Una campagna di
Fabio Ivan PigolaContattiInserisci il tuo indirizzo email: ti invieremo una nuova password, che potrai cambiare dopo il primo accesso.
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Sono matto a sufficienza per lanciarmi, di tanto in tanto, in imprese spericolate. L’ultimo a cui ho parlato di fondare una casa editrice mi ha risposto che in un Paese dove solo il 6% della popolazione arriva a leggere oltre un libro al mese, è un assist per il fisco: sarai il bocconcino perfetto. Un altro ha direttamente fatto le condoglianze. Eppure a me non interessa una major, non ho manie di grandezza. Ciò che ho in mente è un marchio che produca magari pochi titoli l’anno, ma tutti di alta/altissima qualità. Soltanto due collane: una per la letteratura (romanzi, poesia, testi teatrali), l'altra per la saggistica. E subito entra un altro conoscente a dire che con testi simili venderò, a pochi amici, una trentina di copie, perché oggi la gente vuole libri leggeri, per non pensare, roba per passare il tempo in treno o in pullman. Tant’è, i costi per restare nel mercato sarebbero da capogiro, e ho solo due reni: dubito di poterne vendere uno. Da qui, il suggerimento del crowdfunding. Certo, da noi nessuno dà niente per niente, e l’unica cosa che avrei da offrire è una selezione fortissima dei testi, orientata solo alla qualità, perché i veri padroni di una casa editrice devono essere i lettori, e ogni cura va rivolta a loro. Insomma: una specie di esperimento sociale per vedere quanti utopisti sono ancora tra noi.
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