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Jenny Bawtree, insegnante e guida equestre nata in Inghilterra nel 1942 e vissuta in Italia dai primi anni Sessanta, è l’autrice di Il Libro di Pietro, la storia di un contadino toscano (Terra Nuova Edizioni), una preziosa testimonianza della civiltà contadina degli inizi del Novecento. Nel suo prossimo libro ha deciso di approfondire la cultura contadina andando indietro di sette secoli, con un progetto ambizioso: dare alle stampe un libro che descriva un viaggio per tutta l'Italia, da Aosta a Otranto, per scoprire un fenomeno affascinante ma poco conosciuto dell'arte medievale: la raffigurazione del Ciclo dei Mesi.
L'autrice racconta un'avventura iniziata più di due anni fa, davanti alla Pieve di Santa Maria Assunta di Arezzo (foto di apertura di questa pagina, in alto a sinistra): "Quando sono uscita dalla Pieve, visto due stranieri anziani fermi davanti della porta principale che guardavano in alto gesticolando. Curiosa come sempre, mi sono avvicinata e come loro ho alzato gli occhi. Ed eccole lì: dodici statue, dipinte con colori allegri, che riempivano l'imbotte della porta. Stupefatta mi sono chiesta: che cosa rappresentano? Quando e da chi sono state create? Perché stanno proprio lì?'".
"Con un po’ di ricerca ho trovato la risposta ad alcune di queste domande: le statue avevano lo scopo di conferire una nuova dignità al lavoro dei contadini del Duecento, rappresentando le attività rurali svolte durante i dodici mesi dell’anno. Perché fuori la chiesa? Forse per seguire il dictum benedettino ora et labora: dentro la chiesa si prega, fuori si lavora… Chi era lo scultore non sappiamo, ma è stato ispirato da statue sullo stesso tema nel Battistero di Parma".
"Così sono andata a Parma per vedere le statue di Benedetto Antelami, sempre del Duecento: molto più raffinate ma meno allegre di quelle di Arezzo. Da lì a Ferrara (riquadro sopra), per vedere le statue del Maestro dei Mesi, con dei particolari realisti non presenti negli altri cicli. Da lì presso Wiligelmo a Modena, con i suoi contadini affaticati, longanimi…".
"Per due anni ho girato il Centro-Italia, in particolare la Pianura Padana, dove i cicli abbondano. Consultavo libri sul Medioevo, prendevo appunti, parlavo con esperti in materia. Cominciavo a vedere che non c’era un ciclo uguale all'altro, perché ogni scultore interpretava la tradizione secondo il proprio estro, la propria cultura, la propria esperienza della vita contadina. Per esempio gennaio, l’unico mese in cui il freddo impediva il lavoro, era sempre rappresentato da un uomo seduto accanto al fuoco, ma a volte si trattava di un contadino, a volte di un nobiluomo, a volte di Janus Bifronte con due teste".
"Marzo, invece, per alcuni interpreti era il mese della potatura, ma più spesso era Marcius Cornator, secondo i calendari dell’epoca, un uomo con i capelli arruffati che suona un corno per evocare i venti della stagione. Essendo il mese del dio Marte a volte è rappresentato da un guerriero, ma forse più comune è lo Spinario, ispirato da una statua greca di bronzo già famosa a quell’epoca, che ritrae un giovane pastorello, forse Gnaius Martius, che figura in una leggenda antica. Ho esaminato poi i Cicli sulle facciate di chiese in Lucca, Fidenza, Verona, Cremona e, in forma di mosaico, a Piacenza e Bobbio".
"Cominciavo a fare la conoscenza non solo di cicli, ma di maestranze comacine, colonne annodate, leoni stilofori, metope e altri mostri fantasiosi. Finalmente ho cominciato a scrivere e ora sono arrivata al sesto capitolo. Devo ancora visitare Aosta, Roma e Otranto...”
L’estate scorsa Jenny ha incontrato Paolo Nannini, noto fotografo che lavora presso la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Arezzo, Siena e Grosseto.Paolo è rimasto affascinato dall’iniziativa di Jenny e si è offerto di collaborare al progetto, fotografando e ottenendo materiale per illustrare il libro. Toccherà anche a lui viaggiare per realizzare il progetto. “Esistono ovviamente pubblicazioni su questo o quel Ciclo dei Mesi... ma nessun autore ha affrontato fino ad oggi il tema in una monografia dedicata. Jenny Bawtree ha cominciato, già da qualche anno, a fare proprio questo, ovvero a raccogliere una bibliografia e una documentazione fotografica, a visitare i luoghi, a prendere appunti, con grande competenza e determinazione. E finalmente si è sentita pronta a scrivere un libro su questa affascinante materia".
"Lei sa di essere quello che è: ovvero una sensibile e curiosa viaggiatrice, nel tempo e nello spazio, appassionata di arte e della storia dei luoghi. Sa certamente di non essere una cattedratica, ma forse sta proprio qui il suo punto di forza: avvicinarsi a questa espressione del nostro patrimonio storico artistico in modo genuino, senza pregiudizi o preconcetti, senza dover per forza sfoggiare erudizione, da viaggiatrice curiosa che fa confronti, si pone delle domande e cerca di dare comunque delle risposte sensate, magari anche originali e intriganti. Viaggiatrice che in primo luogo, facendo tesoro della sua esperienza diretta, cerca di coinvolgere il lettore, di appassionarlo come si è appassionata lei, di convincerlo ad intraprendere lo stesso viaggio, che non sarà mai lo stesso, per vedere dal vero nel loro contesto queste opere straordinarie.”
"Per spostarmi in questi viaggi" conclude Jenny "ho usato quasi sempre il treno, raramente l'autobus. E consiglio ai miei lettori di fare altrettanto. Le stazioni sono quasi sempre vicine al centro storico e alle chiese dove si trovano i cicli si arriva a piedi in pochi minuti. Così niente autostrade, niente noiose periferie, niente problemi di parcheggio... e sicuramente il modo più ecologico per vivere questa esperienza straordinaria!”
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