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Sostieni una comunità indigena Huni Kuin dell'Amazzonia

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Giovanni Picozza

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Sostieni questo progetto
100%
  • Raccolti € 378,00
  • Sostenitori 11
  • Scadenza 90 giorni rimanenti
  • Modalità Donazione semplice  
  • Categoria Comunità & sociale
  • Obiettivi
    7. Energia pulita e sostenibile
    8. Lavoro dignitoso e crescita economica
    10. Ridurre le disuguaglianze

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Giovanni Picozza

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Il Progetto

GLI HUNI KUIN

Il Brasile, uno dei paesi con la più grande diversità etnica e culturale al mondo, è abitato da oltre 300 etnie indigene che parlano più di 270 lingue diverse, presenti sul territorio da molto prima dell’arrivo degli europei. Distribuite principalmente nella regione amazzonica, queste popolazioni sono impegnate ad affrontare ancora oggi numerose sfide, tra cui la deforestazione, l'invasione delle loro terre da parte di fazendeiros (allevatori) e garimpeiros (cercatori d’oro), le pressioni culturali della società moderna.
Una delle etnie indigene più affascinanti dell'Acre amazzonico, una regione nel nord-ovest del Brasile che confina con il Perù e la Bolivia, è costituita dagli Huni Kuin (“uomini veri”), il nome con cui essi si autodenominano e che preferiscono a quello di Kaxinawa (“popolo del pipistrello”), con cui venivano chiamati dai loro nemici. Oggi la loro popolazione è stimata in circa 16.000 persone che vivono in 117 villaggi (aldeias) distribuiti nelle dodici Terre Indigene a loro assegnate, che sono riconosciute e protette, almeno formalmente, dal governo brasiliano.
Noti per la loro ricca cultura tradizionale, che comprende una vasta gamma di pratiche spirituali, conoscenze botaniche e una profonda connessione con la natura, la vita degli Huni Kuin è strettamente legata alla foresta pluviale amazzonica, da cui traggono cibo, medicine e materiali per costruire le loro abitazioni.

IL NOSTRO VIAGGIO

Animati dal desiderio di incontrare un popolo così diverso e affascinati dalla ricchezza della loro cultura, nel gennaio 2024 ci siamo avventurati nell’impresa di raggiungere una comunità indigena mai visitata prima da europei. Dopo un viaggio di quasi tre giorni lungo il fiume Tarauacà, abbiamo finalmente raggiunto la nostra destinazione, l’aldeia Huni Kuin chiamata Povo Junto (“popolo unito”). Abbiamo trascorso con loro alcuni giorni durante i quali abbiamo avuto l’opportunità di conoscere il loro stile di vita e scoprire alcune loro antiche tradizioni.

La lingua degli Huni Kuin appartiene alla famiglia linguistica Pano e gioca un ruolo cruciale nella trasmissione della loro cultura e della loro cosmogonia. La musica, le canzoni tradizionali, la danza, la pittura corporea e gli ornamenti di piume sono altre
componenti essenziali della loro identità, spesso utilizzate nei rituali sacri che scandiscono la vita del villaggio allo scopo di mantenere una connessione salda con gli spiriti della natura e con gli antenati.

Gli Huni Kuin possiedono una conoscenza approfondita delle piante della foresta amazzonica, specialmente di quelle medicinali che utilizzano per la cura delle malattie. All’interno delle cerimonie spirituali e dei rituali di guarigione, inoltre, è molto diffuso l’utilizzo del Nixi Pae, il nome con cui indicano l’ayahuasca, l’enteogeno amazzonico utilizzato in diversi contesti spirituali, indigeni e non, e ormai diffuso anche nel mondo occidentale.

Ogni villaggio è autonomo ed è composto da famiglie estese che collaborano per la sussistenza e la gestione delle risorse. La struttura sociale degli Huni Kuin è basata su legami familiari e di reciprocità, con un forte senso di comunità e cooperazione. Il villaggio Povo Junto è composto da 98 abitanti, più della metà dei quali sono bambini, guidati dal capovillaggio Ika Shané, il cacique, che svolge il fondamentale ruolo di leader politico, sociale e culturale. Altre figure di riferimento della comunità sono i pajé (sciamani) e i professori.

Gli Huni Kuin praticano un'agricoltura sostenibile, coltivando principalmente manioca, mais, patate dolci, banane e altra frutta come avocado, ananas e mango. Non allevano bestiame, per cui la caccia e la pesca, svolte in gruppo con metodi tradizionali tramandati da generazioni, sono attività cruciali per l'approvvigionamento alimentare.

