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“Memorie dal sottosuolo” - un salto nel sociale tra passato presente e futuro-by Stefano Mingione

Una campagna di
Stefano Mingione

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“Memorie dal sottosuolo” - un salto nel sociale tra passato presente e futuro-by Stefano Mingione

Campagna terminata
  • Raccolti € 480,00
  • Sostenitori 5
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Raccogli tutto  
  • Categoria Arte & cultura

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Stefano Mingione

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Il Progetto

“Memorie dal sottosuolo”

-un salto nel sociale tra passato presente e futuro-

Una premessa necessaria

So che tutti fanno così, ognuno generalmente, si organizza per se, ma vista la qualità di alcune riprese video, non certo professionali quanto, necessarie ai chiarimenti, sottolineo, ammetto, che dai testi, alle idee, ed ogni documento mass mediale qui visibile, ho provveduto con le mie forze. Scrivendo, riprendendo, montando, oltre naturalmente che disegnando, il mio vero lavoro. Chiedo quindi comprensione per il contenuto, piuttosto che per il contenitore, cominciando qui i lunghi ringraziamenti per la collaborazione presente e futura.

Perché chiedo il vostro supporto

Perché sono sicuro che il tema trattato rappresenta la presa di coscienza, l’indignazione di molte persone su questa terra. Aiutarmi e partecipare ognuno con le proprie forze all’attuazione di questo progetto, significa diventare complici di un opera figurativa delle dimensioni, ma soprattutto dai contenuti, mai prima d’ora pensati e realizzati. Dove la grandezza, il volume e la densità del segno grafico, corrispondono allo sdegno, alla collera, al risentimento d’ognuno di noi. Il successo dell’esposizione, in Italia e probabilmente non solo, sarà non tanto il metro per determinare il valore artistico, quanto una misura del disagio d’ognuno, pronto alla riflessione, al cambiamento.

Il lavoro tecnico del denaro

Il vil denaro che mi occorre per definire e realizzare in modo completo il disegno sarà impegnato nell’acquisto dei supporti per disegnare (poliplat bianco, cm. 70x100, spessore 5 mm. nel numero di 900 pezzi) dei magneti per sorreggere gli stessi e renderli se movibili ( 3600 riquadri cm.4x4) e corrispettivi 3600 riquadri in metallo delle medesime proporzioni, per disegnare: pennarelli (probabilmente 200/300) di varie dimensioni. Per quanto riguarda il luogo espositivo in cui si potrà visitare l’opera, pur avendo alcune proposte, non sono al momento in possesso di certezze. IL tempo in cui penso di realizzare l’opera si aggirerà in linea di massima, tra i 4 e gli 8 mesi. È tacito che tutti i sostenitori verranno tenuti al corrente dell’avanzamento lavoro. Si accettano proposte di collaborazione per quanto riguarda l’evento espositivo, che siano inerenti l’organizzazione, la locazione, la sponsorizzazione. Si tenga presente che tale evento sarà senz’altro occasione di incontro sociale per eventi di visite scolastiche, dibattiti e tutte le riflessioni che la tematica può suggerire.

I quattro file multimediali qui condivisi sono: un video doc, una video slide, link dove sfogliare l’e-book ed un ultimo link che vi porta all’interno del mio sito web. Seguono la copia dei testi preparati per i file suddetti.

Testo del documentario

Nei pressi di un luogo come tanti e come tanti meraviglioso, dove la natura suggerisce senza stordire, l’artista tenta di riprodurre il risultato di una propria intima idea.

Siamo nel suo studio dove potremo osservare la preparazione all’esecuzione della grande opera grafica “memorie dal sottosuolo”

Il tema riflette su di una immaginaria sequenza che attraversa la storia dell’universo, dalla sua espansione alla contrazione.

È percorsa la storia evolutiva dell’essere antropomorfo dal primo organismo monocellulare all’estinzione di se e del tutto. Come in un cerchio che, completato, perda cognizione del passato, del presente e del futuro, ritrovandoli in un’unica forma dove il tempo stesso e la luce perdono misura.

L’opera si estenderà per 215 metri di lunghezza e 2 metri e 80 di altezza.

Il bozzetto generale e dettagliato è già ultimato ed una parte è in opera a grandezza finale.

Per l’esposizione dovrà essere collocata in uno spazio adeguato al chiuso.

Sarà composta da 860 cartoni di poliplat fissati con dei magneti a 60 carrelli alti 3 metri e larghi 4.

Prego, seguitimi, entriamo per un momento in un’altra dimensione. Qui potrete osservare l’istallazione virtuale dell’opera completa. Eppure avere un idea realistica di cosa vorrà dire camminare ed osservare da vicino il disegno più grande mai compiuto. Aiutare un artista in questa realizzazione, potrà rendere i soggetti, protagonisti di tale enorme racconto sociale, riflessione infinita sul tema dell’esistenza, delle sue contraddizioni, della sua giustezza.

