Una campagna di
Alex MarinoContattiInserisci il tuo indirizzo email: ti invieremo una nuova password, che potrai cambiare dopo il primo accesso.
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Con una tematica importante ma al tempo stesso così tanto e diversamente trattata, quale la violenza sulle donne, a lungo ci siamo interrogati su come presentare questo progetto, quale potesse essere l'attacco giusto per coinvolgere chi si approccia a lui. Alla fine, forse la soluzione stava nel colpire l'attenzione con lo stesso sistema che aveva acceso la nostra, e ci aveva condotti a idearlo: i numeri.
Marzo 2020, a ridosso della festa internazionale delle donne, uno speciale in tv ci informa su quante donne subiscono violenza o molestie di vario genere ogni anno, quante almeno una volta nella loro vita.
Siamo a ridosso del lockdown in Italia e, in quei mesi in cui tutto sembra fermo, qualcosa in realtà si mette in modo dentro di noi.
Ci è sembrato chiaro che, sebbene un cambiamento verso la sensibilizzazione sia già in atto grazie a tante iniziative soprattutto a livello sociale, mancasse ancora qualcosa che, intanto, potesse essere di aiuto in determinate circostanze di pericolo. Salvare vite, salvare donne. Ma cosa?
Troppe donne oggi sono vittime non solo di violenza domestica, ma anche di aggressioni fuori dalle mura di casa: abusi, stupri, tentate violenze che si consumano in un parcheggio come in un parco pubblico o in una strada secondaria, a qualsiasi ora del giorno o della notte .
Essere donna e camminare da sola, uscire da sola per strada è un binomio ancora oggi, nel nostro 2021, non rassicurante.
Di nuovo: cos'altro si può fare?
Parlare, cantare, ridere. Litigare, chiamare aiuto. E se nessuno ti potesse sentire?
Il progetto Diana nasce così: da dei numeri sconvolgenti e dall'incredulità nel constatare come la tecnologia, che oggi ci accompagna in ogni gesto quotidiano, non avesse ancora trovato una soluzione che potesse, in qualche modo, essere d'aiuto nel contrastare la violenza sulle donne.
E se esistesse un'app che potesse fare la differenza? Ce lo siamo chiesto e l'abbiamo immaginata, e adesso non aspetta che esser messa alla prova, al servizio di tutte le donne che possano averne bisogno.
Ognuno di noi possiede uno smartphone, ci sentiamo al sicuro ad averlo in tasca: è quella cosa che se abbiamo bisogno di aiuto ci mette in comunicazione con chi vogliamo per ricevere soccorso.
Tuttavia, non sempre questo è sufficiente: ci sono circostanze in cui non possiamo prenderlo in mano, raggiungerlo, comporre in serenità un numero o un messaggio istantaneo ed attendere una risposta. Ci hai mai pensato? E se per tutto questo bastasse la tua voce?
L'app Diana si basa su questo: un sistema di pronto intervento ad attivazione vocale, corredato da una serie di altri funzioni che completano le sue capacità di supporto e soccorso per una donna vittima di violenza.
Funziona così: attraverso un comando vocale l'app invia istantaneamente degli sms a contatti scelti dall'utente contenenti l'orario esatto e la posizione (con link cliccabile) da cui è partito il segnale di allarme.
Contestualmente, da avvio ad una registrazione vocale, che va a memorizzarsi in un apposito archivio interno all'app Diana e recuperabile in un secondo momento, andando a creare così una prova di quanto accaduto dal mome nto del lancio del segnale in poi.
L'invio degli sms e l'avvio della registrazione vengono segnalati alla vittima grazie ad un feedback sonoro, rassicurandola sull'effettiva attivazione del segnale.
A proposito del comando vocale... “E ai falsi allarmi? Ci avete pensato?”. La risposta è sì: per questo abbiamo inserito un doppio comando cui segue il feedback sonoro, così da evitare maggiormente la probabilità che la richiesta di soccorso parta nel momento sbagliato.
L'app Diana presenta diversi livelli di protezione della privacy dell'utente, che possono essere gestiti a partire dal momento dell'installazione dell'applicazione così come successivamente.
Abbiamo pensato a quelle circostanze in cui la donna che decide di scaricare l'app non sia la sola persona ad avere accesso al suo smartphone (e questo succede, per esempio, nei casi di ipercontrollo da parte del partner, ma non solo), e questa è solo una delle ragioni che possono condurre l'utente a decidere di non mostrare l'esistenza di Diana nel desktop del proprio dispositivo.
In fase di configurazione, quindi, l'utente può decidere di attivare il mascheramento, ovvero di camuffare l'icona dell'app sostituendola con una di sua scelta (per esempio, facendola apparire come una calcolatrice).