Il coloratissimo artigianato (cesti intrecciati, abiti, gioielli, ornamenti e strumenti musicali) è importante non solo per l'uso quotidiano ma anche per il commercio, che è l’unica fonte di reddito che gli Huni Kuin riescono a ricavare dai loro contatti con il mondo esterno. Dal governo ricevono infatti delle borse-famiglia di circa 100 euro al mese (ma le famiglie sono composte anche da 15 persone) che non sono sufficienti per acquistare il cibo, il materiale e gli altri oggetti che non sono in grado di produrre autonomamente. Con una certa regolarità, gli Huni Kuin raggiungono dunque le piccole città della regione per vendere il loro artigianato, navigando lungo i fiumi amazzonici con le loro barche di legno stracolme di merci e bambini.
Gli Huni Kuin vivono in stretta armonia con la foresta amazzonica. Credono che ogni elemento della natura, inclusi alberi, fiumi, animali e piante, abbia uno spirito e un’importanza fondamentale per l’equilibrio della vita. Il loro motto preferito è Só alegria (“solo allegria”), che enfatizza la positività, la connessione comunitaria, la celebrazione della vita ed esprime un atteggiamento di gratitudine verso l’esistenza, nonostante le sfide quotidiane che vivere nella foresta comporta. Nei giorni che abbiamo passato con loro, non li abbiamo mai visti lamentarsi, sbuffare o imprecare. Sempre sorridenti e presenti, anche nelle situazioni più tensive, sempre pazienti, in uno scorrere del tempo più lento e dilatato, e quindi più pieno del nostro, lo sguardo limpido, gli occhi fieri da guerrieri che non hanno paura di nulla.

LA RICHIESTA DI AIUTO

Prima di ripartire, il capovillaggio Ika Shané ci ha chiesto con molta dignità e umiltà di aiutarli a rendere un po’ più agevole la loro vita nella foresta. Il villaggio Povo Junto è infatti ancora privo di ogni traccia di tecnologia, se non per la presenza di una curiosa cabina telefonica satellitare attraverso cui possono comunicare con un centralino in caso di emergenza. Il timore degli anziani è che i giovani indigeni decidano di abbandonare la foresta attratti dalle condizioni di vita più facili delle città. Il rischio è che se sempre più nativi abbandoneranno le loro terre, diventerà più facile per multinazionali e fazendeiros intaccare i territori indigeni per sfruttare le risorse della foresta. Per questo abbiamo sentito di accettare la loro richiesta di aiuto e fare la nostra parte per permettere a questa gente di restare nella sua terra, con qualche comodità in più, mantenendo il loro ruolo fondamentale di guardiani della foresta amazzonica.

La comunità, dopo essersi riunita, ci ha fatto cinque richieste. Le prime quattro sono l’oggetto di questa raccolta fondi. La quinta richiesta verrà esaudita in una fase successiva.

1) Internet
La prima richiesta degli indigeni è stata sorprendentemente quella di essere dotati di una connessione internet, di cui hanno bisogno per comunicare con i parenti sparsi nelle città e negli altri villaggi, per studiare e per informarsi. Questa richiesta ci ha messo in difficoltà, in quanto siamo consapevoli dei rischi e degli shock culturali che un uso sconsiderato e non protetto di internet potrebbe causare sui costumi e i modi di vita comunitari. Allo stesso tempo, non riteniamo nemmeno che noi occidentali dobbiamo – come accaduto tristemente in passato – ergerci a giudici di ciò che sia giusto preservare o modificare delle culture native. Di ogni cosa, per di più, se ne può fare un buon uso o un abuso. Limitare l’uso di internet a 3 ore al giorno ci sembra un buon compromesso per bilanciare l’inarrestabile processo di modernizzazione dell’aldeia con la salvaguardia dello stile di vita tradizionale. Non sono rari purtroppo i resoconti di situazioni analoghe in cui l’arrivo senza limiti di televisione e internet ha scosso in maniera forse irrimediabile le fondamenta della cultura nativa.

2) Pannelli solari
La seconda richiesta del cacique ha riguardato dei pannelli solari a batteria da utilizzare per l’illuminazione, per far funzionare internet e per ricaricare telefoni cellulari e altri dispositivi elettrici.

3) Strumenti musicali
Con molta serietà i giovani del villaggio ci hanno chiesto ripetutamente di rifornirli di strumenti musicali come chitarre, ukulele, charango e percussioni. Abbiamo visto bambini suonare con una certa maestria gli strumenti più improvvisati, percuotere taniche di benzina vuote come se fossero congas, far uscire suoni sublimi da chitarre sgangherate con corde d’acciaio. La scarsità degli strumenti impedisce a una comunità di musicisti di suonare ed esercitarsi quanto vorrebbero e questo penalizza in particolare le donne.

4) Barca
Il cacique ci ha chiesto aiuto anche per comprare una nuova barca, più grande e solida, con un motore più potente che gli permetta di viaggiare fino alla città di Tarauacá più velocemente, trasportando più merce e persone. Le barche sono il principale mezzo di trasporto per gli Huni Kuin, che permette loro di spostarsi tra villaggi, campi di caccia e aree di pesca. Una barca più grande significa dunque maggiori possibilità di sviluppo e di benessere.

