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Il racconto di un’ esperienza vissuta in un laboratorio
teatrale nato all’interno dell’istituzione psichiatrica, in un Centro
Diurno della Asl RME, nel complesso del Santa Maria della
Pietà, l’ex manicomio di Roma. Inviata da uno psichiatra, in un
momento molto doloroso della mia vita e da cui pensavo di non
uscire, dopo un primo periodo di diffidenza, capisco che quanto
avviene in quel luogo, è intriso di forte complessità, su vari
livelli. In primo piano il relazionarsi tra le persone. È un luogo di
teatro prima di tutto. E, pur se incastonato nell’istituzione
psichiatrica, nessuno è paziente. Nessuno è utente, dis-abile,
diversamente abile, o qualsiasi altra cosa lontana dall’ “abile”. Il
lavoro si basa sul rigore, la disciplina, ed è vissuto da tutti con
forte impegno e presenza.
Dall’importanza del processo all’analisi del gesto
teatrale sempre consapevole, mai casuale, che l’attore
sceglie e determina.
Lo svolgimento di una giornata di
laboratorio.
L’importanza dell’osservazione, e del lavoro del
regista/osservatore.
Gli spettacoli messi in scena.
Un’analisi del Lohengrin di Richard Wagner che darà modo di
affrontare ulteriori tematiche fondamentali riguardanti il
laboratorio.
Infine alcuni frammenti del mio personale diario, semplici
pensieri e riflessioni, di un percorso teatrale che è anche un
percorso interiore.
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