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Come si vive in un campo profughi? Quali risorse vengono messe in gioco per sopravvivere a un tempo indefinitamente lungo in un luogo che non è casa né approdo?
La situazione è molto complicata, ma probabilmente sarebbe già implosa se non fosse per i volontari che operano sul posto. In questi anni ne abbiamo conosciuti molti. Sono persone di ogni età e provenienti da ogni parte del mondo che per una manciata di giorni, oppure per mesi o anni, mettono in stand-by la propria vita per occuparsi “degli altri”.
Vogliamo provare a capire che cosa li spinge e li motiva. Vogliamo raccontare l’accoglienza che parte dal basso. Vogliamo far parlare chi ogni giorno spende il proprio tempo e le proprie energie per tentare di rendere sopportabile la vita di migliaia di persone.
Vogliamo raccontare, attraverso le loro voci, i problemi, le difficoltà e le sfide quotidiane che accadono a due passi da noi, in quel pezzo d’Europa che l’Europa sembra aver dimenticato. Perché anche il silenzio è un confine che va abbattuto.
Torneremo in Grecia a raccogliere le testimonianze dei volontari che lavorano sul posto, scriveremo un libro e lo pubblicheremo con la casa editrice People.
Siamo Greta e Fioly, due sorelle che nel 2016 hanno intrapreso un percorso di volontariato nei campi profughi della Grecia settentrionale. Era l’anno in cui si leggeva spesso sui giornali di Idomeni, il più grande campo profughi d’Europa, addossato al confine greco-macedone. Nel maggio di quell’anno Idomeni è stato sgomberato: circa 8500 persone sono state trasferite in altri centri allestiti sul territorio.
Sono passati tre anni ma la situazione non è migliorata, anzi. La grande differenza, rispetto ad allora, è che i media riportano molto più raramente notizie sulle condizioni in quella zona d’Europa, che nel silenzio dei più si sta trasformando in un limbo di disagi e sofferenze.
I motivi sono molti, ma, come spesso accade, è stato un incontro a far scoccare la scintilla.
Durante la nostra ultima settimana di volontariato in Grecia, a ottobre di quest’anno, abbiamo parlato a lungo con un ragazzo, nemmeno diciott’anni, arrivato dal Congo. Ha viaggiato per mare, solo, attraverso la Turchia. Voleva sapere cosa si dica in Italia di “loro”, dei migranti, se li si pensi con benevolenza o come invasori. Ci ha detto “È importante, che si parli delle nostre storie, che si sappia quello abbiamo vissuto e stiamo vivendo.”
A un certo punto, mentre si chiacchierava della sua vita e della nostra, così diversa, ci ha guardato fissamente e ci ha detto: “Grazie”. Ha aggiunto: “È una cosa che ricorderemo, questa, io e gli altri ragazzi. Poter essere qui a parlare con voi, questo pomeriggio, ci evita di stare soli a pensare di continuo alle cose che ci fanno paura”.
Vogliamo raccontarvi le storie di migranti e volontari perché siamo d’accordo con lui: parlare insieme delle cose che spaventano, essere in tanti a farlo, forse, ci aiuterà ad averne meno paura.
A breve torneremo in Grecia – con un po’ di fortuna ci piacerebbe trascorrere lì il Natale – per intervistare le persone che operano quotidianamente nei campi e con cui abbiamo preso i contatti. Li seguiremo nei campi profughi nei dintorni di Salonicco per capire quali siano adesso le priorità di questa realtà in continua trasformazione, in stato di emergenza cronica, e oggi più che mai vicina al punto di rottura.
Racconteremo quello che succede attraverso le voci delle persone che ci accompagneranno in questo viaggio, i volontari, e ve lo racconteremo in una pubblicazione che uscirà con People, la casa editrice che si occupa di indagare il cambiamento nella società, fondata da Giuseppe Civati, Stefano Catone e Francesco Foti.
Durante la nostra eperienza di volontariato in Grecia, nel corso di questi ultimi tre anni, abbiamo indagato la realtà che vogliamo raccontarvi e abbiamo preso contatto con i volontari che ci aiuteranno in questo percorso di ricerca e scrittura.