Per concludere, quando tutto sarà pronto sarò felice che in molti vedano da vicino questo lavoro, passeggino 215 metri guardandosi intorno, con se stessi, con gli amici con il nulla ed il tutto che è fuori e dentro di noi. Vorrei incontrarvi e lasciarvi qualcosa di mio, di nostro, di tutti.

Un po’ di fantasia inenarrabile altrimenti, un ricordo per ringraziarvi. Vorrei non essere l’unico responsabile di tanta presunzione creativa, stringervi la mano, sapere cosa ne pensate e lasciarvi da soli per altri 215 metri tutte le volte che volete con chi volete.

Riflessioni in libertà su “Memorie dal sottosuolo”

(testo del catalogo generale)

Si deve sapere che non è mai accaduto abbia scritto per denaro o per volontà di qualcun altro, sempre e solo perché mi prendeva così e, visto che ho scritto non poco per essere un dilettante e non sono mai stato ricco, anzi, un motivo ci sarà. Non è il caso di entrare nei particolari ma visti i detrattori che girano ad ogni stagione ed ogni ora del giorno, ho precisato (cari invidiosetti).

È che il mondo è fatto così e pare proprio non se ne possa fare a meno, d’essere tra noi antropomorfi, perennemente contraddittori ed antagonisti. Usualmente predicare in un modo e razzolare in quello opposto, credere di essere la tale cosa, di rappresentarla in totale presa di coscienza e pure apparire nell’esatto contrario è, come dire, talmente ovvio che pare quasi sia una necessità alla sopravvivenza. E se dovessimo metterci a rammentarlo ad ogni individuo ci capiti sotto mano, finiremmo troppo spesso per rovinarci quel che rimane della nostra già tormentata e misera quotidianità.

Ho imparato con gli anni e dopo averlo assai praticato, a frenarmi da tale comportamento, poiché già frequento pochi esseri bipedi senza peli, e di quel passo rischiavo che anche il mio fruttivendolo, nonostante la mia generosità, mi togliesse il saluto. Dunque adesso o sto zitto o premetto, poi mi zitto di nuovo, ri-premetto e così via. Sai che palle parlare in questo modo. È che non riesco a normalizzarmi, cioè ci riesco pure, ma so sempre che lo sto facendo, e quando poi termino il rapporto vocale momentaneo, sempre mi dico: che parlare è questo, a cosa e chi è servito, sarà contenta questa persona, lo sa che avevo cose di ben altro interesse da dirle e mi sono trattenuto, perché vedi mai che capisce male e mi si offende?

È già perché poi pare che tocchi sempre a me trattenermi. Certo io sto tentando di normalizzarmi, mentre gli altri lo sono. Quindi loro quando concludono non se le fanne tutte le retro domande che mi faccio, stanno bene come stanno o stanno a loro modo bene come stanno? E che sono matto che glielo chiedo?

Ora qualcuno si starà domandando (ho detto qualcuno non voi! Qualcuno è solo “qualcuno” non siete mai voi!) si va beh, ma che c’entra quanto sopra con il disegno? E qualcun altro (sempre l’altro, non voi) ah! Adesso ho capito perché c’ha messo 215 metri e 30 centimetri per 2 metri e 80 di altezza per fare ciò che ha fatto!

E pensare, dico io invece, che ho dovuto fare un riassunto e, vi confesso anche, che il progetto era di almeno 350 metri. È che mi ero un po’ stufato. Quindi ho tagliato qualche tematica. Non sapete voi quante volte ho dovuto tappare il mio unico orecchio vivo. Quante altre ho dovuto tenere per me questo progetto, quasi vergognarmene, visto il facile ed ovvio dileggio che provocava, del tipo: ma che lo fai a fare, dove lo metti, dove e chi te lo espone, che lo vendi a pezzi, chi te lo compra? Svariati e motivatissimi: chi, che, cosa, dove e perché. Naturalmente non ho dato spiegazioni filosofiche, mi sono attenuto ad una reazione uguale e contraria ma soprattutto breve. Per lo più risolvevo parlando anche io di carciofi: “quando mai ho inventato qualcosa sapendo già cosa farne? Rammenti questo e quello e quell’altro ancora, tanti quanti sono, tante quante sono le volte che mi sono cimentato? E dunque, è normale per me no?” non ricordo se ero io che cambiavo discorso o loro.

Se tu prendi un coso quello è soltanto un coso. C’è un momento in cui però cambia e diventa qualcos’altro. Un istante in cui quel coso s’è svegliato ed ha cominciato a muoversi in tutte le direzioni, un po’ come quando si accende una lampadina e la luce va dove vuole, esattamente tutto intorno a se stessa, alla propria fonte. Dentro quel coso c’era già tutto il mio disegno, quanto sarebbe accaduto prima, durante e dopo e cioè che la cronologia era un ovvietà talmente logica che non rimaneva che metterla in dubbio. Poiché se ciò che accade è sferico potremmo trovarci collocati in qualsiasi punto della circonferenza del solido senza che nulla cambi.

