Una campagna di
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Il progetto che qui presentiamoè un’integrazione di un altro progetto già finanziato dalla Regione Veneto, “Lavorare per i propri figli”, che ha come obiettivo il restauro dell’ex chiostro del Carcere maschile di S.M. Maggiore, perché possa essere utilizzato per svolgere i colloqui tra i detenuti padri e i loro figli, anche all’aperto.
Il progetto ha essenzialmente due obiettivi:
1) restaurare ed aprire l'antico chiostro di S.M. Maggiore, perché gli incontri genitori-figli avvengano lì, anziché nella sala colloqui stretta, lunga e spoglia, dove gli operatori della nostra Associazione assistono ogni sabato i bambini;
2) far imparare un mestiere ai detenuti attraverso lezioni teorico-pratiche.
Non appena il progetto è cominciato si è posto il problema del noleggio dei ponteggi che sarebbero serviti per intonacare i muri del chiostro fino in cima ed allora si è pensato di integrare il primo progetto con un secondo, dal titolo "Da detenuti a ponteggisti".
L'architetto Athos Calafati, che segue tutti i lavori del chiostro, ha contattato il Centro Edili Venezia, perché tenga ai detenuti un corso di formazione abilitante al mestiere di ponteggista. Inoltre, ha ottenuto dal Consorzio Edili Veneti il noleggio, a prezzo contenuto e “solidale”, dei ponteggi.
In questo modo si potrebbero fare i necessari ponteggi e i necessari intonaci. I principi di fondo del progetto originario sarebbero ribaditi e resi più efficaci dal fatto che il mestiere di ponteggista è davvero richiesto sul mercato del lavoro.
Senza il secondo finanziamento, che qui richiediamo, le mura del chiostro sarebbero intonacate solo ad altezza d’uomo e tutto il lavoro risulterebbe misero, meno completo e bello. Se invece questo secondo progetto venisse finanziato, le facciate sarebbero completate e acquisterebbero maggiore dignità. Inoltre i detenuti avrebbero la possibilità di ricevere una formazione professionale davvero utile da spendere dopo la conclusione della pena.
Finalità del progetto:
• rendere accessibile il Chiostro di S. Maria Maggiore;
• acquisire competenze artigianali e nozioni sul tema della sicurezza sul lavoro;
• favorire incontri più frequenti tra detenuti e familiari;
• promuovere il futuro inserimento lavorativo dei detenuti.
Nel caso in cui non riuscissimo a raggiungere l’obiettivo di budget che ci consentirebbe di attivare il progetto “Da detenuti a ponteggisti”, utilizzeremmo le donazioni raccolte a favore delle attività dell’Associazione sotto precisate.
La gabbianella - Chi siamo e cosa facciamo:
- “La gabbianella e altri animali” è un’associazione nata nel 1999, per occuparsi di adozione e di affidamento. E’ stata iscritta nel Registro Regionale delle Associazioni di Volontariato della Regione Veneto dalla nascita al settembre 2012, ora è un’associazione di Promozione Sociale.
- “La gabbianella” ha reperito, formato e sostenuto genitori adottivi e affidatari. Oggi cerca soprattutto di prevenire il distacco tra i bambini e i loro genitori nei vari modi possibili, attraverso forme diverse di solidarietà familiare.
- Si occupa dei bambini presenti nel carcere femminile della Giudecca: provvede ad accompagnarli ogni giorno all’asilo comunale, li porta a giocare fuori dalla casa di reclusione nelle festività e al mare d’estate.
- E’ presente nella Casa Circondariale di S.M. Maggiore per sostenere i figli dei detenuti durante i colloqui con i padri.
- Sta perseguendo il progetto di restaurare l’area verde della Casa Circondariale di S.M. Maggiore, perché i colloqui tra i detenuti e i loro figli si svolgano lì. I padri si eserciteranno attraverso il restauro ad imparare e migliorare le loro competenze lavorative.
- Promuove diverse attività culturali: pubblicazioni di articoli, partecipazione a convegni, partecipazione al gruppo CRC (gruppo per il monitoraggio della Convenzione sui diritti del fanciullo di New York), costruzione di eventi, partecipazione a trasmissioni radiofoniche e televisive, etc.. Inoltre cura il proprio sito: www.lagabbianella.org.
La fondatrice, Carla Forcolin, a partire da storie vere vissute all’interno dell’associazione, ha pubblicato alcuni libri sui temi dell’affidamento e dell’adozione con Feltrinelli, Marsilio e Franco Angeli.
Per saperne di più a proposito del progetto “Lavorare per i propri figli”
Obiettivo del progetto “Lavorare per i propri figli” è riattivare l’area verde all’interno del chiostro di S.M. Maggiore per farne un luogo adatto agli incontri tra i detenuti e i loro figli. Il lavoro necessario alla riattivazione dovrebbe essere svolto, anche in accordo con chi si occupa della manutenzione ordinaria dell’Istituto (MOF), dai detenuti sotto la guida di artigiani dell’associazione Artigiani Venezia - Confartigianato e di un architetto capace di orientare gli stessi sia nel senso della necessaria sicurezza che della ricerca dell’armonia estetica.
Da molto tempo si cerca di riattivare l’ex chiostro di S. M. Maggiore e questo bando potrebbe davvero spingere all’attuazione di progetti da tanto tempo voluti e necessari, perché oggi le famiglie dei detenuti incontrano i loro congiunti in uno spazio dove ci sono pochissimi metri quadri liberi da tavoli fissi, per giocare insieme, e dove manca uno spazio-eventi, che sarebbe stimolante per tutti. Si fa presente che esistono degli accordi tra Ministero e associazioni come “Bambini senza sbarre” che prevedono la creazione di aree destinate proprio ai colloqui tra padri e figli.
I “ristretti” dovranno apprendere dagli artigiani e dall’architetto a fare i lavori a regola d’arte, sia per accogliere i figli in un ambiente favorevole al dialogo, sia per poter ricevere un attestato che certifichi la loro abilità come muratori, pittori, elettricisti. Attestato privo di valore legale, ma che comunque certificherebbe il lavoro realmente attuato e la loro regolarità nella presenza agli incontri.
I colloqui con i figli saranno preparati anche da uno o due psicologi, che accoglieranno i detenuti che avranno il desiderio-bisogno di aprirsi ad una riflessione su se stessi ed sui rapporti con la famiglia. Gli incontri con i figli saranno favoriti dall’ UEPE, e attuati in collaborazione con “La gabbianella”, nei casi in cui accompagnare i bambini sia necessario. I colloqui saranno resi piacevoli ai bambini da animatori che cercheranno di far giocare insieme padri e figli, o intratterranno i bambini mentre i detenuti parlano con i familiari.
Un ruolo importante nel curare materialmente delle piante in giardino lo avrà un giardiniere e la crescita delle piante, curate insieme, dovrebbe rappresentare simbolicamente la crescita dei rapporti.
L’acquisizione di competenze artigianali e di maggior consapevolezza nell’attuazione del ruolo paterno, al di là delle schede compilate, non saranno misurabili con indicatori precisi, ma rimarrà, alla fine del progetto, l’Area Verde, luogo adeguato agli incontri tra familiari e ad eventi come rappresentazioni teatrali o mostre, anche solo di disegni fatti dai bambini durante i colloqui.
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