Per garantire, inoltre, che nessuno possa manomettere le informazioni interne all'app (per esempio, modificare o rimuovere i contatti a cui inviare l'allarme, o eliminare le registrazioni), sempre in fase di configurazione può decidere di inserire un codice PIN.
Entrambe le opzioni mascheramento e PIN possono essere attivate/disattivate o modificate successivamente, direttamente dalla schermata home dell'app.
Nel nostro intento, Diana non nasce soltanto come prevenzione o pronto intervento, ma anche per offrire diversi strumenti di supporto alle donne che sono vittime di violenza di qualsiasi tipo e in stretto contatto con il territorio dell'utente.
Per questo motivo abbiamo deciso di inserire la mappa dei centri anti-violenza che si trovano nei dintorni di chi utilizza l'applicazione: per aiutare le donne, o chiunque vittima di violenza, a capire che esiste una rete di aiuti che coinvolge professionisti e professioniste come volontarie e volontari, più reale e vicina di quanto si possa immaginare.
Non eravamo una squadra prima di Diana, lo siamo diventati credendo in questo progetto e portandolo avanti, nell'ideazione di ogni particolari, nella realizzazione del prototipo che ci ha dato le conferme su quel potenziale che vedevamo nello strumento: siamo Alex, Gaia, Alessandro e Natasha, quattro professionisti ma anche quattro amici che hanno unito menti e forze per creare qualcosa di nuovo.
Ci siamo più volte detti che questa app poteva fare la differenza: nell'immediato, nel pronto intervento, sicuramente; ma anche di più: se riuscissimo a raggiungere centinaia, migliaia, milioni di donne; se tutti sapessero che c'è qualcosa che può far arrivare tempestivamente i soccorsi, magari le forze dell'ordine e, in più, registrare una prova di un abuso, di una violenza: potrebbe forse essere sufficiente a diventare un deterrente alla violenza stessa? Noi ci crediamo molto, ed è quello che ci aspettiamo dalla piena realizzazione di questo progetto. Che possa aiutare nel cambio di paradigma che si sta portando avanti nella nostra società con ogni mezzo: che possa essere un mezzo in più.
E poi ci auguriamo che questo possa essere per noi solo un punto di partenza: una parte dei fondi che riusciremo a raccogliere con questa campagna di crowfunding è già d estinata alla creazione di una start up che possa condurci a ideare e realizzare altre tecnologie per il sociale.
Un cambiamento da continuare a percorrere, e fino alla fine.
Avete presente quella divinità del pantheon romano, ritratta sempre con arco e frecce? Diana, proprio lei.
Volevamo per la nostra app un nome che fosse intuitivo, facile da memorizzare, facile da scrivere e cercare nell'app store. Abbiamo inizialmente pensato all'inglese, la lingua internazionale per eccellenza. Tuttavia, i nomi che potevano vestire il nostro progetto avevano spesso dei suoni poco intuitivi (e non tutta la nostra utenza di riferimento stimiamo che possieda il livello di scolarizzazione necessario a non entrare in confusione) o somigliavano troppo a quello di un antivirus: in definitiva, abbiamo scartato l'inglese.
Cos'altro poteva esserci di intuitivo, semplice, internazionale? Un nome proprio. E non poteva essere un nome a caso, volevamo che già il nome raccontasse la sua storia, il significato del nostro progetto.
Siamo andati a ritroso e abbiamo pescato direttamente dalle nostre radici il nome Diana: la divinità conosciuta per essere la dea della caccia, ma che tra le tante funzioni aveva anche quella di proteggere le fanciulle.
Diana: semplice, intuitivo, internazionale e italiano al tempo stesso, e significativo. Perfetto per noi.
La freccia di Diana è diventata, nel nostro immaginario, la richiesta di soccorso che, come un vettore, parte dall'app per centrare il suo bersaglio: chi, questo soccorso, può darlo e nel modo più efficace, avendo a disposizione già i dati necessari per farlo.
Se abbiamo già un prototipo funzionante, perché chiedere il vostro supporto per il rilascio dell'app?
Trattandosi di un tema così delicato, non possiamo permetterci di mettere a disposizione uno strumento che non sia al massimo delle sue potenzialità, e con questo si intende:
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) costituiscono una serie di 17 obiettivi concordati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Parità di genere: raggiungere la parità di genere attraverso l'emancipazione delle donne e delle ragazze.
Ridurre le diseguaglianze: ridurre le disuguaglianze all'interno e tra i paesi;
Pace e giustizia: promuovere lo sviluppo sostenibile.
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