Non potevo, nel disegno, mostrare concetti di questo genere in maniera ne analitica ne scientifica, ci sarebbe voluta una grande lavagna, studi diversi e tanti gessetti bianchi, ma era questo che talvolta pensavo. Riflettevo sul prima, sul durante e sul dopo, vivevo tutte le mie paure, le consapevolezze, le tritavo e rispalmavo dentro di me, come nulla fosse, spesso inconsciamente, senza esiti di particolare rilevanza. Come fischiettare, come cantare sotto la doccia.

Quella vita che fin da subito iniziai a disegnare era una vita che non mi piaceva, non un bel tramonto, non un bel vaso di fiori, era quello che non avrei voluto vedere. Perché tutto nella realtà, soprattutto la sua brutalità, lo si è sempre voluto far apparire ineluttabile. Tutto ha un senso, tutto finisce bene poiché non v’è altro modo di far andare le cose. E lo capisco, lo so, me ne rendo conto, perdinci è evidente! Come volete che non lo sappia, che non me ne sia accorto come voi da subito? Ma su questo pianeta c’è così tanto vociare, in ogni direzione da qualsiasi luogo che il mio piccolo e stupido orecchio non poteva far finta di nulla. Strillano, urlano, si lamentano ricchi e poveri, dementi e geni, uomini, donne, bambini e vecchi d’ogni etnia e luogo, da ogni tempo, e lo continueranno a fare per quello a venire immersi ognuno nelle proprie feci come fosse cioccolata della miglior qualità.

Cosa dobbiamo fare, metterci ad urlare tutti contemporaneamente, ribellarci a noi stessi, sovvertire la nostra complessa e discutibile genetica, dare al povero il posto del ricco, all’onesto il potere del disonesto, alla monaca i benefici del sacerdote, all’affamato il cibo dell’obeso, al buono i vantaggi del cinico? Tutto intorno era in silenzio, una pace viva fatta di cinguettii, ronzii, fremiti d’ali, crepitii di rami, fronde verdi e vellutate che danzavano al lieve soffio d’un vento che attraversava come una sinfonia di Respighi l’intero bosco, la valle e tutto quanto era tra quella natura ed il mare che attendeva l’arrivo, la fine del cammino, come fosse stato questo, l’ultima liberazione che preceda l’approdo all’infinito.

Prima di disegnare una cosa di qualsiasi genere penso. Favorisco intorno il silenzio, creo un vuoto nella mente dove immergere l’amo affinché questo acchiappi casualmente ciò che in seguito si rivelerà di mio interesse. Quando il percorso è chiaro e v’è da aggiungere solo il lavoro, allora posso accendere anche la parte esterna perché mi sia di compagnia. Così per realizzare questo progetto ho ascoltato programmi tv, radio di tutti i generi, musica sinfonica, jazz, canzonette, audiolibri. Ogni rumore giungesse al mio orecchio mentre mi cimentavo diveniva un aiuto superfluo eppure irrinunciabile, come dovessi sempre mantenere il contatto con un sistema becero o colto che sia, purché il tempo impegnato non fosse solo una questione personale.

Non so dunque quanto tale casualità sonora abbia influenzato lo svolgimento dell’opera, infondo quanto mi ha fatto compagnia in quel periodo era di mia conoscenza ed uso già in passato. Certo è che la follia percepita di un sonoro tanto stimolante, quanto altre volte debordante di superficiali luoghi comuni a penetrato il mio distratto costato mantenendomi vivo e ben agganciato ad un mondo reale quanto discutibile. 

Ecco, io credo che quanto ho detto per raccontarvi e presentarvi quest’opera, possa essere sufficiente. Poiché non è mio il compito di chiarirvi con la “lettera” esattamente ciò che ho compiuto, altrimenti sarei uno scrittore che, come vi ho avvertito all’inizio, non mi sento affatto. Invece rendere chiara la difficoltà di spiegare ciò che solo ha bisogno di essere guardato, in questo, credo di essere riuscito benissimo. Dunque guardate pure se volete, fatevi la vostra idea, serbate per voi il ricordo che vorrete.

Commenti (8)

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    Carla Un augurio che il tuo bel progetto abbia successo. Un abbraccio.Carla e Roberto
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      Monica SONO CON TE! MONI
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        Stefano Grazie Monica, siamo sempre insieme, per noi e per le giuste cause!
        7 anni, 1 mesi fa
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      Monica DI STEFANO...siamo con te
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        Monica FORZA STEF
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          Stefano Grazie molto Marco, poi ci sentiamo, un abbraccio a tutti.
          • MM
            MARCO Forza Stefano, la tenacia è la tua forza....in bocca al lupo!
            • avatar
              Stefano Grazie Monica, salviamo il Lupo, poi lui ci aiuterà.
              7 anni, 1 mesi fa

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