5) Locanda per i visitatori
Il desiderio degli uomini e delle donne di Povo Junto è di poter costruire una locanda (hospedaria) in cui poter alloggiare ricercatori, turisti e visitatori occidentali, trovando così una nuova fonte di reddito per la comunità e aumentando le occasioni di vendere l’artigianato. Purtroppo in alcune comunità indigene l’intervento straniero, più che in forma di aiuto solidale, si è manifestato come business, introducendo una forma di turismo etnografico che dà certamente una serie di vantaggi economici, ma che allo stesso tempo contribuisce a uno svilimento della cultura tradizionale che diventa prodotto e oggetto di consumo da parte dei visitanti. Per questo, la nostra intenzione (quando si arriverà alla fase 2 del progetto di aiuti) è quella di costruire una struttura ad hoc per ospitare gli occidentali (a partire dall’altezza delle porte, con la presenza di una cucina di campo con bombola a gas, acqua potabile purificata, gabinetto e doccia: tutti comfort al momento mancanti nel villaggio e di cui noi non abbiamo potuto usufruire) che resti però molto semplice e spartana, in linea con lo stile di vita frugale della comunità, e che possa essere alla portata economica di chiunque senta il richiamo della foresta.

Grati di aver vissuto un’esperienza indimenticabile che ci ha regalato doni inaspettati, abbiamo preso un impegno di cuore per aiutare un’intera comunità di anime sorridenti che ci hanno accolto con naturalezza nella loro famiglia.

Ti ringraziamo dal profondo del cuore se vorrai darci una mano per realizzare questo progetto e dare il tuo contributo per salvaguardare la foresta amazzonica e i suoi guardiani originari. Una lista con i nomi dei donatori sarà consegnata al cacique che dedicherà loro una cerimonia di ringraziamento.

Dal momento che i popoli indigeni non hanno dimestichezza e accortezza nell’uso del denaro, ci è stato consigliato di occuparci direttamente, avvalendoci di alcuni amici brasiliani votati alla causa indigena, dell’acquisto e della consegna del materiale. Pertanto, non appena raccolto il denaro sufficiente, è nostra intenzione tornare nell’aldeia per consegnare la barca e gli strumenti musicali, supervisionare l’installazione di internet e dei pannelli solari e documentare i cambiamenti sociali e culturali che comporterà l’innesto della tecnologia nella vita della comunità.

HAUX HAUX!
(Grazie Grazie!)

TOTALE DA RACCOGLIERE: € 20.000

  • INTERNET STARLINK (hardware, materiale di installazione, 4 anni di abbonamento)
    € 3.000
  • PANNELLI SOLARI (pannelli fotovoltaici con batteria, invertitore e regolatore di carica)
    € 6.000
  • STRUMENTI MUSICALI (strumenti a corda, percussioni, armoniche)
    € 3.000
  • BARCA CON MOTORE
    € 6.000
  • TRASPORTO E INSTALLAZIONE (trasporto con il van, affitto barca grande e benzina, compenso per l’installatore)
    € 2.000

CHI SIAMO

Giovanni Picozza, editore e scrittore, è impegnato da oltre 15 anni nello studio e nella pratica del curanderismo amazzonico. Ha viaggiato nell’Amazzonia peruviana, colombiana e brasiliana, entrando in contatto con diverse tradizioni e movimenti che utilizzano le piante sacre a scopo rituale.

Fonte Fantasia, insofferente a categorie e definizioni, si ritrova nell’immagine di viaggiatrice. Teatrante, appassionata e studiosa dei meccanismi del linguaggio e della comunicazione, si muove verso i posti dove sente un richiamo del cuore. Il Brasile e la foresta, il mondo sciamanico e quello artistico/poetico rientrano tra questi.

Commenti (2)

Per commentare devi fare
  • GS
    Guzzi Un bel progetto, il video rende evidente l' idea di sopravvivenza di questa comunità, anche con richieste che possono sembrare contraddittorie. Difendere un pezzo di Amazzonia lo sento anche mio. Auguri
    • FD
      Francesco Veramente complimenti a voi per la preziosa iniziativa! Spero si raggiunga l’obiettivo!

      Questo progetto ha segnalato obiettivi di sviluppo sostenibile

      Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) costituiscono una serie di 17 obiettivi concordati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.

      7. Energia pulita e sostenibile

      Energia rinnovabile e accessibile: assicurare la disponibilità di servizi energetici accessibili, affidabili, sostenibili e moderni per tutti.

      8. Lavoro dignitoso e crescita economica

      Buona occupazione e crescita economica: promuovere una crescita economica inclusiva, sostenuta e sostenibile, un'occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti.

      10. Ridurre le disuguaglianze

      Ridurre le diseguaglianze: ridurre le disuguaglianze all'interno e tra i paesi;

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