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Trama in breve
Vescovato, provincia di Cremona, ottobre 2023. Un gruppo di lavoratori, quasi tutti provenienti dal Punjab e appartenenti alla comunità Sikh, occupano ProSus, il macello in cui hanno lavorato per anni e da cui sono stati recentemente licenziati. La ragione dell'occupazione è una rivendicazione sindacale fondamentale: la solidarietà ai colleghi e compagni assunti in appalto, che oltre alla perdita del posto di lavoro si vedevano negata anche ogni forma di tutela. Come in ProSus si lavorava insieme, anche la lotta la si fa insieme, dentro e fuori la fabbrica, con un'intensità umana e politica che racconta il mondo del lavoro odierno e la resistenza di chi sceglie di non arrendersi alle disuguaglianze e allo sfruttamento che porta con sè.
Sinossi
A Cremona, nella provincia dove niente si muove, c'è un fuoco e più capanne che resistono tra un’area industriale e mute distese di campi. A spezzare il silenzio della campagna sono le voci, in punjabi, dei lavoratori ProSus in lotta che da ottobre 2023 presidiano la fabbrica in cui hanno lavorato per anni contro la risoluzione di crisi della direzione.
È estate quando ProSus annuncia che per sanare i suoi debiti avrebbe svenduto la fabbrica al primo acquirente, tagliando posti di lavoro. A farne le spese maggiori sarebbero stati i lavoratori in cooperativa. Per loro, nessuna cassa integrazione, nessuna tutela, né garanzia di tornare a lavorare. Davanti ad una simile ennesima disparità di trattamento, che aveva già portato, fin dal 2019, a momenti di lotta contro il sistema degli appalti, i lavoratori diretti decidono di occupare la fabbrica in solidarietà ai compagni in cooperativa.
Spalla a spalla anche se con un cancello chiuso in mezzo, qualcuno rimane dentro la fabbrica, qualcuno costruisce un presidio permanente fuori. Lì, delle capanne di legno circondano una fiamma che viene mantenuta viva giorno e notte, un fuoco che ha resistito per mesi, alla pioggia, al vento ed è rimasto acceso anche dopo lo sgombero della fabbrica. Il fuoco riscalda, dà forza e alimenta il chai, thè tipico indiano, che accompagna l’intera lotta diventandone metafora: una bevanda che bolle incessantemente, alimentata da una fiamma viva che lotta insieme ai lavoratori che costituiscono questo microcosmo di resistenza con le loro storie di vita e di lotta.
Il documentario vuole narrare questa resistenza. A raccontare sono le voci degli operai che continuano a portarla avanti, restituendo, nel documentario, la loro versione dei fatti, le loro considerazioni sulla lotta, sul criminale sistema degli appalti, sull’occupazione, lo sgombero e il presidio. Ma la loro resistenza non è fatta solo di eventi: intorno a quel fuoco ci sono persone, vite, relazioni, e allora i lavoratori ci raccontano anche delle loro paure, del loro coraggio, del loro futuro. Perché tutto va ad alimentare quel fuoco che ancora non si è spento.
Obiettivo del documentario
Il documentario è stato pensato come strumento narrativo per restituire la storia di lotta dei lavoratori ProSus, per dare eco alla vicenda e alle voci di chi ha reso possibile la vertenza e la sua sopravvivenza nel tempo, per altro nella quasi totale invisibilità anche a livello di copertura della stampa locale e nazionale. In questo senso il documentario vuole aprire alla possibilità di diffusione e discussione su questa vertenza e più ampiamente sulle istanze che la innervano e che riguardano l'intero sistema produttivo del paese.
Per maggiori informazioni sulla storia della lotta, vi invitiamo a leggere questo artiocolo pubblicato su Jacobin Italia: https://jacobinitalia.it/noi-paura-niente/
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