Il Progetto
L’ispettore Gaudino Liberovici è un Clouseau amplificato: disadattato e burbero, patito di enigmistica, predilige gli arcani in forma di rebus e cruciverba ai casi trucidi che gli passa la questura.
Schiva i sopralluoghi troppo sanguinosi perché debole di stomaco, e se proprio non può farne a meno vomita con discrezione nel berretto dell’assistente Caposito.
Odia l’assedio delle reporter TV che puntano i microfoni come baionette, al punto che per metterle in fuga apre il trench come un maniaco mostrando le pudenda.
Per risolvere i casi segue percorsi sbilenchi, fidandosi di un fiuto inesistente e di un mestiere presunto, al punto che quelli rimangono per lo più insoluti o preferiscono risolversi da soli.
Le storie, parodistiche e bislacche, sono un pretesto per giocare con le parole e le situazioni, per scardinare i luoghi comuni dell’immaginario investigativo, per decostruire dialoghi cascando su inciampi semantici, su scarti lessicali.
Si ride parecchio, però di un riso arguto, letterario, straniante.
Sono racconti avulsi dalla morale, dal significato, dal pathos, ma piuttosto saturi di non-sense, proprio come un rebus della Pagina della Sfinge, o come la vita tout court.
Gero Mannella, informatico, recensore jazz, trombettista afasico, progettista di giochi, sceneggiatore di slapstick comedy, cultore dell’Oulipo e delle risacche della lingua, gioca con la logica, crea cortocircuiti mentali, fa suonare parole desuete o neologismi, spiazza il lettore con continui coup de théâtre che strapazzano la storia tirandola per la giacca fino al borderline dell’inverosimiglianza.
Un ispettore in stile Groucho Marx
Repubblica
C’è qualcosa del Calvino giocoso, di Pennac, di Perec
Il Mattino
Spiazzante ed esilarante: due aggettivi per il mondo narrativo di Gero Mannella
Aphorism.it
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