) is the last large green lung of Naples and a crucial part of the Metropolitan Park of the Hills of Naples. It is characteristic for its peculiar geological conformation: it has in fact 53 quarries of yellow Napoletano tuff, seven of which of great dimensions. These are the object of an environmental restoration wanted by the Park institution.
Most specifically, the ex Cava Comunale quarry should host a humid wood, while the Cava Sposito quarry should become a lakeside resort with a hi-tech photovoltaic station. But the Forest, as many other similar places of Campania, has been exploited by the Camorra – the local organised crime –twice, firstly through wild tuff-excavation activity, and secondly as illegal dumping -site. The seizing of one quarry by the Sezione Aerea della Guardia di Finanza (Aerial Section of Police body dealing with economical and environmental fraud) only further confirms the threat of such a widely spread practice. Tommaso Sodano, a member of the Parliamentary Inquiry Commission on the Waste Cycle and the Connected Illegal Activities, explains why that of quarries has always been one of Camorra’s main business. Quarries get mined and once the mining capacity is exceeded, Camorra fills them with waste. It is hard to spot the most dangerous dumping without a punctual and focused research. This is because toxic waste gets hidden quite well, due to ever-changing techniques; the most common of which is burying toxic material in the mid of inert waste coming from construction sites. The Forest was never considered as a Polluted Site of National Interest, nevertheless evidences of pollution have been gathered by the Guardia di Finanza, by citizens and even by the very same State Compulsory Administration for Waste Emergency. It is the Compulsory Administration who, while building an authorised landfill in the Cava del Poligono quarry, has found 20 thousand cubic metres of asbestos in the nearby. Least but not last come the geological calculus of Professor Franco Ortolani, who has spotted great accumulation of unknown materials in the whole area over the past ten years. But dumping can also be spotted by eye, especially inside the Briganti’s Cave, where there are piles of inert material from which barrels, tires and other kind of special waste come out. Finally, it is the very analysis wanted by the Park institution, done in order to start the executive phase of the projects, that shows the presence of terreno di riporto (inert material that does not naturally belong to that area). Even though incomplete, that analysis are sufficient – according to the geologists heard - to state the absolute necessity of a more specific analysis that purposely goes and looks for the chemical composition of that soil.
According to the Park, this analysis should be done in the months to come, and should decide upon whether an environmental reclaim is needed. The fear is that if the Park will not be able to start straight away the executive phase of the projects, nothing will stop further dumping or further use of quarries as authorized landfills.
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