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"La religione del mio tempo" si configura come il primo capitolo di un più ampio progetto denominato "Per il resto sarò in Italia, certamente a Venezia": riprendendo così la chiusura di una celebre lettera di Th.W Adorno del 1969, Morleo ci da qualche indizio sulla trilogia di mostre che conta di realizzare nella città lagunare.
Il capitolo primo di questa progetto, intitolato "La religione del mio tempo", propone nello specifico di indagare il rapporto dell'uomo moderno con gli eventi quotidiani e con una spiritualità spettacolarizzata, indugiando sul rapporto fra l'uomo contemporaneo e il dolore,in definitiva, con la sua più profonda e fragile natura. Ma è anche un'indagine del rapporto con una città, Venezia, seducente e agonizzante dove il filo di ogni legame sembra essere scivolato dalle mani.
Una ricerca, quella dell'artista Morleo, volta ad annullare il conflitto fra "mistero divino" ed "esperienza umana, o, forse, volta a rendere tale conflitto del tutto trasparente.
Una sorta di "teodicea percettiva" che tenta di mettere a tema il dramma umano, la malattia, la finitezza; ma anche i fiochi bagliori della speranza, la potenza dell'incognita, la fuga irruenta e la consolazione.
L'ARTISTA:
Gabriele Morleo è nato nel 1981 a Conversano (Ba), ha vissuto a Livorno e a Roma, dove ha studiato Arti e Scienze dello spettacolo presso l'Università La Sapienza. Nel 2005 ha fondato la casa di produzione cinematografica indipendente "Koyaanisqatsy" con la quale ha prodotto la docufiction "Gramsci, film in forma di rosa" girato all'interno della casa circondariale di Turi. Il film è stato proiettato in Italia e all'estero.
E' co-fondatore di Carico Massimo, collettivo artistico situato a Livorno. Ha esposto alla Punto Tempory gallery di Macerata, Al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, a palazzo Caetani a Cisterna di Latina, al Laboratorio Urbano ExViri di Bari.
Nel Maggio del 2017 è stato invitato all'Accademia di Belle Arti di Catania a tenere delleelezioni su "Il mestiere dell'artista".
OPERE:
La mostra si compone di circa 20 lavori installativi editi ed inediti.
Si è scelto di non ricorrere a bandi istituzionali, ma di proporre una produzione dal basso, offrendo la possibilità di "divenire opera d'arte".
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