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Uroboro, il serpente che si morde la coda, simbolo esoterico della ciclicità del tempo. È il “serpente” di cui scrive Nietzsche in Così parlò Zarathustra.
A Lomello la storia racconta che un brutto giorno di fine estate del 1912 il proprietario di questa tenuta eretta in mezzo ai campi di riso tornò da una battuta di caccia. Ad attenderlo, sulla porta d’ingresso, avrebbe dovuto esserci la bella e giovane moglie sposata pochi mesi prima. Invece no, la sposina era all’ultimo piano della torretta della villa in compagnia di un giovane stalliere. Il proprietario lavò nel sangue il tradimento con due colpi di fucile, più un terzo per se stesso.
Si racconta di decine automobilisti pronti a giurare di avere visto, in occasione dell’anniversario del massacro, dei bagliori provenire proprio dalla torretta: dopo l’omicidio-suicidio del 1912, infatti, la villa sarebbe stata stata infestata da fantasmi così cattivi da far scappare a gambe levate tutti i proprietari. L’ultimo, risalirebbe agli anni Cinquanta, ma le energie negative e i lamenti terrificanti lo avrebbero spinto al suicidio assieme alla moglie, mentre il figlio si sarebbe impiccato.
L’immagine della casa abbandonata, con la sua torretta inquietante, si staglia sotto un cielo cupo. Pietro entra nella casa da solo, scrutando le ombre, mentre fuori il vento ulula tra gli alberi. Non esplora molto, ma nota un coltello a scatto nascosto in un angolo polveroso. L’immagine si dissolve mentre sentiamo la voce di Pietro in una chiamata telefonica, dove convince i suoi amici, Luca e Caterina, a unirsi a lui per esplorare la casa. I tre amici viaggiano in macchina verso la casa. Luca guida, mentre Caterina è seduta accanto a lui. Pietro è sul sedile posteriore, armeggiando con il coltello a scatto e raccontando la leggenda della casa: una storia di tradimento e vendetta, culminata in un violento omicidio nella torretta. Attraverso i finestrini vediamo immagini della casa avvolta nel crepuscolo. Arrivati alla casa, i tre amici entrano mentre il sole sta calando. Decidono di esplorare i diversi livelli della casa, dividendosi per coprire più terreno. Pietro scende nella cantina buia e polverosa, mentre Caterina esplora il piano terra e Luca si avventura verso la torretta. Pietro, spaventato dalla solitudine e dai rumori sinistri della cantina, risale rapidamente al piano terra. Cerca Caterina, ma la ragazza non si trova da nessuna parte. Inquieto, sale verso la torretta, dove si aspettava di trovare Luca. Nella stanza della torretta, Pietro scopre Luca e Caterina in un momento intimo. La scena è carica di tensione e angoscia. Pietro, sconvolto dal tradimento, si confronta con i due, inizialmente con parole taglienti, ma presto la rabbia prende il sopravvento. Pietro aggredisce Luca, e la lotta si fa sempre più violenta. Il coltello a scatto che Pietro aveva trovato diventa l’arma letale. Prima Luca, poi Caterina vengono pugnalati in uno scontro brutale e caotico. Alla fine, Pietro, realizzando il suo gesto folle, crolla di fronte al corpo di Caterina. Pietro, distrutto e in preda alla disperazione, prende il coltello e si toglie la vita. La telecamera si allontana lentamente dalla casa, mostrando l’alba che sorge sopra il giardino silenzioso. La casa appare tranquilla, una scena di apparente calma che nasconde la tragedia avvenuta al suo interno, con un senso di inquietudine che rimane sospeso nell’aria.
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