Abbiamo preso accordi con la casa editrice Peopleper la pubblicazione del libro.
Useremo i soldi che raccoglieremo per finanziare le nostre ricerche; torneremo in Grecia a fare volontariato nei campi profughi nell’area di Salonicco e intervisteremo le persone con cui abbiamo preso contatti. Avremo bisogno di pagare il volo e la nostra permanenza lì.
Se raccoglieremo più della cifra che si sarà necessaria, impiegheremo i soldi per aiutare le persone che vivono nei campi.
Ecco quello che puoi fare per darci una mano:
Grazie!
Per chiunque parteciperà ci sarà un invito alla prima presentazione.
Nel frattempo potete trovarci qui:
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There are many reasons, but, as is often the case, an encounter prompted us to act. During our last
week of volunteering in Greece, in October this year, we found ourselves in a long conversation with
a young man from Congo; he wasn’t even 18. He had travelled by sea, alone, from Turkey. He
wanted to know what Italians said about “them”, migrants – whether they are seen with
benevolence, or as invaders. He said “It’s important for our stories to be told, that people know
what we have lived through – what we are still living through”.
Then at some point, while we were chatting about our lives, and his, so different from one another,
he looked at us intently and said: “Thank you”. He added: “This is something we’ll remember, me
and the other boys. Being here, talking to you, this afternoon, prevents us from being alone while
constantly thinking about things we fear.”
We want to tell you stories of migrants and volunteers because we agree with him: talking about the
things we fear, together, might perhaps help us be less scared.
We are Greta and Fioly, two sisters who started volunteering in refugee camps in Northern Greece in
2016. That was the year when the headlines were filled with Idomeni, the largest refugee camp in
Europe, clinging to the barbed-wire boundary on the Greek-Macedonian border. In May, that year,
Idomeni was cleared: around 8,500 people were transferred to other reception centres built around
the same area.
Three years have passed, but the situation is far from having improved. The most significant change
lies in the increasingly more sparce media coverage of that part of Europe, now turning silently into
a limbo of distress and suffering.
What is life like in a refugee camp? What resources are deployed, in order to survive for an
indefinite amount of time, in a place that is neither a home nor a destination?
The situation is very complex, but would probably have imploded already, were it not for the
volunteers operating onsite. We have met many of them, over the years. They are people of all ages,
from all over the world, who put their own lives on hold, for a handful or days or months, in order to
take care of “the other”.
We want to understand what drives them, what motivates them. We want to tell stories of
grassroots reception. We want to give voice to those who spend their time and energy in making the
lives of thousands of people bearable.
We want to portray, through their own voices, the daily issues, difficulties and challenges happening
in our backyard, in that part of Europe that Europe appears to have forgotten. Because silence is also
a boundary that needs to be taken down.
We’ll be back in Greece soon – hopefully, we’ll spend Christmas there – to interview those who
operate daily inside the camps, with whom we have been in contact. We’ll accompany them in the
refugee camps around Thessaloniki, in order to understand the priorities of this world in constant
transformation, in a state of chronic emergency; close, today more than ever, to breaking point.
We’ll narrate what happens through the voices of those who’ll guide us in this journey, the
volunteers, in a an editorial project in collaboration with the publisher People, whose mission is to
investigate change in society. People was founded by Giuseppe Civati, Stefano Catone and Francesco
Foti.
We’ll use our funding to cover research work; we’ll go back to Greece to volunteer in the refugee
camps in the Thessaloniki area, and we’ll interview people who have been contacted about this
project.
Should we raise more funds than necessary, we’ll use the money to support the migrants.
This is what you can do to help us out:
€15 we’ll thank you in the book
€50 1 copy of the book
€100 2 copies of the book
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) costituiscono una serie di 17 obiettivi concordati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Sconfiggere la povertà: porre fine alla povertà in tutte le sue forme, ovunque.
Buona salute: garantire una vita sana e promuovere il benessere di tutti a tutte le età.
Ridurre le diseguaglianze: ridurre le disuguaglianze all'interno e tra i paesi;
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