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Mangiamo biologico, scegliamo prodotti km0, limitiamo la carne rossa. Usiamo la bicicletta al posto dell’auto, riduciamo i viaggi in aereo. Facciamo la raccolta differenziata, ci portiamo la borraccia in ufficio, raccogliamo la plastica sulle spiagge.
Ma ci siamo mai chiesti cosa indossiamo realmente?
Chi produce i nostri vestiti? In che condizioni lavora? E i vestiti dove vengono prodotti? Ma soprattutto, come fanno a costare così poco?
Con il documentario “Intrecci etici” vogliamo raccontare il movimento dello slow fashion in Italia, per sensibilizzare le persone attorno ad un tema così delicato e dimostrare che è possibile fare scelte più responsabili anche per quanto riguarda i vestiti che compriamo e indossiamo.
Sostieni il progetto e aiutaci a cambiare le cose!
La moda è una delle industrie più inquinanti al mondo.
A questo settore si attribuisce il 20% dello spreco globale di acqua e il 10% delle emissioni di anidride carbonica oltre alla produzione di più gas serra rispetto a tutti gli spostamenti navali e aerei del mondo. Allo stesso tempo, le coltivazioni di cotone sono responsabili per il 24% dell’uso di insetticidi e per l’11% dell’uso di pesticidi, facendo del settore tessile il più inquinante dopo quello petrolifero.
Secondo le Nazioni Unite, l’85% dei vestiti prodotti finisce in discarica e solamente l’1% viene riciclato. Una ricerca realizzata da Greenpeace segnala che la produzione di abiti è raddoppiata dal 2000 al 2014. Il consumatore medio acquista il 60% in più di capi ogni anno e la loro durata si è dimezzata rispetto a 15 anni fa, producendo montagne di rifiuti.
Dietro i prezzi bassi della fash fashion ci sono salari insufficienti, nessuna regolamentazione a tutela dei lavoratori e spesso l’utilizzo del lavoro minorile. Non dimentichiamoci del crollo del Rana Plaza di Savar in Bangladesh, nel 2013, il più grande incidente legato all'abbigliamento nella storia.
I documentari prodotti fino ad ora sullo slow fashion hanno tutti un carattere di denuncia riguardo lo sfruttamento della manodopera nel settore moda, le condizioni umilissime di lavoro delle persone e i materiali inquinanti con cui vengono prodotti i vestiti.
Il nostro approccio sarà diverso: vogliamo far emergere e valorizzare i modelli positivi presenti nel nostro paese, per dimostrare che il cambiamento è possibile e per stimolare altri produttori e consumatori a fare scelte più etiche e sostenibili.
Vogliamo informare, educare e sensibilizzare chi ancora non conosce il movimento dello slow fashion, ma anche chi semplicemente non trova una valida ragione per cambiare le proprie abitudini di acquisto o ancora chi vorrebbe fare scelte più sostenibili, ma non sa da dove iniziare.
Il documentario si svilupperà sull’intreccio di diverse storie di produttori e consumatori che racconteranno come e perché hanno scelto la via etica e sostenibile per la loro attività o per le loro scelte di consumo.
Verrà coinvolta tutta la catena di produzione e consumo della moda: dai produttori di fibre, passando per le tinture naturali, fino alla produzione di tessuti e, in seguito, di capi finiti, sia da parte di grandi produttori che di piccoli artigiani. Arriveremo infine a raccontare come i consumatori si impegnano con le loro scelte e le loro azioni a diffondere la cultura dello slow fashion.
Mostreremo i diversi punti di vista di chi sta portando avanti la Fashion Revolution in Italia, dal piccolo al grande, perché ognuno può fare la differenza.
Siamo Lorenzo Malavolta e Lucia Mauri, registi e filmmaker di LUMA video, il nostro piccolo studio di produzione. I documentari che realizziamo raccontano le storie di persone, aziende e artigiani, mostrandone il lavoro e valorizzando la cura, i valori e la forte etica che li caratterizza.
Per la produzione di “Intrecci etici”, ci occuperemo insieme di scrittura, regia, riprese, montaggio, correzione colore e sound design.
Nel 2018 abbiamo creato Le mani di Milano, una docu-serie indipendente in cui nove giovani artigiani ci fanno conoscere una Milano diversa da quella che comunemente conosciamo. Percorsi diversi li hanno portati a cambiare vita, lasciando un posto fisso o una carriera più ordinaria per dedicarsi alla propria passione e svolgere un lavoro con le mani, scegliendo Milano per realizzare i propri sogni.
A conclusione progetto, la docu-serie Le mani di Milano è diventata un cortometraggio, per poter dare una voce più ampia e completa ai contributi delle persone che vi hanno partecipato.
Guarda gli episodi di Le mani di Milano qui.
Fashion Revolution è stata l’associazione che per prima abbiamo contattato e a cui abbiamo raccontato la nostra idea. Da subito, la coordinatrice italiana Marina Spadafora ha creduto nel progetto e ci ha garantito il suo sostegno sia per promuovere la campagna di crowdfunding che per aiutarci a definire le personalità da coinvolgere nel documentario.
Fashion Revolution è un movimento globale che celebra la moda come influenza positiva mentre esamina scrupolosamente le pratiche del settore e aumenta la consapevolezza nei consumatori delle questioni più pressanti del settore della moda. Mira a dimostrare che il cambiamento è possibile e incoraggia coloro che sono alla ricerca di un futuro più etico e sostenibile per la moda.
Banca Etica ha deciso di diventare partner in quanto da subito ha creduto nel nostro progetto di valorizzazione e promozione dello slow fashion sul territorio italiano. Con costanza, l’istituto di credito si impegna concretamente per sostenere la diffusione di una cultura di consumo più consapevole e sostenibile, attenta all’ambiente e alla tutela dei diritti dell’uomo.
Banca Popolare Etica è un istituto di credito, costituito in forma di società cooperativa per azioni, specializzato nella finanza etica ed alternativa, fondato nel 1999 a Padova.
Da sempre, l’istituto porta avanti valori come trasparenza, solidarietà e partecipazione, facendo della banca uno strumento anche culturale per la promozione di un’economia che ritiene fondamentale la valutazione sociale ed ambientale del proprio agire. Con la sua attività, si impegna a diffondere la responsabilità economica, sociale e ambientale e ad agire nel rispetto dell’uomo, dell’ambiente e del territorio in cui opera.
Il budget che abbiamo fissato ci permetterà di sostenere i principali costi di produzione. In questo modo, copriremo gli spostamenti e il lavoro necessario per realizzare il documentario (organizzazione, riprese, montaggio e post-produzione).
Per riuscire a fare tutto questo, ci serve il tuo aiuto.
Insieme dobbiamo raccogliere almeno il 50% del budget fissato, al raggiungimento del quale Infinity co-produrrà il documentario e ne permetterà la distribuzione sulla sua piattaforma, diffondendo così la cultura dello slow fashion in Italia e nel mondo.
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) costituiscono una serie di 17 obiettivi concordati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Buona occupazione e crescita economica: promuovere una crescita economica inclusiva, sostenuta e sostenibile, un'occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti.
Utilizzo responsabile delle risorse: garantire modelli di consumo e produzione sostenibili.
Lotta contro il cambiamento climatico: adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze.
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